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accaldati.

      Aveva percepito la vita, nascosta da qualche parte tra gli umani. Si era sentito chiamare come se fosse un’amante desiderosa del suo tocco, ma adesso quella sensazione era quasi svanita.

      La sera prima si era nutrito bene e non sentiva il bisogno di rifarlo così presto. No... quella sera aveva in mente qualcos’altro.

      In quella città c’era il potere del leggendario Cuore di Cristallo Protettore, ne era sicuro. Tutte le strade che aveva preso, alla ricerca della luce nascosta, lo avevano condotto lì. Anche adesso sentiva la luce inafferrabile nascosta nell’oscurità e si appoggiò al muro per osservare gli umani.

      Molte ignare mortali lo avevano già notato e sapeva che sarebbero andate da lui, offrendogli erroneamente la propria anima.

      Essere alto, moro e bello gli rendeva sempre facile catturare le sue prede. I suoi lunghi capelli neri gli svolazzavano attorno e facevano da sfondo al suo aspetto senza eguali. Poteva percepire la lussuria che emanavano le femmine umane ma non vi prestò attenzione.

      Quella sera ne cercava una da poter controllare. A volte trasformava un’anima ignara solo per ucciderla la notte seguente. Concedeva il dono della vita solo quando gli andava, e ciò accadeva una volta ogni cento anni. Gli serviva qualcuno che lo aiutasse a trovare colei che aveva il cristallo.

      I suoi occhi s’incupirono come i suoi pensieri. L’ultima volta che si era avvicinato così tanto al misterioso cristallo della leggenda, la ragazza che lo possedeva aveva scoperto le sue intenzioni e, prima che potesse fermarla, si era uccisa portando il cristallo con sé, ancora una volta lontano dalla sua portata.

      La sua mente tornò indietro con desiderio. Era stato un tale spreco, lei era ineguagliabile per bellezza e purezza incontaminata.

      Il cristallo riappariva ogni mille anni, secondo le antiche pergamene che aveva sottratto allo stregone Shinbe prima di ucciderlo. Accennò un sorriso crudele mentre ricordava quella particolare uccisione... davvero deliziosa.

      Contando gli anni da allora, la prescelta che ora possedeva il cristallo avrebbe dovuto avere ventun anni o giù di lì. Hyakuhei l’aveva percepito nei pressi del college e poi lì, tra la folla di studenti universitari nel club.

      Il fatto che quella città fosse stata costruita sullo stesso terreno in cui il cristallo era svanito, era la prova che fosse anche il luogo della sua rinascita.

      Se non fosse riuscito a trovare la ragazza, avrebbe assoldato qualcuno che potesse aiutarlo. Un non umano, soprattutto una creatura della notte, sarebbe stato in grado di rilevare il potere che lui desiderava per sé.

      Un sorriso malizioso abbellì le sue labbra perfette in previsione del brivido della caccia. Aveva chiamato i suoi figli preferiti, questa volta avrebbe avuto quella che desiderava. Era stato nell’oscurità per troppo tempo e anche le cose più piacevoli avevano iniziato ad annoiarlo.

      Voleva qualcosa di nuovo e una sfida era l’ideale per destarlo dal suo lungo sonno. Sentì una vaga vibrazione nell’aria e sorrise consapevolmente. Non avrebbe avuto fretta... per i vampiri il tempo non era un problema.

      *****

      Tasuki osservava con stupore mentre Kyoko finiva il drink. Poi guardò il proprio bicchiere con aria preoccupata. «Ehm, se hai sete posso prenderti un tè al bar, se vuoi.» le disse, poi sorrise quando lei arrossì, rendendosi conto di quello che aveva fatto.

      Suki alzò un sopracciglio quando notò il bicchiere vuoto di Kyoko e sussultò, sapendo che la sua amica l’avrebbe uccisa di sicuro per i postumi della sbornia. Scrollò le spalle mentalmente, stavano festeggiando e Kyoko l’avrebbe perdonata... prima o poi.

      Guardando Tasuki come per dirgli “Ti prego, sono nei guai, aiutami.”, intervenne: «Penso che sia una buona idea.», poi gli fece l’occhiolino per incoraggiarlo.

      Tasuki le era sempre stato simpatico e le avrebbe fatto piacere che Kyoko lo frequentasse più spesso al posto di Toya... le stava simpatico anche lui ma non sempre la trattava bene, e lei era contenta che la sua amica non si lasciasse sopraffare.

