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Geschichte und Region/Storia e regione 29/2 (2020). Группа авторов
Читать онлайн.Название Geschichte und Region/Storia e regione 29/2 (2020)
Год выпуска 0
isbn 9783706561181
Автор произведения Группа авторов
Жанр Документальная литература
Серия Geschichte und Region/Storia e regione
Издательство Bookwire
Negli ultimi anni, tuttavia, il beneficio è stato indagato anche alla luce dei risultati offerti dalle ricerche antropologiche sullo scambio di doni. Paul Fouracre in particolare, riflettendo sugli usi del termine beneficium, ha osservato che fin dall’età tardo antica all’interno di una vasta gamma di significati vi era quello di una forma particolare di concessione che risulta legata a quanto studiato dagli antropologi a partire dalla pubblicazione del Saggio sul dono di Marcel Mauss.24 La concessione beneficiaria, infatti, sembra rappresentare bene la dinamica dell’obbligatorietà del contro-dono in un sistema di gift exchange, adattandosi nello specifico a una forma di dono paradossale indagata dall’antropologa statunitense Annette Weiner.25 Nel suo lavoro dedicato ai possessi inalienabili la studiosa ha ben mostrato come, nel contesto di scambio di doni interno alle comunità del Pacifico da lei indagate, vi siano alcuni beni che devono necessariamente fare ritorno a colui che li ha ceduti generando una dinamica paradossale, di carattere universale, riassunta nella formula keeping-while-giving. Tali beni presentano, infatti, una natura ambigua in quanto si pongono al tempo stesso come simboli di stabilità e cambiamento, di uguaglianza e gerarchia, e si caratterizzano per l’impossibilità di essere ceduti. Dal momento che, tuttavia, la loro durata nel tempo supera quella dei loro proprietari, essi devono essere necessariamente trasferiti all’interno del gruppo in modo tale da garantirne la preservazione. Alla base del paradosso vi sarebbe quindi la necessità di assicurare la permanenza in un mondo che è sempre percepito come sottoposto a perdita e decadenza, pertanto la messa in circolo di beni sui quali il detentore originario continua a mantenere il controllo produce l’illusione del mantenimento dello status quo.26 Fouracre, nel suo studio sull’uso del beneficium in area franca, ha posto dunque in evidenza come, nell’assegnazione e nella ricezione dei benefici, i beni ceduti non vengano alienati in via di principio e come tale favore non intacchi la virtù del concedente. La concessione, infatti, pone in risalto il prestigio e la proprietà di quest’ultimo che ne rimane il vero detentore e il capitale non subisce alcuna diminuzione dal momento che la concessione stessa si presenta come un atto virtuoso elevandolo culturalmente.27
Alla luce di tali nuovi approcci procederò dunque nella seconda parte di questo lavoro con l’analisi di alcuni documenti, in parte attinti da corpora documentari di importanti monasteri, che consentono l’osservazione dei vari usi del beneficium nel regno italico di tradizione longobarda. Tali usi non sono confinati unicamente alla sfera vassallatica, ma al tempo stesso non sono nemmeno necessariamente legati alla conquista franca del regno longobardo in quanto, come già si è accennato e come si vedrà dal primo caso proposto, l’istituto del beneficium, già presente nella tradizione giuridica romana, emerge sporadicamente anche in età longobarda. Beneficium, d’altra parte, è un termine che assume varie sfumature a seconda del contesto di impiego, ma la sfumatura originaria di favore non verrà mai meno affiancandosi in alcuni casi alla specifica forma di concessione. Lo studio del beneficio, tuttavia, ha posto il problema di abbandonare una scansione temporale per periodi nettamente distinti, pertanto in tale sede seguirò un andamento cronologico a partire dall’inizio del secolo VIII per affacciarmi al secolo X prendendo come estremo l’anno 924 quando venne assassinato l’imperatore Berengario I, ultimo erede di Carlo Magno, sia pur non in linea diretta, che cinse entrambe le corone d’Italia e dell’Impero. Il primo termine è dettato dalla stessa documentazione in quanto è a partire dal secolo VIII che le fonti scritte iniziano a farsi consistenti dopo la grave penuria che caratterizza i due secoli precedenti. Il secondo, invece, è suggerito da un evento politico come la morte di un sovrano che, sebbene tradizionalmente sia stato visto come uno dei tanti deboli re “nazionali” che sarebbero emersi dalla frammentazione dell’Impero carolingio, di fatto fu la figura dominante nella politica del regno dopo la scomparsa del cugino Carlo III nel gennaio 888. Anche la scelta del 924 come estremo cronologico è certo un atto di interpretazione ma funzionale a concentrare l’indagine, per un tema come quello del beneficium, su un arco temporale definito che consenta di evidenziare al tempo stesso sia come alcune tracce di tale forma di concessione emergano anche prima della conquista franca, sia come il mondo carolingio, in cui l’istituto beneficiario ebbe ampia diffusione, per molti aspetti non terminò bruscamente dal momento che alcuni suoi elementi si protrassero nei decenni successivi all’888 trasformandosi gradualmente nel corso del secolo X.
Tra beneficio concesso e beneficio conteso nelle fonti del regnum Italiae Nell’ottobre 724, al tempo di re Liutprando, nella chiesa di S. Pietro a Lucca il prete Romualdo, trasferitosi in Tuscia e proveniente dall’Italia settentrionale, fece vergare al notaio Sicoino un atto di donazione in favore del monastero dei SS. Pietro, Martino e Quirico nel luogo detto Capannule28, a Castellione nel territorio lucchese.29 Qui si era insediato, con il consenso del vescovo Talesperiano di Lucca, per risiedere con la moglie, la pretessa Ratperga. Nell’atto si ricorda che il prete aveva acquistato vari terreni nel territorio di Pisa e di Lucca e in quell’occasione aveva deciso di donarli pro anima al monastero potendo risiedervi assieme alla moglie, esentati da ogni forma di tassazione, in cambio del servizio religioso.30 Nel caso in cui il prete fosse morto prima della moglie, quest’ultima avrebbe potuto continuare a vivere in quel luogo tranquillamente e senza alcuna tassazione, dedicandosi al servizio di Dio. Dopo la morte di entrambi tanto la casa in cui avevano scelto di vivere quanto la struttura costruita all’esterno e detta ospitale [sic], sarebbero divenuti a tutti gli effetti parte integrante del patrimonio monastico.31 Vi è tuttavia un secondo atto, vergato forse nello stesso giorno del documento di donazione, indicato come cartula beneficiis e redatta sempre dal notaio Sicoino nella stessa chiesa di S. Pietro a Lucca.32 È il vescovo qui a comparire in prima persona ricordando come il prete Romualdo fosse giunto quello stesso anno con la moglie a Capannule nel monastero e vi avesse costruito una struttura adibita a ospitale acquistando anche un vigneto. Romualdo chiese dunque al vescovo di poter vivere in quel luogo prestando servizio alla comunità monastica e Talesperiano