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sorrise, sapendo che era stato Toya a gridare. Il suo sguardo si posò sulla seta che avvolgeva Kyoko come una seconda pelle e non poté fare a meno di avvicinarsi. Chiuse lentamente gli occhi per un istante mentre inspirava profondamente, adesso il suo corpo era a pochi centimetri. Il pensiero di toccarla senza contatto gli faceva venire voglia di stringerla.

      Si sporse in avanti avvicinandole la bocca all’orecchio, prima di sussurrare il suo nome. Le sue labbra si ammorbidirono, così come i suoi occhi blu di ghiaccio. Spesso desiderava che lei ricordasse il passato... e quanto erano vicini un tempo. Che cos’avrebbe fatto se avesse ricordato che avevano vissuto insieme? Lui, lei e Toya... affinché entrambi potessero proteggerla.

      Kyoko rimase senza fiato mentre sentiva i brividi sul collo e sulla guancia. Era abbastanza difficile rimanere lucida con lui così vicino e le sembrava che la stesse toccando anche se non lo stava facendo. Ricordando cosa stava facendo nella vasca, arrossì.

      Continuò a voltargli le spalle per nascondersi e scacciò il ricordo del bagno. Chiudendo gli occhi, lottò contro l’impulso di appoggiarsi a lui e dovette afferrarsi al ripiano per farlo.

      Kotaro aveva voglia di intrappolarla lì tra le sue braccia ma si trattenne. Sentiva il profumo del bagnoschiuma che aveva usato, ma un altro odore attirò la sua attenzione... eccitazione? Sentendosi indurire, si scostò da lei.

      Passandosi una mano tra i capelli, si mise a distanza di sicurezza, sforzandosi di ignorare la scossa nel suo stomaco... Perché era tornato di nuovo lì? Era qualcosa di importante.

      Sentiva il proprio istinto protettivo che scalciava per ricordargli la notizia che aveva ricevuto. «Passi la serata con me?», il tono innocente della domanda nascondeva un doppio significato.

      Kyoko respirò piano ancora una volta, pronta a combattere i propri sentimenti. Sarebbe stato troppo pericoloso stare da sola con lui. All’improvviso aveva voglia di ringraziare Suki per averla costretta ad uscire.

      Vedendo il suo cipiglio, Kotaro aggiunse rapidamente: «Possiamo fare quello che vuoi. Noleggiare un film e stare a casa... o uscire.».

      «Noleggiare un film e stare a casa...» ripeté Kyoko, pensando che era esattamente quello che voleva fare. Poi, notando gli occhi di Kotaro che s’illuminarono, si corresse subito: «Era quello che volevo fare, se non fossi stata trascinata nei piani di qualcun altro. Mi sarebbe piaciuto restare sveglia a guardare film con te ma mi dispiace, non posso.». Sorrise per scusarsi, imprecando mentalmente per essersi persa una serata piuttosto calda con quel bel fusto.

      Kotaro afflosciò le spalle ma sorrise, sapendo che lei non voleva ferirlo. Capì che lei voleva che restasse e si chiese come mai... aveva il suo stesso desiderio? Per lui, Kyoko era la gemma più preziosa della Terra e avrebbe fatto il possibile per farla sorridere e proteggerla allo stesso tempo.

      Dopotutto, aveva aspettato più di mille anni solo per rivederla.

      Volendo assicurarsi che fosse fuori pericolo, le chiese: «Allora, che programmi hai? Magari potrei unirmi.». Le fece un sorriso birichino, sperando che funzionasse, altrimenti avrebbe potuto seguirla...

      Kyoko sapeva che Suki non sarebbe stata d’accordo, una “serata al femminile” era un’uscita di sole donne. Sapeva anche che, se Kotaro avesse scoperto che uscivano da sole, si sarebbe accodato presentandosi per caso. L’aveva fatto parecchie volte.

      Toya era invadente, mentre lui cercava sempre di essere discreto, anche se, quando erano nella stessa stanza, sembravano comportarsi quasi allo stesso modo e si punzecchiavano costantemente. Entrambi avevano un cuore d’oro e lei lo sapeva. In un certo senso li amava entrambi... così tanto da stare male, ecco perché aveva deciso di non scegliere nessuno e rimanere single, per il momento. Onestamente, non voleva ferire i sentimenti di nessuno dei due.

      Ma sapeva per certo che, se Kotaro avesse creduto che sarebbe uscita con Toya, non si sarebbe preso la briga di seguirla. O almeno così sperava.

