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al muro per non cadere e Kyoko scrollò le spalle, dicendo a Tasuki: «Chissà che le è preso, non è mai stata normale.», poi alzò un sopracciglio e aggiunse: «Devo farla uscire dal manicomio almeno una volta a settimana, altrimenti peggiora e inizia a rosicchiare gli alberi davanti casa.».

      Tasuki le si avvicinò sorridendo, come se volesse dirle qualcosa all’orecchio, ma poi parlò ad alta voce perché Suki potesse sentire: «Magari stasera, mentre torni a casa, dovresti riportarcela.».

      Kyoko annuì sogghignando, poi sentì i peli dietro la nuca drizzarsi come se qualcuno la stesse osservando. Sperando che Toya non le avesse seguite di nascosto, cercò di non pensarci mentre manteneva l’attenzione sui suoi amici.

      Alla fine Suki prese fiato e le disse che dopo avrebbero fatto un pigiama party nella cella d’isolamento, poi chiese a Tasuki se voleva unirsi a loro. «Abbiamo anche preso una camicia di forza per l’occasione.» aggiunse, facendo una linguaccia a entrambi.

      «Metti via quell’arma tagliente, prima di fare male a qualcuno...» ribatté Kyoko, lasciandola a bocca aperta.

      Mentre la fila iniziava a scorrere, Kyoko si guardò alle spalle, chiedendosi chi la stesse osservando. Vedeva solo le luci del parcheggio e un’orda di persone in attesa di entrare, e si accigliò per quella paranoia. La sensazione di disagio che qualcuno la stesse osservando non se ne andava, anzi, la preoccupava. Ricordò l’avvertimento di Kotaro riguardo uno stalker nei pressi del campus e rimpianse di non avergli accennato dove sarebbe andata.

      Suki la prese per mano e la trascinò mentre camminava. Kyoko lasciò perdere quella sensazione inquietante quando entrarono nell’edificio e la sua attenzione fu attratta dall’interno dell’enorme club.

      Kyou l’aveva vista girarsi come se percepisse la sua presenza. Il suo sguardo si era spostato molto lentamente verso il punto in cui lui si trovava, ma sapeva che non poteva vederlo nell’ombra. Nascosto dal mantello delle tenebre, la osservò mentre entrava nel locale.

      I suoi occhi dorati scrutarono la stanza, sapendo che non c’erano soltanto esseri umani in quegli spazi scarsamente illuminati, tuttavia erano minacce lievi che non meritavano la sua attenzione.

      Suki si fermò nei pressi del bar, in modo da non dover allontanarsi troppo per prendere un drink e avere comunque una buona visuale della pista da ballo. La musica si stava già alzando ma non al punto da urlare per farsi sentire.

      Kyoko era stupita da quanto fosse bello quel posto, era contenta di essersi lasciata trascinare lì. Dopotutto, nella vita non esiste soltanto lo studio, che aveva occupato tutto il suo tempo per più di una settimana. Tutta l’energia di quel locale creava dipendenza e lei sorrise eccitata, era uno di quei rari momenti in cui sentiva che poteva accadere di tutto.

      Invece di tavoli e sedie veri e propri, c’erano dei divani imbottiti con tavolini di vetro per poggiare le bevande. Viola, blu e nero erano i colori principali e conferivano al club un pizzico di mistero e magia, con tutte le luci che cambiavano colore e creavano una sorta di caos sensuale. L’atmosfera era quasi inebriante.

      La penombra dava privacy a coloro che la cercavano e Kyoko arrossì, pensando a tutte le cose che a volte accadevano al buio... cose che lei non aveva ancora sperimentato. Si chiese cosa stesse facendo Kotaro, poi riportò l’attenzione sui suoi amici.

      Kyou si sedette nell’angolo più buio, non lontano da quell’aura così pura. Osservando il gruppo, capì che il bagliore proveniva solo da una persona. Il suo sguardo s’intenerì per la prima volta dopo innumerevoli anni mentre la guardava sorridere per la maestosità del club. Era come guardare l’alba ed era una cosa che non faceva da molto tempo.

      Lei era bellissima, con lunghi capelli ramati che coprivano la camicia bianca di seta che indossava.

      Scrutò il suo corpo perfetto, osservando la pelle scoperta e la minigonna, poi le gambe ben delineate e di nuovo il suo collo... che era esposto. Le scrutò il viso con disappunto, era girata e non riusciva a vedere i suoi occhi... gli occhi erano lo specchio dell’anima.

