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ne andassi volenteroso a concionare il Popolo in piazza, certamente queste verità non si potranno conoscere; ma se si ritenga, come è vero, che il Popolo invadente le Camere, il Popolo giù per le vie me solo chiedeva, a me imperiosamente di mostrarmi ordinava, ed avvisato che ricusava obbedire, e dell'audace risposta — io sto nell'Assemblea, mandava per la seconda volta una turba molto, più numerosa della prima a rinnuovare il comando con tanto furore, che il Vice-Presidente Zannetti,

      Pensoso più d'altrui che di sè stesso,

      prorompeva negli accenti: «Il Popolo non si frena; andate e predicate rispetto alla vita, rispetto alle proprietà;» se si ritenga, dico, che mi trovai portato di peso giù in piazza, sbattuto e abbattuto; se si ritenga, che sospettosi inquisitori mi si cinsero alla vita, e che furibondi ordinatori mi tennero in perpetua pressura, allora si comprenderà che i Repubblicani mi portarono al Campidoglio sì, ma per precipitarmi dalla Rupe Tarpea.

      Chiunque sia, comecchè mediocremente versato nella storia delle commozioni popolari, conosce che i Partiti, allora quando scelgono un Capo, nol fanno già per darsi padrone, ma sì per avere un servo;[171] e dove niente niente e' baleni ad eseguire i comandamenti loro, lo spezzano. Di qui avviene che uomini reputati onnipotenti, inciampando in un filo di paglia, stramazzino: ora, siccome di casi siffatti non fu penuria ai dì nostri, non importa addurre esempj. L'Accusa non ha cercato, e non gl'importava trovare, cosa che io conosco, ed è: che se il 12 aprile non sopraggiungeva, una cospirazione, che si chiamava repubblicana, si era formata per rovesciarmi e per trucidarmi.[172] Da questa parte io mi guardava, ma la rovina venne dall'altra parte dalla quale non mi badava, o nella quale riponeva fiducia di conforto e di aiuto. E di ciò, a suo tempo, saranno addotti i motivi.

       Giorno 8 Febbraio 1849.

       Indice

      L'Accusa insiste, che per bene tre volte, invitato dal Presidente Vanni, io ricusassi restringermi a segreta conferenza. Di questo triplicato invito nè so, nè ricordo, nè mi venne contestato. — So, e ricordo, che alcuni Deputati mi confortavano uscire di sala pubblica, e condurmi a quella delle Conferenze. — Nel Decreto del 10 giugno 1850, il signor Montanelli, che andò a pregare i Deputati onde tornassero nella pubblica sala, è incolpato di averli esposti alla violenza del Popolo; e me, che non volli andare, accusano del medesimo disegno. Sicchè, sia che si andasse, sia che si stesse fermi, al cospetto dell'Accusa, che mi scuoia e mi squatra, non ci è via di salvazione.

      Se io pongo mente al tempo e alla cagione delle parole, ricordo che quei tali onorevoli colleghi mi animassero a procurare il ritorno dei Deputati partiti, e che io rispondessi: «È andato Montanelli; basta.» Riprova di questa verità occorre nel considerare, che i colleghi conferenti meco, trascurato lo esempio altrui, restavano fermi nella sala, nè facevano sembiante di volersene andare, la quale cosa dimostra come la Seduta fosse incominciata, e come di conferenze segrete non fosse più a parlare.

      L'Accusa non sembra che fra i suoi studii si dilettasse molto di quello dello Statuto; o se le piacque un tempo, poco se lo rammenta adesso; imperciocchè, se fosse altramente, saprebbe che l'Articolo 44 dello Statuto dichiara: «Le adunanze delle Assemblee avere ad essere pubbliche; soltanto su la domanda di cinque Membri potersi il Consiglio costituire in adunanza segreta.» — Il verbale dell'Assemblea non dice che questo rito fosse praticato, e veramente nol fu; e nemmeno dice il verbale che i Ministri ricevessero lo invito di cui parla l'Articolo 61 dello Statuto medesimo. Per altra parte, l'Assemblea quale ha mestieri di consenso ministeriale per costituirsi in conferenza segreta? Di quali informazioni abbisognava per parte dei Ministri? Forse non erano istruiti del successo e del tenore delle granducali lettere il Presidente e parecchi Deputati? Sì certo lo erano, e il Signor Vanni era stato chiamato in Palazzo appunto per questo: oggimai dello infausto evento correva pubblico il grido. E se le Camere non abbisognano del consenso dei Ministri per costituirsi in conferenza segreta, molto meno hanno d'uopo della presenza loro per deliberare i partiti. Il Ministero non costituisce per niente membro necessario del Parlamento; — or fanno pochi giorni l'Assemblea di Francia, non ostante l'assenza del Ministro del Commercio, discusse e votò la proposta su le tariffe commerciali, instando Thiers; — e fu nella Camera nostra dichiarato, in occasione della Legge su l'arruolamento, discussa in parte e deliberata assente il Ministro della Guerra, nella Seduta de 17 agosto 1848. Io ben ricordo avere in cotesta Tornata fatto osservare se non la necessità, almeno la dicevolezza, ed anche il vantaggio della presenza del Ministro per attingerne opportuni schiarimenti; se non che il Deputato Salvagnoli tanto seppe dire intorno alle facoltà della Camera di discutere, e votare senza bisogno di Ministri, che non fu tenuta in conto alcuno la mia osservazione. Non invito legale pertanto, ma consiglio semplice fu dato di conferire in segreto, nè dal mio non seguirlo era tolto alla Camera di prendere quel partito, che le fosse parso più profittevole.

