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non mai, come io sostengo dell'eccezione. Ella dice che ogni Mirabeau, cioè ogni uomo fisicamente orribile, con un piede storto, col viso crivellato dal vaiolo, «brutto come Satana» — diceva lo stesso padre del grande oratore — ma grande moralmente, troverà una ed anche più d'una marchesa de Monnier capace d'amarlo di un immortale amore. Io dico, sì, che ad un genio sovrano la bruttezza non impedirà d'essere amato, ma che alla media umanità un poco di bellezza giova più di molta grandezza; perchè la bellezza si rivela immediatamente allo sguardo e basta aver occhi per apprezzarla; mentre le qualità del cuore e della mente richiedono una più o meno assidua frequentazione avanti d'essere riconosciute; quindi un uomo bello ma stupido produce una prima impressione favorevole, mentre un grand'uomo orrido produce una prima impressione repulsiva; ora ella non ignora che le prime impressioni sono le più importanti e sogliono anche resistere alle contrarie impressioni susseguenti. Il vantaggio dello stupido Adone sul Genio mostruoso mi pare quindi evidente; senza contare che la bellezza plastica, l'armonia delle proporzioni, la freschezza della gioventù, come sono immediatamente riconoscibili, così non si possono neppure negare; mentre le qualità morali sono, perchè morali, di più ambigua natura e più discutibile essenza, e corrono il rischio, pertanto, di restare disconosciute. Senza contare ancora che, mentre l'assoluta bellezza plastica, quantunque rara, pure esiste, l'assoluta simpatia, la perfetta grandezza morale e intellettuale non esistono; anzi, come ha luminosamente dimostrato un filosofo che è onore d'Italia, il Genio più alto ha più lati manchevoli. Con questo non voglio negare ciò che le ho già concesso, cioè che il Genio, a dispetto delle brutte forme, possa esercitare ed eserciti una forte attrazione. E guardi come sono arrendevole; non mi basta d'averle addotto l'esempio di [pg!13] Mirabeau; ne voglio aggiungere ancora un altro, forse più significativo!

      Sofia de Monnier era una donna moderna — o press'a poco — e come tale s'intende che il fascino dell'ingegno la facesse passar sopra alla diabolica bruttezza di Onorato Gabriele di Riquetti. Di più, aveva un marito di settant'anni, e ciò spiega una quantità di cose... Ipparchia, invece, della quale le voglio narrar l'avventura, era una fanciulla greca, e quantunque l'avessero educata come per farne un'etera — ella sa che in Grecia le etere erano le sole donne cui s'impartissero gli alti insegnamenti della filosofia — pure è maggiormente notevole che s'innamorasse di Crate, celebre filosofo cinico, il quale era poverissimo, gobbo ed orribile. La passione d'Ipparchia divampò così gagliarda, che ella volle lasciar tutto per vivere con costui, a dispetto di quanti la accusavano di pazzia, a dispetto dello stesso filosofo — che non doveva poi esser tanto cinico quanto pareva, se le mise sotto gli occhi la propria miseria e la propria infermità. Tutto fu inutile: Ipparchia rispose a lui, come ai parenti ansiosi di distoglierla da quell'amore, che non avrebbe mai potuto trovare un marito più bello d'un tal filosofo. Allora Crate, il quale non poteva sempre dimenticare i precetti della sua canina filosofia, la condusse nel Pecile, che era uno dei portici più frequentati d'Atene — come dire quelli della Galleria qui a Milano — e lì... ma io non farò come Sant'Agostino, che ricamò pepati commenti su quanto accadde lì tra quei due; farò piuttosto come fece un amico del cinico, traversando per caso il Pecile nel punto culminante dell'avventura: getterò sulla coppia un mantello...

      E poi? Che cosa importa? Due, dieci, cento, mille eccezioni potranno infirmar mai la regola? E la regola è che, per l'opera di seduzione, le qualità fisiche esercitano un'azione più pronta e producono un risultato più decisivo delle morali virtù; che, per essere amati, è più importante, è necessario essere semplicemente belli, e giova meno possedere una grande bontà, un'anima ardente, un'intelligenza sovrana. Se [pg!14] noi distingueremo l'amor sensuale dall'amor morale, potremo forse dire che la bellezza fisica accenderà il primo e che le qualità morali susciteranno il secondo. Ma se ciò sta bene astrattamente, la distinzione non è così facile in pratica. Imaginiamo un caso. C'è un uomo brutto, ma quest'uomo possiede — e la gente sa che possiede — un grande ingegno, una squisita sensibilità, le migliori disposizioni del cuore e della mente. La sua bruttezza gli nocerà, dinanzi alle donne, più che non gli gioveranno queste magnifiche disposizioni, oppure quest'ultime faranno dimenticare la prima? Ella m'ha detto che la cosa dipende «dall'indole diversa delle diverse donne,» e va bene; perchè, evidentemente, una donna superiore, che nell'amore cerca l'appagamento di cordiali e ideali bisogni, apprezzerà le virtù e passerà sopra alla bruttezza; ma su cento donne prese a caso in mezzo alla folla, quante provano a un tal grado questi bisogni? Reciprocamente, se c'è un Adone inanimato come la statua del bellissimo dio, le sue probabilità di riuscita non saranno maggiori, paragonate a quelle del brutto grand'uomo?