      Il suo istinto stava reagendo come non aveva mai fatto prima d’ora. Quella sensazione, che non riusciva a descrivere, lo agitava e, in qualche modo, gli ricordava suo fratello. Non gli piaceva l’ignoto.

      Oscurò le ombre intorno a sé quando lei si voltò, guardando nella sua direzione. Quella scena lo fece rimanere quasi senza fiato. Gli occhi verde smeraldo della ragazza erano colmi di innocenza... ma lui vi leggeva anche malizia e potere.

      Kyou strinse il pugno così forte che sentiva le gocce di sangue iniziare a colare. Perché una tale innocenza era lì, in un posto del genere? Dovrebbe essere vietato. Sentì un ringhio che cresceva nel profondo del proprio petto e cercò di sopprimerlo.

      Se i suoi sospetti erano giusti, Hyakuhei sarebbe apparso e la situazione sarebbe diventata pericolosa molto in fretta. Era lei che teneva dentro di sé il Cuore di Cristallo Protettore? Le parole di suo fratello tornarono a perseguitarlo “... se la troviamo, potremo liberarci di lui...”.

      Isolando gli altri rumori all’interno della discoteca, Kyou si concentrò su di lei con tutti i suoi sensi, per conoscerla meglio e prepararsi. I suoi occhi dorati quasi brillarono mentre s’immergeva nei pensieri del gruppo che era seduto al tavolo. Ascoltare il pensiero dei mortali era una cosa che non faceva da molto tempo.

      Tasuki si offrì di andare a prendere il primo giro di drink perché il barista era suo cugino... non avrebbe sprecato la sua unica possibilità di fare colpo su Kyoko. Sapeva che lo considerava solo un amico ma lui voleva essere di più, se solo lei avesse aperto gli occhi e notato la sua devozione. Non sarebbe mai esistito un uomo che potesse amarla più di lui, non era possibile.

      Suki sorrise nel sentire che Tasuki conosceva il barista e gli chiese di portare due Long Island Iced Tea per loro. Lui fece l’occhiolino a Kyoko e annuì, dicendo che sarebbe tornato subito. Poi andò subito a ordinare i drink.

      Kyoko fissò Suki sbalordita, «Long Island? Ma noi...» iniziò, ma Suki agitò una mano per zittirla e disse: «Dai, Kyoko. Vivi un po’! Gli esami sono finiti e poi... abbiamo già bevuto altre volte.», cercò di sdrammatizzare sorridendo, poi alzò gli occhi al cielo. Sperando di cambiare argomento, aggiunse: «Devo ammettere che vestita così, e con quelle curve, non sembra che non hai l’età per bere qui.», poi rise per lo sguardo sorpreso della sua amica.

      Kyoko la guardò scettica e le disse: «Due volte, Suki. Ho bevuto solo due volte e me lo ricordo a stento... e non ho bisogno di vestirmi così per dimostrare che sono maggiorenne.». Poi arrossì per quello che ricordava dell’ultima volta in cui aveva festeggiato il suo compleanno... per colpa di Suki non ricordava molto della sua stessa festa.

      Ricordò la gigantesca ciotola di frutta che Suki le aveva passato con un sorriso innocente, sapeva che andava matta per la frutta e ne aveva approfittato. Lei l’aveva finita quasi tutta senza neanche accorgersi che era stata marinata nell’alcol.

      “Mi metterà di nuovo nei guai... me lo sento!” pensò Kyoko, abbandonandosi mentalmente alla sconfitta. Gli altri le avevano detto che quella sera non riusciva né a camminare né a parlare.

      Suki sogghignò, scrollando le spalle, «Quindi questa è la terza volta.», poi sorrise di gioia quando Tasuki portò i drink, e prese avidamente il suo bicchiere.

      Kyoko si morse il labbro e mormorò qualcosa, poi si voltò e sorrise a Tasuki. Dopotutto, capitava a chiunque di essere messi sotto pressione dagli amici e lei, credulona com’era, cedeva sempre.

      «Ecco i vostri Long Island Iced Tea.» disse Tasuki mentre si sedeva, bevendo un sorso del suo drink. Sentì il calore aumentare improvvisamente perché la bevanda era forte. Guardò suo cugino dietro il bancone e il suo sorriso birichino gli fece capire che le bevande erano più forti del normale.

      Poi scosse la testa e guardò di nuovo le ragazze. «Agli esami, sperando di passarli a pieni voti.» disse per brindare, poi, guardando Kyoko negli occhi, aggiunse: «E speriamo di non perderci mai di vista, qualunque cosa accada.».

      Lei arrossì

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