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dei dati è stata realizzata sulla sola inchiesta del 1807.

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      Come si può evincere i comuni valdostani riescono a garantire la presenza di più scuole nel loro territorio. Il dato più debole, ma comunque superiore a una scuola per comune, è offerto dalla Valle di Gressoney (comunità montane Walser e Monte Rosa). Tuttavia, come vedremo, si tratta di un dato ingannevole e legato alla particolare realtà sociolinguistica di quel territorio. In linea di massima i comuni valdostani mantengono tra le due e le tre scuole. Il dato è molto rilevante, perché dimostra come i comuni puntassero a conservare la tradizione delle scuole di villaggio e a garantire la presenza di un maestro anche nei piccoli centri abitati sparsi su un ampio territorio. Tale volontà è provata dal dato dei comuni con più di 700 abitanti che tocca valori tra le quattro e le sei scuole, con una punta di nove scuole a La Salle, l’unico comune della Valdigne superiore ai 2000 abitanti. Se escludiamo la Valle di Gressoney, notiamo che anche i piccoli e i piccolissimi comuni riescono a garantire la presenza di una o anche più scuole.

      La tabella 3 ci permette di approfondire l’analisi della capillarità del sistema scolastico valdostano attraverso il numero di scuole ogni 1000 abitanti.

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      Valori decisamente inferiori alle tre scuole si registrano, invece, nei comuni sopra i 1000 abitanti. Le forme di insediamento, sparso o accentrato, che caratterizzano il comune giocano un ruolo importante nella determinazione del dato. Un comune a popolazione accentrata non avvertirà il bisogno di moltiplicare l’offerta didattica nelle piccole frazioni; esigenza, invece, avvertita dai comuni a popolazione dispersa. Questa può essere una prima motivazione del dato, tenuto conto che, come già osservato, le scuole sono prevalentemente maschili e un indice superiore a 1,5 scuole può essere sufficiente, in un comune a insediamento accentrato, a garantire comunque un comodo accesso scolastico ai maschi in età d’istruzione. In altri casi può giocare il rapporto tra domanda e offerta di istruzione: i comuni più popolosi e a popolazione accentrata sono spesso ubicati nei fondivalle, dove i livelli di alfabetismo e, presumibilmente, la domanda di istruzione sono più bassi rispetto ai comuni di media e alta valle. Né va trascurato che, nei comuni più popolosi a popolazione accentrata, aumenta il peso dei maestri privati, in genere assenti nei villaggi.

      Le analisi delle inchieste napoleoniche pendono a favore dei fautori otto e novecenteschi delle scuole di villaggio e del loro legame con la tradizione religiosa e linguistica della regione. Nonostante la povertà del territorio, i comuni valdostani riescono a garantire accessi universali all’istruzione di base alla popolazione maschile. La tabella 4 ci permette di conoscere come questo fosse possibile.

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      La tabella fa emergere con evidenza quanto poche fossero le risorse destinate alle scuole. Poiché i costi sono in gran parte destinati agli stipendi dei maestri è evidente che la possibilità di mantenere un capillare sistema scolastico passava attraverso una forte compressione dei salari degli insegnanti. La tabella 5 esprime con nitidezza questa dinamica.

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      Purtroppo l’inchiesta del 1807 non offre dati sui salari, circostanza che costringe a ricorrere all’inchiesta del 1808. Come sappiamo, in quest’ultima inchiesta spariscono un buon numero di scuole e, molto probabilmente, i compensi dei maestri di villaggio sono accorpati agli stipendi dei maestri dichiarati dai sindaci. Nonostante queste premesse favorevoli all’aumento nominale dei salari, la tabella mostra come in tutta la Valle solo 4 dei 185 compensi dichiarati riescano ad elevarsi sopra le 150 lire annue. Anche ipotizzando una tendenza degli onorari a collocarsi verso la soglia superiore della fascia salariale più bassa, ci imbattiamo in redditi che, in assenza di altre entrate, non permetterebbero ad un individuo di mantenersi per 5–6 mesi all’anno. Dunque, la possibilità di garantire un facile accesso all’alfabeto della scuola valdostana passa attraverso la disponibilità di insegnanti disposti ad accettare miseri stipendi. Purtroppo le inchieste non offrono dati sullo stato civile dei maestri e sulle loro competenze didattiche. Tuttavia è certo che solo la condizione ecclesiastica o, se laici, lo svolgimento di una seconda attività potevano sottrarre i maestri da una realtà di pesante indigenza, così come sottolinea Marco Cuaz:

      Del resto, altre fonti non mancano di denunciare le miserabili remunerazioni dei maestri e le loro inevitabili conseguenze.

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