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Geschichte und Region/Storia e regione 29/2 (2020). Группа авторов
Читать онлайн.Название Geschichte und Region/Storia e regione 29/2 (2020)
Год выпуска 0
isbn 9783706561181
Автор произведения Группа авторов
Жанр Документальная литература
Серия Geschichte und Region/Storia e regione
Издательство Bookwire
Die drei Aufsätze des monographischen Teil dieses Heftes unterscheiden sich hinsichtlich der jeweils untersuchten Themen und Epochen sowie den historiographischen Ansätzen, sie nähern sich der Geschichte des Lehnswesen, des Geldwertes und des meridionialismo, indem sie einen oder mehrere regionale Fälle und die mit ihnen verbundenen Zeitlichkeiten untersuchen.
Giuseppe Albertoni und Karlo Ruzicic-Kessler
1 Jürgen OSTERHAMMEL, Die Verwandlung der Welt. Eine Geschichte des 19. Jahrhunderts, Monaco 2010, p. 116.
2 Jacques Le Goff, Must We Divide History Into Periods?, New York 2015, S. 17.
3 Cfr. Patrick J. GEARY, The Myth of Nations. The Medieval Origins of Europe, Princeton 2002.
4 Carlo GINZBURG, Il formaggio e i vermi. Il cosmo di un mugnaio del ‘500, Torino 1976 [dt.: Der Käse und die Würmer. Die Welt eines Müllers um 1600, Frankfurt a. M. 1979]; Emmanuel LE ROY LADURIE, Montaillou, village occitan de 1294 à 1324, Paris 1977 [dt.: Montaillou. Ein Dorf vor dem Inquisitor 1294 bis 1324, Frankfurt a. M./ Berlin 1986].
5 Natalie ZEMON DAVIS, The Return of Martin Guerre, Cambridge, MA 1983 (dt.: Die wahrhaftige Geschichte von der Wiederkehr des Martin Guerre, München 1984]; DIES., Trickster Travels: a Sixteenth-Century Muslim between Worlds, New York 2006 (dt.: Leo Africanus. Ein Reisender zwischen Orient und Okzident, Berlin 2008].
6 Cfr. Chris WICKHAM, Framing the Early Middle Ages. Europe and the Mediterranean, 400–800, Oxford 2005.
Editoriale
Le regioni hanno dei propri “tempi storici”, dei “tempi regionali”, secondo la definizione di Jürgen Osterhammel, uno dei maggiori studiosi di storia globale? Sottostanno di conseguenza a proprie velocità di sviluppo, a propri rivolgimenti e cesure, a proprie epoche e periodi o devono essere analizzate secondo le scansioni cronologiche delle nazioni, degli stati o addirittura del mondo? E soprattutto: come deve rapportarsi con questo tema la storia regionale? A queste domande sono stati dedicati nel 2018 i Colloqui bolzanini di storia regionale a partire dal motto Tempo+regione. L’obiettivo di questa manifestazione era quello di sollecitare giovani storiche e storici che si occupano di storia regionale a discutere insieme sulla periodizzazione e sugli aspetti specifici legati al “tempo” in un contesto storico regionale. In tal modo ricercatrici e ricercatori appartenenti per lo più a una nuova generazione hanno potuto affrontare a Bolzano aspetti relativi alla temporalità storico-regionale e alle periodizzazioni. Da un punto di vista tematico il convegno ha offerto un ampio spettro di ambiti di ricerca, che hanno riguardato questioni storico-economiche, storiografiche, storico-giuridiche e storico-sociali in una periodizzazione regionale e in una dimensione cronologica estesa dall’antichità sino al passato più recente. In tal modo è stato possibile collocare diverse questioni di storia regionale nella cornice comune del tema della periodizzazione, che costituisce anche il fulcro di questo numero di Geschichte und Region / Storia e regione.
