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“una volta che la mia mente si trovava, come accade, in certa disposizione da bramare impressioni vive e gagliarde, mi parve (e fu in un trattato filosofico) più lento e grave che non si conveniva al mio desiderio di quel momento....„ Prosa e poesia non sono soltanto modi diversi d'espressione, ma anche diversi atteggiamenti dell'animo: la poesia è più sentimento, la prosa è più riflessione. Tra i più classici scrittori, in tempi che del romanticismo non esiste neppure il nome, i poeti sono naturalmente sensibili e immaginosi, hanno parte di quelle qualità che saranno proprie dei romantici e li distingueranno. Del pari i romantici sono naturalmente poeti per il calore degli affetti, per la vivacità dei fantasmi, anche quando non compongono versi. E la loro prosa è poetica, e il Leopardi che giudica il suo secolo poco o niente poetico e alle volte consiglia di porre da parte i versi e loda la prosa, linguaggio della riflessione e della filosofia; stima pure altra volta, perchè così vuole la duplicità dell'animo suo, che la prosa, per essere veramente bella, debba avere “sempre qualche cosa del poetico, non già qualche cosa particolare, ma una mezza tinta generale.„ C'è in lui un filosofo che si compiace nella lettura della classica prosa ciceroniana; ma c'è anche un poeta che, quando vede la natura dei luoghi ameni, nella bella stagione, si sente così trasportare fuori di sè stesso, “che mi parrebbe di far peccato mortale a non curarmene, e a lasciar passare questo ardore di gioventù e a voler divenire buon prosatore, e aspettare una ventina d'anni per darmi alla poesia.„ Non solamente egli preferisce la poesia, ma adora la musica: come tutte le anime sensibili del suo tempo, è deliziato da quest'arte che più e meglio della poesia parla al sentimento e all'immaginazione. Se la poesia è più romantica della prosa, la musica è l'arte romantica per eccellenza, l'arte nuova, l'ambiguo linguaggio delle nuove passioni perplesse, indefinite, inappagabili.

      Desiderii infiniti

      E visïoni altere

      Crea nel vago pensiere,

      Per natural virtù, dotto concento;

      Onde per mar delizïoso, arcano

      Erra lo spirto umano,

      Quasi come a diporto

      Ardito notator per l'Oceàno....

      Mentre il poeta romantico attribuisce tanta potenza alla melodia, mentre chiama “mirabili„ le commozioni suscitate dalla musica, il filologo classico torna agli studii pazienti, all'esame dei testi antichi. L'uomo che risente alla lettura della Storia Romana del Niebuhr un piacere indicibile e che annovera fra le pochissime felicità della sua vita l'averne conosciuto l'autore, è lo stesso che sente le lacrime salirgli agli occhi udendo all'Argentina la Donna del lago.

      Così l'intimo contrasto che abbiamo trovato fra le due potenti facoltà del suo spirito è accresciuto dall'educazione, dal dissidio delle influenze che ora lo spingono in un senso ora nell'altro. Ma, in verità, il contagio romantico gli si apprende ogni giorno più gravemente. Noi abbiamo considerato alcuni dei caratteri letterarii, rettorici, formali, del romanticismo; e abbiamo visto che, nonostante la sua fedeltà ai grandi antichi, il Leopardi pur s'accosta per questo rispetto ai moderni; ma se consideriamo il romanticismo non come forma ma come contenuto, non come metodo di scrivere ma come modo di sentire, troviamo nel Recanatese tutti i caratteri dei romantici veri.

      L'immaginazione eccedente e la smodata sensibilità anticipano, tra costoro, la vita; prima e più che alle cose vere essi si affezionano alle figurazioni della loro fantasia. L'Harold di quel Byron che Giacomo amava tanto già prova il disgusto della sazietà quando ancora il primo tempo della sua vita non è trascorso. E la malinconia di Chateaubriand nasce quando “nos facultés jeunes et actives, mais renfermées, ne se sont exercées que sur elles-mêmes sans but et sans objet.„ E la fantasia dipinge ad Ortis “così realmente la felicità ch'io desidero, e me la pone davanti agli occhi, e sto lì lì per toccarla con mano, e mi mancano ancora pochi passi — e poi? il tristo mio cuore se la vede svanire e piange quasi perdesse un bene posseduto da lungo tempo.„ E il Lamartine, nel giorno che compie vent'anni è stanco come se ne avesse vissuti cento. Il Leopardi dice che in lui “l'attività interna si è consumata assai presto da sè medesima per il suo proprio eccesso.„

