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sapete, signore, che questo nome, che il nome d'amore si dà a tante cose diverse: alle nostre illusioni, ai nostri capricci, alle nostre cupidità… Sì, ella lo amò d'un amore che fu illusione ed inganno. Ella lo amò perchè credette di essere amata da lui; da lui, che sa odiare soltanto!

      —Come mai non si separarono, allora?

      —Egli, sì, volle separarsene. Glie lo disse, le gettò in faccia la sua fedeltà; l'abbandonò, più volte. Ella non volle riconoscere d'essersi ingannata, o lo riconobbe soltanto tra sè; e pensando che gl'inganni si pagano, che gli errori si scontano, accettò il martirio.

      —Potete precisare in che consisterono i mali trattamenti?

      —Chi può ridirli tutti? Ogni suo atto, tutte le sue parole erano un'offesa o una durezza.

      —Da chi lo sapeste?

      Quantunque il giudice avesse nascosto sotto quell'espressione ambigua il suo dubbio, il giovane protestò:

      —Non da lei, signore! Io non udii mai da lei un lamento contro quell'uomo!… Seppi, vidi io stesso… Lo conobbi a Parigi, molti anni addietro, prima che fosse con lei: so quel che vale. Non io solo: tutti lo sanno.

      —V'incontraste con lui dopo che conosceste la contessa?

      —Mai. L'anno scorso pareva ch'egli l'avesse lasciata per sempre. Ora, dopo il suo ritorno, lo vidi da lontano una o due volte.

      —Che cosa sapete intorno alla sua attività politica?

      —Che non fu uno dei meno gravi dolori della infelice.

      —Ignorava ella, quando lo incontrò, gli scopi ch'ei prosegue?

      —Non so… non credo… Ma se pur seppe che lo avevano bandito dalla patria e condannato a morte, buona e sensibile come ella era dovè tremare di pietà per lui. Se egli le disse che questa sua sete di sangue è amore di libertà e di giustizia, carità degli oppressi e sogno di perfezione, l'anima sua ignara del male dovè fors'anche accendersi d'entusiasmo ed ammirarlo!…

      —Credete che il disinganno sopravvenisse molto presto?

      —Troppo presto… e troppo tardi! Sì!

      —Quando la conosceste?

      —L'anno passato.

      —Dove?

      —Qui, al Beau-Séjour.

      —Non aveva ancora preso in affitto la villa?

      —Sì, ma stette alcune settimane all'albergo.

      —Dove passava l'inverno?

      —A Nizza.

      —Dunque l'anno passato essi non erano più insieme?

      —No.

      —Egli era tornato da poco tempo con lei?

      —In questi ultimi mesi.

      —Quella donna, quella giovane, sapete dire chi è?

      —Una sua connazionale e correligionaria.

      —Conoscete la natura dei loro rapporti?

      —No; ma non è difficile indovinarli.

      —Sarebbe anch'ella sua amante?

      —-Vi stupirebbe? Non sapete che questi vendicatori dell'asservita umanità amano il piacere, lo cercano, sono ben contenti d'associarlo al dovere?

      Sempre più amara era l'espressione del giovane nel parlare di coloro che dovevano aver voluto la morte della creatura adorata.

      —Dunque supponiamo che costei sia proprio l'amante del principe. Ella avrebbe ucciso la contessa per gelosia? Ma di chi sarebbe stata gelosa? Non della contessa, mi pare, che non amava più il principe, ma voi. E neppure del principe, certamente, che non amava più la contessa, ma lei!… Egli stesso, in questa condizione di cose, per qual motivo avrebbe commesso il delitto?… Del resto, voi invocaste la testimonianza della cameriera per confortare la vostra accusa. Come spiegate che questa donna, appena visto il cadavere, dice che la sua padrona, uccidendosi, ha posto in atto un antico proponimento?