In realtà la periodizzazione è una di quelle questioni che talvolta occupano troppo poco le storiche e gli storici. La classica suddivisione eurocentrica della storia in antichità, medioevo e storia moderna/contemporanea spesso non viene analizzata criticamente in modo sufficiente. Sicuramente la periodizzazione serve a fissare dei processi storici, che possono essere rappresentati con un presunto inizio e una presunta fine. La storia intesa come “science des hommes dans le temps”, secondo la definizione di Marc Bloch, esige una suddivisione per essere interpretata. Ogni lavoro che si occupa di processi storici deve quindi inevitabilmente ricorrere a una periodizzazione: il tema analizzato viene limitato e suddiviso da un punto di vista temporale; sono elaborate delle connessioni temporali; la sequenza del tempo viene gerarchizzata, dilatata o ristretta secondo le diverse esigenze necessarie; essa viene disposta attorno ad alcune cesure. Di conseguenza Jürgen Osterhammel ritiene che: “Le strutture del tempo, che gli storici escogitano come propri sussidi, non sono mai tratte del tutto dalla ricostruibile percezione temporale dei soggetti storici”.1 Questa periodizzazione può far riferimento a datazioni (decenni, secoli o secoli “lunghi” e “brevi”), a periodi di dominazione (l’età carolingia, l’età dei Tudor in Inghilterra), a specifici anni o cesure (per esempio 1492, 1468, 1789, 1815, 1914 per la storia europea), a sviluppi economici (la rivoluzione industriale) o a una molteplicità di altri fattori. Ogni tipo di periodizzazione ha però in comune il fatto che agisce suddividendo e delimitando. In essa si tratta sempre di tralasciare o di includere distinti avvenimenti e sviluppi. Ciò significa anche che la periodizzazione richiama specifici eventi o specifiche catene di eventi, volge lo sguardo su determinati fattori – siano essi politici, economici, religiosi o altri processi – e in tal modo dà una struttura al “tempo”. Queste suddivisioni tuttavia così come ci aiutano nella restituzione dei processi storici e permettono un confronto con temi diversi in una “lingua comune”, possono anche indurre a non mettere in questione consolidate interpretazioni della temporalità. Interpretando liberamente una citazione di Samuel Butler – “God cannot alter the past, though historians can” – anche con la definizione della temporalità o di una periodizzazione viene “fatta” storia. Le storiche e gli storici modificano la storia con le loro analisi e le danno nuove interpretazioni e un nuovo significato.
Nonostante diversi tentativi di liberare il tempo e la temporalità dalle limitazioni tradizionali, come accade per esempio nella storia globale o nella connected history, le rappresentazioni storico-nazionali restano in gran parte sino a oggi paradigmatiche per le scienze storiche. In esse viene data rilevanza a una sequenza di eventi costruita a partire da un preciso spazio. Dobbiamo ricondurre al loro lungo predominio nelle scienze storiche il fatto che molte periodizzazioni dal punto di vista geografico corrispondano ai territori nazionali. In fondo può essere seguito Jacques Le Goff quando afferma che “Dividing history into periods is never […] a neutral or innocent act. The changeable reputation of the Middle Ages over the past two hundred years proves my point. Not only is the image of a historical period liable to vary over time; it always represents a judgement of value with regard to sequences of events that are grouped together in one way rather than another”.2
Per questo è sempre più forte la domanda di una trattazione storicoregionale non solo dello spazio, ma anche del tempo. Con una periodizzazione specificamente regionale viene stabilita una connessione tra lo spazio (la regione) e il “suo” tempo. Così la storia regionale può liberarsi dalle tradizionali narrazioni storiconazionali e può essere rappresentata con esse, accanto a esse o indipendentemente da esse, così come può essere collocata in un contesto sovranazionale e globale. La problematica della trasmissione di periodizzazioni occidentali ed eurocentriche al resto del mondo può parallelamente essere affrontata specularmente anche come la problematica della trasmissione di periodizzazioni storico-nazionali sugli ambiti regionali. Queste trasmissioni portano automaticamente alla restrizione e alla negazione di periodizzazioni specifiche.
Ma anche le prospettive regionali hanno le loro insidie, perché spesso riproducono su