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di lei? Perciò dunque non glie ne aveva detto nulla, e le toccava udir la notizia da altre persone?... Questi dolorosi pensieri occupavano talmente la poveretta, che ella non aveva più udito ciò che le amiche dicevano vicino a lei. Una delle dame più commosse al pensiero del destino serbato agli ufficiali d'Africa, aveva detto che, se la guerra è sempre cosa triste, tristissima è laggiù, tanto lontano dal proprio paese, in regioni deserte, contro orde selvagge ed ignare di quelle leggi d'umanità che nelle lotte più accanite tra popoli civili vigono ancora. Un'altra soggiungeva che ciò sarebbe stato quasi nulla senza l'orrore di certe mutilazioni alle quali erano sottoposti i morti, i feriti e gli stessi prigionieri; allora una terza, con un sorriso che le parrà, mia cara contessa, intempestivo, ma che è troppo naturale, osservò che il nostro capitano era assicurato contro questo pericolo. E con nuovi sorrisi un'altra confermò che, infatti, egli non aveva nulla da perdere...

      La dama, assorta nei gravi e molesti pensieri, aveva ricominciato a porgere ascolto udendo il nome di lui; ma, sul principio, era rimasta senza comprendere. Che volevano dire?... Quando il senso dell'osservazione fu precisato, ella avvampò. Di sdegno, di vergogna, di dolore? Contro quelle donne, contro di lui, contro sè stessa? Non avrebbe saputo dirlo. Certe commozioni sono d'una natura così complessa ed ambigua, [pg!47] che solo un'attenta indagine può rendercene conto; ma l'indagine vuol tempo e la commozione è fulminea. Dominandosi per non darne spettacolo alle ciarliere, ella andò via senza saper bene che cosa facesse, dove fosse diretta. Fuori, all'aria aperta, la subitanea impressione parve sedarsi; ma come, dopo la tempesta, la superficie del mare sembra tranquilla, mentre tutta la massa dell'acqua è ancora in movimento, così la sua mente ancora tumultuava. Quelle pettegole avevano mentito? Leggermente, come irresponsabili, perchè le faceva ridere, avevano ripetuto una voce bugiarda che qualche malevolo aveva messo in giro? Perchè il capitano faceva una vita diversa dagli altri uomini, da quasi tutti gli uomini, gli scapestrati, i viziosi, gl'invidiosi, gl'incapaci di castità avevano malignamente messo in giro la voce bugiarda?... Ma simili voci si possono propagare ed ottengono credito se non hanno fondamento?... E se era vero? Se il capitano aveva chiesto d'andare a combattere e a vincere in Africa per non aver da patire una sconfitta in Europa? Perciò, dunque, la rispettava e la obbediva? Mentre fingeva d'obbedirla a malincuore, pensava di fuggire per evitare che il nessun merito della sua obbedienza fosse evidente?... No! non era possibile! Se egli avesse provato questa paura, perchè avrebbe cominciato a parlarle d'amore, a richiederla d'amore? Lo aveva forse ella sollecitato a dichiararsi? Gli aveva ella detto di amarla?... No, non era possibile!... Eppure?... Il dubbio così tenzonava nella sua mente; e, senza ch'io insista, ella già vede che non mancavano presunzioni a sostegno delle due ipotesi. Come uscire dal dubbio?

      Il mezzo non mancava. La prima volta che si trovò sola con l'amico, senza aspettare che egli parlasse, la dama lo prese per ambe le mani e figgendogli gli occhi negli occhi:

      — È vero che andate in Africa? — gli domandò.

      Il capitano, quasi cascando dalle nuvole, negò risolutamente.

      — Avevo dunque ragione? E' impossibile! Mentiscono!... Voi resterete con me?...

      [pg!48] — Con voi, vicino a voi!

      — Sempre?

      — Sempre!...

      E quantunque ella avesse studiato la sua parte, il piacere della prima certezza, la fiducia che anche l'altra voce sarebbe apparsa tosto bugiarda, la fecero cadere nelle braccia di quell'uomo con impeto sincero. Il capitano... il capitano senza essere stato in Africa in mano degli Abissini, e neppure in Oriente in mano dei provveditori del Serraglio, e neppure a Roma al tempo dei cantori della Cappella Sistina, non tentò neppure, contrariamente al dovere di ogni buon militare, di penetrar nella piazza che già gli apriva le porte, che già lo invitava all'occupazione... Allora la dama, risollevatasi, lo colpì con una mano sulla guancia:

      — E' dunque vero? — esclamò, accesa dallo sdegno e dal disprezzo. — Uscite di qui!... Non m'apparite più innanzi!...