      —Ciò non vi prova,—esclamò il giovane, senza rispondere direttamente all'interrogazione, anzi rispondendo con una nuova domanda,—ciò non vi prova in quale abisso di miseria ella era caduta? Perchè, ispirata e sorretta da una fede come la sua, ella parlasse di darsi la morte, la vita non doveva esserle veramente divenuta odiosa e intollerabile?… Volle morire, una volta. Io stesso udii la parola tremenda dalle sue labbra. Una volta, non ora… Debbo io dirvi la speranza che ora entrambi ci sosteneva… il sogno divino d'una felicità…

      Soffocato subitamente dai singhiozzi non potè proseguire. E il giudice, sempre più impressionato dal vedere che la fisonomia morale del giovane era molto diversa da quella che, sulla fede dei ricordi e della fama, gli aveva attribuita, considerava ora tra sè, in atto di discreto compatimento, l'efficacia della prova morale che l'accusatore finalmente precisava.

      Se era vero ciò ch'ei diceva, se la morta lo aveva amato, l'accusa appariva meno improbabile. Che il sentimento del di là avesse dovuto impedire a quella donna di uccidersi, il Ferpierre credeva fino ad un certo segno; ma che un sentimento più umano, tutto umano, avesse potuto distoglierla dai funesti propositi, non gli pareva negabile. La qualità dei motivi ai quali gli uomini obbediscono è molto varia, e nella gerarchia dei sentimenti la fede tiene il posto più alto; ma la pratica loro virtù non è in rapporto col grado che occupano in questa scala ideale, e molto spesso non solo le passioni inferiori ma anche gli infimi istinti sono più forti. Contro dolori insopportabili, contro il bisogno di quiete e di riposo il sentimento religioso che vieta la morte volontaria può riuscire inefficace; l'amore, la speranza d'appagare una passione tutta vitale, riconcilia più prontamente con la vita.

      Ma che cosa valeva questa presunzione? Come servirsene per incolpare due persone?

      —Voi comprenderete,—riprese il magistrato quando vide sedarsi l'ambascia del Vérod,—la necessità che mi spinge a farvi domande certo dolorose per voi. Mi pare d'aver ben compreso il sentimento in forza del quale la contessa, a vostro giudizio, sarebbe rimasta con un uomo cui nulla più la legava. Ella voleva accettare, sopportar quasi, è vero? come un meritato castigo, fino all'ultimo, le conseguenze del proprio errore… Tuttavia, se ciò le fu possibile prima di conoscervi, come mai ella non riprese la sua libertà il giorno che un'altra speranza le sorrise?

      —Sì, perchè non la riprese?—ripetè il Vérod come parlando tra sè.

      —Non ne sospettaste la cagione?

      —Ella stessa me la disse.

      Ma, invece di riferirla, il giovane tacque, guardando fiso dinanzi a sè, scrollando il capo, con espressione di dolore amaro.

      —E fu?

      —Ella non si credeva, non si sentiva più libera…. L'impegno che aveva preso un giorno, accettando di vivere insieme con quell'uomo, era un impegno sacro per lei…. Ella non voleva passare da un uomo all'altro…. Neppur io la volevo, così….

      Lo scrupolo espresso dal narratore era credibile? Un amante che si sente amato conosce ostacoli al compimento dei suoi voti? Certo, nelle anime capaci di educarli, i pensieri generosi e gli scrupoli delicati hanno molta forza, segnatamente nei primordii della passione. Che la passione del Vérod fosse alla fase iniziale risultava dalle sue stesse dichiarazioni; ed egli appariva tanto diverso dalla sua reputazione, parlava con accento di così accasciata tristezza, nella sua voce c'era ancora tale tremore di pianto, che il Ferpierre non volle sospettare della sua sincerità.

      —Ma allora,—riprese,—se questa donna v'amava e non si credeva libera; se da una parte voleva e non poteva dall'altra infrangere un legame divenuto increscioso; se il nuovo amore nel quale riponeva la sola ragione di vivere le era vietato dagli scrupoli morali, l'argomento da voi addotto per confortare l'accusa non si ritorce contro di essa? La speranza che avrebbe dovuto sostenere questa donna

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