       Me poi a non seguitare cotesto consiglio persuadeva copia di ottime ragioni. In prima, la commissione del Principe, il quale con lettera del 7 febbraio ordinava: «Prego il Ministero a dare pubblicità a tutta la presente dichiarazione, onde sia manifesto a tutti come e perchè fu mossa la negativa che io do alla sanzione della Legge per la elezione dei Rappresentanti toscani alla Costituente italiana; che se tale pubblicazione non fosse fatta nella sua integrità e con sollecitudine, mi troverò costretto a farla io stesso dal luogo ove la Provvidenza vorrà che io mi trasferisca.» Da questo il bisogno della urgenza e della pubblicità della Seduta. Inoltre, nella agitazione certissima del Popolo in quei momenti supremi, in affare di tanta importanza, ogni ombra di mistero avrebbe accresciuto le ansietà e inacerbito i sospetti: ogni uomo che abbia senno, di leggieri andrà persuaso che la conferenza segreta, invece di diminuire, avrebbe a mille doppj accresciuto i pericoli del frangente. Ancora, io vorrei che l'Accusa, in cortesia, m'istruisse in che e come la sala privata avesse, meglio della pubblica, difeso l'Assemblea dal Popolo irrompente. Forse la sala privata ha in sè virtù repulsiva, od è munita di ridotti e cinta da bastioni? Forse il mago Atlante vi pose sotto la soglia le incantate olle come al Castello di Carena?[173] Se la sicurezza poteva consistere nella diversità delle stanze sotto un medesimo tetto, l'Accusa avrà ragione; ma finchè non venga dimostrato in che la camera delle conferenze avesse maggior virtù della sala pubblica, egli è certo che i Deputati sarebbero stati esposti ugualmente nell'uno come nell'altro locale. Ed anzi peggio, perchè le angustie del luogo avrebbero, ad ogni evento, impedito l'uscire, aumentati i pericoli. Finalmente, a tutelare l'Assemblea erano state prese le provvidenze necessarie. Il Decreto del 10 giugno 1850 argomentava il reo disegno dal trascurato invio di ordini al Capitano della Guardia Civica stanziata alla porta di sotto, per opporsi allo ingresso della moltitudine tumultuante; ma in qual punto avrei dovuto trasmettergli io ordini siffatti? Prima o dopo l'apertura della Seduta? Se prima, ordini speciali per cosa che s'ignora non se ne possono dare; inoltre il Capitano non riceve ordini dal Ministro, ma dal suo Superiore; e poi il Capitano posto a guardia ha ordine generale di difendere la sicurezza dell'Assemblea; nella quale generalità, naturalmente, rimane compresa la specialità di operare quanto reputa convenevole per adempire il fine della consegna. Lo intento della moltitudine non poteva essere dubbio se, come narra l'Accusa, infuriava tumultuante e schiamazzante, con cartelloni che dicevano, a lettere da speziali, quello che volesse fare. Che cosa altro si domanda per conoscere che l'Assemblea sta per essere violata? Che più si aspetta per sapere venuto il momento della difesa? Se le Guardie, spesso collocate a distanza grande dai Superiori, avessero ad aspettare, via via che la occasione si presenta, ordine speciale per agire, verrebbero a portare sempre il soccorso di Pisa. Ora, nel caso in discorso, io non poteva conoscere quello che si faceva per di sotto, stando nell'Assemblea; e sarebbe riuscito festoso che per me si mandassero ordini per impedire lo ingresso della moltitudine tumultuante, quando la vedeva già entrata! Non so di cose guerresche; ma parmi evidente, che se la Guardia si fosse disposta su per gli scaglioni con le armi abbassate, la posizione sarebbe stata insuperabile.

      Però io ho detto tutto questo per tenere dietro alle aberrazioni dell'Accusa; ma ella, che poco sapere le Istituzioni Costituzionali, o ricordare si cura, importa che avverta come il comando della forza armata di guardia all'Assemblea dipenda unicamente dal Presidente di questa. I Ministri, usurpando simile prerogativa,

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