      Egli, come ebro, uscì barcollando.

      Potrà ella, cara contessa, condannare questa donna? A me pare che non solamente fece bene, ma che, in una situazione simile, tutte dovrebbero fare — e farebbero — altrettanto.

      Per finire la storia, che è, come tutte quelle che io le narro, autentica, le dirò che questo capitano non chiese d'andare in Africa neppure dopo la disastrosa avventura. Chiese soltanto ed ottenne — ma quando al ministro della guerra piacque! — di essere destinato a un altro reggimento.

      [pg!49]

       Indice

       Contessa mia,

      Sia lodato il sommo Iddio! Finalmente ci siamo posti d'accordo! Ella approva pienamente la condotta della signora di cui le narrai nell'ultima mia lettera la curiosa avventura e riconosce che quel capitano, degno soltanto di compassione se avesse atteso al suo mestiere guerresco — ma non avrebbe potuto sceglierne, in verità, uno più adatto alla nativa mitezza dell'indole sua? — fu degno dello schiaffo somministratogli dalla donna troppo idealmente amata.

      Ella conviene espressamente con me sul significato di quel fatto; anzi — sia onore al suo spirito — istituisce in proposito alcuni paragoni molto, come si dice, calzanti: «La castità del vostro capitano,» (perchè mio, poi?) «somiglia al nobile disdegno della volpe per l'uva alla quale non poteva arrivare. S'intende,» ella soggiunge, «che non c'è merito se non c'è sforzo, e quando si parla di resistenza agli istinti, la prima cosa è che gl'istinti operino; come quando voi volete fare un intingolo di lepre dovete cominciare col prendere una lepre.»

      Bene! Benissimo! Mi consenta tuttavia di farle osservare che la quistione era un'altra e che, per colpa [pg!50] senza alcun dubbio mia, ora essa mi pare vicina a fuorviare. Il punto dal quale partimmo è questo: le realità dell'amore, alle donne che danno a intendere di non apprezzarle, sono infatti così indifferenti come esse dicono? Che, nonostante l'innegabile loro calma, esse esagerino un poco nelle dichiarazioni d'indifferenza, io ho tentato di provarle; ora questo appunto ella negava. Forse, anzi certamente neppur ora si arrenderà. Ella già dice che l'avventura del capitano non prova niente, già mi butta il suo guanto sfidandomi a una più luminosa dimostrazione; ed io mi precipito a raccogliere il morbido e odoroso involucro della sua bella mano. Se vinco, me lo lascia come trofeo?

      Diciamo dunque — o meglio dico io soltanto, per ora — che queste benedette realità non sono poi tanto disprezzate nel fatto quanto a parole. Certo, il primo patto che quasi tutte le amate pongono ai loro amanti è di contentarsi... delle sole parole. Questa è una cosa tutta istintiva; è la naturale riluttanza della femmina a cedere; riluttanza notabile in tutta la scala animale. Nella prima fase, adunque, la resistenza è proprio sincera. È sincera fino all'ultimo? Non si può credere, perchè ha pur da arrivare un momento nel quale il secondo istinto, l'istinto di cedere, fa udire finalmente la sua voce e, se proprio non reprime e soffoca quell'altro, viene certamente in contrasto con esso. Allora le dichiarazioni di repugnanza non sono mentite? Nelle femmine animali che non pensano, o almeno non parlano, non c'è ipocrisia: finchè l'istinto della resistenza ha il sopravvento, esse resistono, graffiano, mordono, fuggono; quando il secondo predomina, si sottopongono al maschio. Nelle donne, cioè in esseri dotati di coscienza, noi dobbiamo a priori ammettere che debba necessariamente prodursi una contraddizione, un contrasto, il sentimento d'un intimo dissidio. La donna che, obbedendo al primo moto di repulsione, ha messo come patto di non dover pagare di persona, deve necessariamente pentirsi d'avere avuto troppa fretta quando il secondo moto, l'impulso al consenso, si manifesta.

      [pg!51] Noi possiamo qui trovare fra parentesi, amica mia, un'altra prova di ciò che io ho ripetutamente asserito e che ella ha costantemente negato: cioè la miglior qualità dell'amore maschile. Gli uomini, come maschi, obbediscono sempre a un istinto solo: quello della conquista. Essi sono coerenti, logici, sinceri; vedono la donna, la desiderano; desiderandola, fanno di tutto per ottenerla. Tutti i loro atti sono direttamente rivolti a uno scopo nettamente definito: la loro volontà è ferma, la loro costanza

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