      Le anime avvezze a spaziare nel mondo dei sogni, che non ha confini nè obbligazioni, potranno mai essere appagate dalla realtà precisamente circoscritta e severamente governata? “Quand tous mes rêves se seraient tournés en réalité,„ dice il Rousseau, “ils ne m'auraient pas suffi; j'aurais imaginé, rêvé, désiré encore. Je trouvais en moi un vide inexplicable que rien n'aurait pu remplir, un certain élancement du coeur vers une autre sorte de jouissance dont je n'avais pas l'idée et dont pourtant j'avais le besoin.„ E Chateaubriand: “On m'accuse de passer toujours le but que je puis atteindre; hélas! je cherche seulement un bien inconnu dont l'instinct me poursuit. Est-ce ma faute si je trouve partout des bornes, si ce qui est fini n'a pour moi aucune valeur?„ E il Leopardi vorrebbe “toujours sentir, toujours aimer, toujours espérer„ ma “le bonheur de l'homme ne peut consister dans ce qui est réel. Il n'appartient qu'à l'imagination de procurer à l'homme la seule espèce de bonheur positif dont il soit capable. C'est la véritable sagesse que de chercher le bonheur dans l'ideal....„ L'identità di queste disposizioni intime è manifesta. Ancora: Gian Giacomo preferisce le immagini agli oggetti che le hanno suscitate e, alle Charmettes, ama meglio la signora de Warens quando le è lontano che non quando le sta da presso. “Plusieurs fois j'ai évité pendant quelques jours l'objet qui m'avait charmé dans un songe délicieux. Je savais que ce charme aurait été détruit en s'approchant de la réalité. Cependant je pensais toujours à cet objet, mais je ne le considérais pas d'après ce qu'il était: je le contemplais dans mon imagination, tel qu'il m'avait paru dans mon songe.„ Sono parole del Ginevrino? E il Recanatese quello che le scrive. Egli chiede: “Suis-je romanesque?„ Sì, o, per meglio dire, egli è romantico. Romanzeschi chiama ancora, invece che romantici, i sentimenti idilliaci dell'amico Brighenti; ma poi, come la parola romantico è stata la prima volta adoperata per qualificare un paesaggio, così anch'egli l'adopera per qualificare un paese: a Pisa trova “un certo misto di città grande e di città piccola, di cittadino e di villereccio, un misto veramente romantico.„

      Nel sentire diversamente e maggiormente che gli altri, nel fuggire il mondo reale, nel concepirne uno idealmente migliore, i romantici si credono singolari, ottimi, unici. Il Rousseau scrive: “J'étais fait pour être le meilleur ami qui fut jamais; mais celui qui devait me répondre est encore à venir.„ Il Lamartine loda “ces âmes concentrées, quoique errantes, qui désespèrent de trouver dans les autres âmes ce qu'elles rêvent de perfection en elles-mêmes.„ E il Leopardi loda “quei pochissimi che sortirono le facoltà del cuore, i quali possono avere dalla loro parte alcuni di questo numero„, e crede che nell'amore nessuno lo eguagli: “non nasce un altrettale amor„ dice di sè stesso il suo Consalvo. Egli crede ancora che nell'amicizia nessuno senta come lui: “Chiamo voi medesimo in testimonio che un'altra persona che vi amasse ardentemente e immutabilmente come fo io, non l'avete ancora trovata nè sperate di trovarla: ed io come bramerei che ci fosse, non altrimenti, considerando me stesso, mi persuado affatto che non si trova.„ E il suo dolore e quello del fratello Carlo, che è un altro sè stesso, per la morte del fratello Luigi, non ha il simile: “Scrivimi come vuoi; scrivimi due sole parole come fo anch'io, perchè le cose che noi sentiamo non si possono esprimere, ed è ben naturale che le nostre lettere sieno come le grandi passioni, cioè mute.„

      Per questo sentimento orgoglioso combinato con lo sdegno della realtà nascono nei romantici la misantropia e l'amore della solitudine. L'anima è sola, il mondo è un deserto, la civiltà un tradimento fatto alla natura; il ritorno allo stato patriarcale il solo saggio partito. Il Leopardi scioglie un inno ai Patriarchi; detesta i raffinamenti, i pervertimenti della società; ama di caldo amore la semplice natura. “Senza fallo„ scrive al Giordani, “io spero che vi sentiate meglio anche voi, contemplando questa natura innocente, fra la malvagità degli uomini.„ Il Renato dello Chateaubriand ha chiamato la folla “vasto deserto di uomini„; il Leopardi dice: “veramente per me non c'è maggior solitudine della gran compagnia.„ Il suo carattere “è di chiudere nel profondo di me stesso tutti gli affanni e le affezioni vere„; naturalmente è inclinato alla vita solitaria, e la canta, e canta il passero solitario, il costume del quale

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