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è documentata nella Svizzera italiana mediante una tabella che illustra l’influsso della lingua tedesca sul dialetto regionale. Un dialetto di koinè, appunto, identificato genericamente come «ticinese», fatte salve alcune voci peculiari della Leventina:

Ticinese Tedesco svizzero Significato
Alp Alpe Pastura sulle più alte montagne
Fogn (lev.) Föhn Vento del sud-ovest (favonio)
Chuss Gugsete Pioggia mista con neve (tormenta)
Chilibi Kilbe Festa del patrono della parrocchia o chiesa (sagra)
Luina, slavina Lauine Vallanca, avallanca
Pizocan (lev.) Bizokel e Pazokel Gnocchi
Colma Gulm, Kulm, cuolm Cima, vetta (lat. culmen)
Sniz Schnitz Pome o pere sia verdi sia secche affettate
Scoccia Schotten Siero da cui si è cavata da ricotta
Zuffa Züffi Siero con entrovi ricotta molle
Trölar (lev.) Trohler Uomo dedito al litigio
Trocla Trückli Cassa da merciadro, vetraio, ecc.
Vebal (lev.) Weibel Usciere del Tribunale
Zigra Zieger Ricotta, mascarpa
Snidar Scheider Sarto
Scribar Schreiber Scrivano, segretario
Snéllar Schneller Facchino
Lostig Lustig Allegro, gioioso
Tunar Thuner Specie di garzone (fattore) sui pascoli alpini28

      Questa esile raccolta lessicale testimonia, come altri lavori di FransciniFransciniStefano, l’acribia dello studioso. Alla verifica nello Schweizerische Idiotikon le corrispondenze in lingua svizzero-tedesca indicate nella tabella trovano rispondenza, con alcune minime oscillazioni nella resa grafica.29 Al contrario, la distribuzione geografica dei termini catalogati appare comprensibilmente meno nitida all’estensore. Secondo quanto documentato dai moderni sussidi lessicografici, le rispondenze lessicali che trovano un riscontro pan-ticinese sono esigue: alp (RID, 1: 79, s.v.); chilibi (LSI, 1: 781, s.v.); slavina (LSI, 3: 113, s.v. lavina; per il quale il tedesco media la radice latina >LABINA REW 4807); colma (RID, 2: 530, s.v.; come la precedente dal latino >CULMEN REW 2377); zuffa (RID, 2: 349, s.v.). E tra queste si annovera anche pizocan (LSI, 4: 38, s.v. pizzocan), indicato dallo statista come specifico della varietà leventinese. Fatta salva quest’ultima eccezione, le occorrenze indicate come peculiari della Leventina risultano tali: fogn (in forma composta aria fógna, RID, 1: 481, s.v. favonio); trölar (limitatamente a Dalpe per ‘stupido, ignorante’, LSI, 5: 631, s.v.); e vebal (RID, 2: 715, s.v. usciere). Oltre a queste, anche molte delle voci prive di specifica geografica sono invece esclusive della varietà lepontina o del lombardo alpino: chilibi (LSI, 1: 781, s.v.); scoccia, nelle forme scossín a Corzoneso e scussina a Olivone (RID, 2: 349, s.v. ricotta); Trocla (LSI, 5: 630, s.v. tröcli); Snidar (RID, 2: 412, s.v. sarto); Scribar e Landscribar, diffusi dalla Leventina sino a Bellinzona (RID, 2: 467, s.v. scrivano); snéllar, in uso in Leventina e Poschiavo (RID, 2: 266, s.v. facchino); lostig, nella variante lughíd attestata a Quinto e Airolo (RID, 1: 74, s.v. allegro); tunar, nelle forme tünaréll a Calpiogna e tünarett a Biasca, nonché più diffusamente in Leventina (RID, 1: 546, s.v. garzone). Le tre voci rimanenti sono testimoniate a livello regionale ma non cantonale, sono infatti documentate nella parte settentrionale del territorio, a nord del Monte Ceneri: chuss (LSI, 2: 161, s.v. cüss); sniz (LSI, 5: 83); zigra (RID, 2: 349, s.v. ricotta). A riprova dell’origine leventinese dei termini censiti, nel repertorio di Vocaboli di Leventina, raccolti e comunicati da FransciniFransciniStefano a CherubiniCherubiniFrancesco verso la metà degli anni Venti, si leggono tutte le voci incluse nella tabella, indicate in modo non sistematico e disomogeneo come derivate dal tedesco o dallo svizzero tedesco, secondo una distinzione che risulta apparentemente fallace; l’unica eccezione è la voce snéllar, non inclusa nel manoscritto. Al contrario, alcuni lessemi presenti nel vocabolarietto, benché utili alla dimostrazione del fenomeno, non sono compresi nella schedatura pubblicata in Svizzera italiana: ad esempio, non è incluso il termine garbar/gherbar per ‘conciapelli’ (dal ted. Gerber o svi. ted. Gärber).30

      La sensibilità e l’interesse di FransciniFransciniStefano per il lessico dialettale si manifestano anche in capitoli irrelati dall’argomento più strettamente linguistico, nei quali sono proposti alcuni appunti lessicologici alla spicciolata, quasi sempre in nota a lato dell’argomentazione.31 Nel brano sul Clima, ad esempio, sono chiosate a piè di pagina due voci vernacolari derivate dal tedesco, le quali sono successivamente raccolte nella tavola trascritta sopra (con alcune incongruenze o variazioni di forma):

      Tormenta presso gli Svizzeri tedeschi val Gugsen; e presso de’ Leventini, del tutto alla tedesca, Cuss. Quindi cussà o cussè, vale esserci tormenta.

      Valanga, nel tedesco Svizzero Laauwine: ne’ dialetto Ticinesi dove luvina, dove slavina. Oltra Ceneri chiamasi Slavina qualunque scoscendimento o frana.32

      Non risulta però sistematica l’inclusione nella lista sopracitata dei vocaboli chiosati al margine dell’opera. Ad esempio, discutendo l’abbigliamento delle donne nell’alto Ticino, FransciniFransciniStefano indica che «le Leventinesi han quasi abbandonato l’uso di acconciarsi il capo con que’ rilevati ordigni alla tedesca, a foggia di piccola corona, che nomano pur tedescamente capli o chiepli (ted. Schäppeli)», accertando un vocabolo di origine transalpina non censito nella tabella.33 Non diversamente, nel capitolo sulle Acque è vagliata, assieme ad altri termini dialettali, la voce bronn per ‘sorgente’ (dal ted. Brunn). La stessa non è però successivamente inclusa nello schema trascritto sopra:

      I Ticinesi danno spesso il nome di fiume a tutte le acque perenni alquanto grosse, le quali chiamano pure rii, rià, cioè rivo, o

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