      Poi c’era Kotaro, che avrebbe preso Kyoko e l’avrebbe sposata all’istante, se ne avesse avuto la possibilità. Era gentile e la trattava come una dea, ma Suki non si sentiva a suo agio all’idea di perdere la sua migliore amica.

      I suoi occhi s’illuminarono all’idea di far mettere insieme Tasuki e Kyoko, soprattutto dopo il modo in cui avevano ballato. Però sapeva che non doveva farsi scoprire, perché Kyoko poteva incutere molta paura quando si arrabbiava. Ci voleva coraggio per frequentare i due ragazzi che la sua amica stava frequentando. Il sorriso di Suki si addolcì mentre pensava al suo ragazzo, anche se non avrebbe mai ammesso che lo fosse. Shinbe era pazzo quanto i due con cui usciva Kyoko, se non di più.

      Riportando i pensieri al presente, si alzò con un sorriso malizioso. «Vado a convincere il DJ a mettere la mia canzone preferita, torno subito!» disse, e li lasciò da soli. Dentro di sé sperava che, così facendo, la piccola scintilla che c’era tra i due scoccasse.

      Kyoko guardò Tasuki, sentiva la testa leggera e sorrise con aria colpevole. «Un po’ di tè andrebbe bene... o magari del caffè, ancora meglio. Anche se, a volte, la carica della caffeina è quasi peggio.» disse, poi sorrise e aggiunse: «Se non ti dispiace andare a prenderlo, io vado in bagno.». Tasuki le porse una mano per aiutarla ad alzarsi e lei sbatté le palpebre quando la vista iniziò a sfocarsi, poi ridacchiò e disse: «Torno subito.». Scrutò le pareti, cercando le indicazioni per il bagno. Individuandole verso l’ingresso, s’incamminò sperando di non barcollare davvero come temeva. Sciacquandosi il viso con dell’acqua fredda e non bevendo altri alcolici per quella sera, forse sarebbe stata meglio.

      Kyou s’irrigidì quando vide la ragazza dirigersi dritto verso l’ultimo posto in cui voleva che andasse, verso l’ingresso... e verso il nemico. I suoi occhi dorati si tinsero di rosa e, con un ringhio, lui svanì come se non fosse mai stato lì.

      Con la mente confusa, Kyoko si chiese perché avessero messo i bagni proprio davanti alla porta d’ingresso, mentre guardava un mucchio di persone che stavano ancora entrando. Alcune sembravano già in vena di fare baldoria e il rumore all’interno della sala era sempre più forte.

      Yohji, uno dei ragazzi del college, entrò senza guardare dove stesse andando e inciampò. Suo fratello l’aveva già convinto a fermarsi in un paio di bar lungo il tragitto e adesso era arrivati lì. Mentre si voltava per chiamare Hitomi, suo fratello minore, si scontrò con un corpo morbido e caldo.

      Sentendo una voce femminile, Yohji allungò subito la mano e la afferrò. Guardando il viso della ragazza, sorrise spudoratamente ed esclamò: «Kyoko?».

      Quando la stanza smise di girare, Kyoko guardò il ragazzo che l’aveva urtata e salvata allo stesso tempo. «Yohji... ciao.» disse, arrossendo quando lui si avvicinò, e cercò subito di liberarsi.

      “Non va bene, per niente.”, le parole le riecheggiarono nella testa come un avvertimento.

      Aveva incontrato Yohji molte volte a scuola e, anche se aveva un bel fisico che attirava le ragazze, lei cercava sempre di evitarlo. Era troppo aggressivo per i suoi gusti, preferiva stare alla larga da lui e dal suo gruppo.

      «Sto bene Yohji, puoi lasciarmi andare.» sorrise, nascondendo la propria ansia e cercando di mantenere la calma.

      Yohji non allentò la presa e sorrise per il suo disagio. «E perché dovrei lasciarti andare adesso che ti ho presa?» le chiese, con gli occhi già pieni di lussuria e di un’aria predatoria. Le andava dietro da molto tempo e lei non gli dava mai retta. Adesso che le sue due “guardie del corpo” non c’erano, non se la sarebbe cavata così facilmente.

      Hyakuhei osservò la scena con interesse. Vedeva perfettamente il ragazzo, mentre la ragazza era girata di spalle. “Quella ragazza...” rifletté. I suoi occhi assunsero un bagliore misterioso mentre la guardava. Sentiva l’odore del suo nervosismo e della sua purezza, era quasi insopportabile per i propri sensi.

      Quanto

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