      «Sois beau!» dice l'amabile autore dei Consigli ad un giovane che si dedica all'amore. «Sinon, n'aime pas. Sans beauté l'on peut être choisi; il arrive aux plus jolies de préférer les plus laids; c'est une histoire souvent renouvelée que celle de la femme de Joconde. Toi cependant, mon élève, docile aux bons conseils, qui te fais enfin de l'amour l'idée qu'il convient d'en avoir, défends toi d'aimer si tu n'as pas reçu les dons qui charment les yeux...» — «Un'altra citazione?...» l'odo esclamare di qui; «e avete il coraggio di citarmi proprio quel gran moralista che si chiama Catulle Mendes?...» Non vada in collera, contessa: io lascerò lì subito l'autore di Zo' har, e le narrerò invece un altro fatterello: va bene così? Le narrerò un fatterello che dimostra appunto quanto sia grande e superiore a quello esercitato dalla eccellenza morale, l'impero della plastica e corporea bellezza.

      Ella conosce la storia del mio povero amico Raeli. Nella breve esperienza di questo infelice vi furono [pg!15] molte cose che sarebbero state degne di nota; disgraziatamente la più gran parte egli le portò via con sè, nel sepolcro che troppo presto si schiuse. Io posseggo tuttavia molte sue lettere ed anche un suo libro di memorie, del quale una volta o l'altra le riferirò alcuni curiosi passaggi. Già narrai, tempo addietro, la crisi tremenda che spinse l'amico mio a togliersi la vita; la strana fatalità per la quale ad un uomo come lui, disgustato dei reali amori, assetato di purezza, doveva venire incontro un'altra disgraziata che non poteva più dargli ciò che le avevano portato via. Ma prima di questa tragica avventura egli aveva amato, una volta: se ne rammenta? Egli s'era acceso, a Vienna, della Woiwosky, d'una dama che avrebbe fatto — ed aveva fatto veramente! — la felicità di molti uomini, ma con la quale egli non poteva andare a lungo d'accordo. L'amor loro finì male, come ella sa; e la brutta fine di quest'amore non fu una delle minori ragioni che resero Ermanno Raeli così esigente e tanto dolorosamente sensibile; ma, sul principio, la felicità sorrise ad entrambi. La Woiwosky non aveva ancora idea delle delicatezze ingenue, delle poetiche fantasie, delle invenzioni sentimentali che un uomo come Raeli sapeva mettere nella passione. Con una cultura fuor del comune, con un'anima bizzarramente complicata e quasi duplice, ora sottilmente indagatrice, ora tumultuosamente appassionata; con uno spirito ora critico, ora inventivo, mezzo tedesco e mezzo arabo, scettico per esperienza, tollerante per persuasione, buono in fondo d'una bontà candida, a quel giovane non mancava proprio nessuna delle doti intellettuali, delle morali disposizioni che, secondo lei, importano principalmente. Ne aveva fin troppe ad un tempo, ed appunto per ciò egli sofferse tanto e non potè mai contentarsi di quel che la vita gli diede. Ma ora io non voglio ragionare di queste cose; voglio rammentarle che pochi uomini avevano un'anima ed uno spirito più riccamente dotati dei suoi. E non era neppur brutto! Bello non si poteva dire, nel preciso senso di questa parola; ma la curiosa fusione del tipo nordico e del [pg!16] meridionale dava alla sua persona un gran carattere, oltre che la sua espressione era delle più simpatiche. Ed alla Woiwosky egli era dapprima piaciuto fisicamente; costei aveva cominciato ad apprezzare più tardi la rarità del suo spirito. Ma, pure amandola e sentendosi amato da lei, Raeli, che fu chiamato con Byron the child of doubt and death, indagava assiduamente, come sempre, il proprio sentimento e l'altrui. Egli pensava, ed era nel vero, che le sue proprie qualità morali sopravanzavano di gran lunga le fisiche, e che, se pochi uomini potevano stargli a fronte nel campo del pensiero e del sentimento, moltissimi altri erano senza fine più avvenenti di lui. Allora, curioso come quei bambini che spezzano i balocchi pur di vederne il congegno, egli cominciò a smontare l'amore dell'amica sua per vedere com'era fatto. Discutendo tra sè il problema che ci occupa e ci divide, egli pensava come me, contessa: che la bellezza preme sopra ogni cosa. A questa persuasione lo aveva condotto non l'astratto ragionamento, ma il positivo studio della storia naturale. Grazie a questo studio egli sapeva che in tutto il mondo vivente c'è una scelta sessuale e che questa scelta è fatta con i criterii della vistosità delle forme, della vivacità delle

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