      «Mi dispiace ma ho un appuntamento con Toya, ti prometto che sarà per un’altra volta.» gli disse, poi abbassò lo sguardo, sentendosi a disagio per la bugia, ma era l’unico modo per toglierselo di torno. Notò che lui fece un passo avanti e quindi indietreggiò, mordendosi il labbro inferiore quando rimase bloccata dal tavolo.

      Kotaro sentì la gelosia vibrare dentro di sé ma la tenne sotto controllo. Il suo unico conforto era che, uscendo con Toya, Kyoko non sarebbe stata una delle prossime ragazze scomparse.

      E poi, sapeva che Kamui sorvegliava segretamente entrambi. Mentalmente, doveva ammettere che Toya era iperprotettivo nei suoi confronti e quindi l’avrebbe tenuta al sicuro. Voleva essere lui a proteggerla, quella sera, ma sarebbe stata comunque al sicuro.

      Kyoko alzò lo sguardo e lui capì che temeva che lui l’avrebbe fermata... in realtà voleva fermarla ma non lo avrebbe fatto. Lei avrebbe fatto la sua scelta.

      Annuendo con riluttanza, le prese la mano e la trattenne per un momento, guardandola negli occhi. Capì che aveva una giornata difficile, decifrava i suoi sentimenti attraverso il colore dei suoi occhi... aveva imparato a farlo tanti secoli fa. Desiderava solo che lei ricordasse.

      «D’accordo, allora. Ci vediamo domani. Stai attenta, dolcezza.». Chinandosi, le sfiorò la fronte con le labbra e si voltò per andarsene.

      Kyoko sorrise, «Grazie, Kotaro.». La fronte le formicolava nel punto in cui le sue labbra calde l’avevano toccata. Era contenta che fosse più facile da gestire rispetto a Toya. Le baciava spesso la guancia, la fronte o la mano, lasciando quel punto sempre accaldato.

      Si chiese che cosa avrebbe pensato se avesse saputo che non aveva mai ricevuto un bacio sulle labbra. Nessuno avrebbe mai creduto che, a diciotto anni, era ancora pura... fisicamente. Arrossì di nuovo, sapendo che i suoi pensieri non erano troppo irreprensibili. Era tutta colpa di quel cuore traditore che batteva ogni volta che pensava a lui.

      Kotaro aprì la porta ma si fermò e, sorridendo, aggiunse: «Ricorda, sei comunque la mia ragazza.». Se ne andò chiudendo la porta, e sogghignò per quel commento.

      Sapeva che lei non avrebbe superato il limite con Toya e non era preoccupato. Anche in passato, quando entrambi si scontravano, lei prendeva sempre le sue difese a scapito di Toya. Aveva sempre amato l’altro ragazzo ma Kotaro sapeva che, in realtà, era innamorata di lui. La velocità del suo battito cardiaco quando erano vicini svelava sempre i suoi veri sentimenti... in questa vita come in passato. Doveva solo aspettare che lei se ne rendesse conto ancora una volta.

      Kotaro inspirò, assaporando il suo profumo. Sentiva l’odore della sua purezza e lei non era una persona che prendeva alla leggera una cosa del genere. Era così innocente e quel pensiero fece svanire il suo sorriso. Non era così sicuro di volere che lei scoprisse il lato oscuro di questo mondo... non voleva rischiare la sua felicità. Neanche lui era come lei credeva. Sapeva che Kyoko lo avrebbe accettato in entrambi i modi, ma il ricordo della sua morte gli impediva di parlarle del passato. Alcune cose era meglio non ricordarle.

      Mentre usciva dall’edificio e tornava sul marciapiede, Kotaro alzò lo sguardo verso la sua finestra, chiedendosi che cos’avrebbe fatto quando avrebbe scoperto la verità su di lui. Le avrebbe detto tutto... ma non era ancora il momento. Come fai a spiegare che sei più vecchio di qualsiasi essere umano e che hai dei poteri che si vedono solo nei film?

      Scosse la testa mentre tornava verso il college, contemplando la sua prossima mossa riguardo alle ragazze scomparse.

      Sapeva che cosa stava accadendo e, probabilmente, erano già morte... o non morte, almeno. I suoi occhi brillarono di rabbia per un momento, rivelando il lato oscuro della sua anima di Lycan. Doveva rintracciare l’odore di quei maledetti succhiasangue e di chi li guidava, prima che trovassero di nuovo Kyoko.

      Kyoko setacciò l’armadio alla ricerca del vestito che Suki l’aveva convinta a comprare lo scorso fine settimana. Ridacchiò tra sé ricordando che Shinbe le aveva seguite per dare dei consigli su qualsiasi cosa volessero. Il clou era stato quando era sgattaiolato nel camerino delle signore.

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