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primo apparire del prigioniero, il soldato ferito balzò dal tavolaccio, fe' un salto verso di lui, gli si pose dinanzi faccia contro faccia, lo fissò un momento cogli occhi stralunati ed accesi, mise un grido che gli uscì tronco e rauco fra i denti digrignati, die' un passo indietro, e appoggiandosi fieramente sopra il piede destro e levando la mano sinistra coll'indice teso sul volto a quel miserabile che lo guardava atterrito:—Ah sei tu!—urlò con una voce che gli agghiacciò il sangue;—sei tu! ti riconosco! Tu m'hai dato del birro nella via, m'hai rotto la testa con un sasso sulla piazza; birro! birro a me! a un soldato! Ah!—Gli si avventò contro, lo afferrò al collo per la giacchetta e per la camicia, lo inchiodò con una spinta alla parete, sollevò un pugno nocchiuto, convulso, gli pigliò la mira del capo coll'occhio bieco e sanguigno.... Tutto questo in un lampo; i presenti s'interposero, li divisero, due soldati afferrarono e trattennero per le braccia il ferito, un caporale sorresse quell'altro disgraziato che stava per cadere, e tutti e due stettero così qualche momento a guardarsi negli occhi ansando e sbuffando; l'uno, bianco dalla paura, le braccia penzoloni e il capo abbandonato sopra una spalla; l'altro colla faccia alta ed accesa, i pugni serrati e tutta la persona agitata da un tremito violento. Intanto una folla di curiosi s'era radunata davanti alla porta del corpo di guardia.

      L'uffiziale guardava attonito gli uni e gli altri, e collo sguardo e col gesto dimandava al sergente e al caporale la cagione dell'accaduto. Il sergente, in mezzo a un silenzio generale, raccontò tutto quel che sapeva. L'uffiziale ascoltò attentamente, stette un minuto sopra pensiero, diede uno sguardo ai cittadini che s'erano avanzati fino alla soglia della stanza, come per dire:—Sentite,—e poi volgendosi al prigioniero:—Cosa faresti tu—gli domandò—a un soldato che t'avesse tirato una pietra nella testa?... Non temere; per parte nostra non ti sarà torto un capello; i soldati non si vendicano; stanne pur sicuro. Lo vedi questo qui?—E indicò il soldato ferito.—Se adesso i tuoi compagni se la pigliassero con te e ti volessero ammazzare, egli si getterebbe fra te e loro e si buscherebbe un'altra sassata per difenderti. Ma tienti bene a mente, e questo lo dico per tutti quelli che mi sentono (e accennò la porta); tenetevi bene a mente questa verità: che c'è qualcuno ancor più scellerato, più vigliacco e più spregevole dell'assassino che salta dal cespuglio sulla strada e pianta il coltello nelle reni al viandante senza sospetto e senza difesa; e questo qualcuno è colui che tira un sasso nella testa a un soldato e poi fugge a nascondersi nella folla dei curiosi e degli onesti, dove sa che la sua baionetta non può penetrare. E poi se quella baionetta lo raggiunge.... eravamo inermi! si grida, eravamo inermi! e s'incrociano le braccia sul petto e si abbassa la testa e si fa le vittime!... Eravamo inermi! È una menzogna! Voi lo sapete che vi son degl'insulti che ci straziano l'anima, che ci offuscano la ragione, e che per noi i vostri torsi di cavolo sono punte di coltello nel cuore.... Credetelo; perchè i soldati si facciano rompere coraggiosamente il petto dalle palle dei nemici bisogna che essi vadano alla guerra senza il cappotto macchiato dalle buccie di limone dei loro concittadini; il soldato assuefatto ai fischi del suo popolo non si assuefarà mai ai fischi delle palle sul campo di battaglia.... Non crediate per questo che egli serbi rancore contro di voi, e che le vostre offese possan mai fargli intiepidire nel cuore l'affetto pel suo paese. Se domani il paese lo manda alla guerra, egli ci va allegramente colle cicatrici delle vostre sassate sul viso, e in mezzo agli applausi e ai saluti dimentica i fischi del giorno innanzi, e stringe le mani che lo hanno percosso. Ma pensate però che questo soldato che pone il suo petto fra voi e i vostri nemici, che accorre al vostro capezzale nei giorni delle epidemie, che spegne gl'incendi delle vostre case, che veglia le notti alla campagna per difendere le vostre terre e le vostre famiglie dalle bande degli assassini; pensate che questo soldato non ha che un solo conforto, un solo compenso a tante fatiche, a tanti pericoli, a tanti sacrifizi, e questo compenso è la stima e l'affetto dei suoi concittadini.... Guai se glielo torrete! Le fatiche gli diventeranno insopportabili, i pericoli gli faranno paura, la virtù del sacrifizio troverà il suo cuore chiuso e ghiacciato, e allora.... allora pensate che in quest'esercito avete i vostri fratelli, i vostri amici, che domani ci sarete forse voi stessi, che un giorno ci manderete i vostri figliuoli.... Basta così; alzati, sciagurato.—

      Il prigioniero era caduto ai piedi dell'uffiziale.

      —Bravo! Sicuro! Giustissimo!—esclamò con voce commossa la gente che era sulla soglia, e a poco a poco entrò nella stanza.

      —Alzati!—ripetè l'uffiziale. Quegli si alzò.—Scusi, signor tenente—disse uno della folla facendosi innanzi e ponendosi una mano sul petto;—quest'uomo deve domandar perdono al soldato che ha ferito.—Tutti approvarono.

      L'uffiziale interrogò collo sguardo il soldato; questi scrollò una spalla. La gente insistè; l'uffiziale e il soldato dissero un'altra volta di no. La folla, più vivamente commossa dalla generosità di entrambi, ripetè con molto calore le sue istanze. Allora il prigioniero si prostrò spontaneamente ai piedi del soldato. Metteva pietà: era tutto stravolto e tremante; ansava forte colla faccia nascosta nelle mani e tentava e non poteva profferire quella parola, che più che dal volere degli astanti, gli era forse imposta dal cuore. Il soldato lo guardò un istante in aria di compassione.

      —Perdonagli!—gli disse l'uffiziale.

      —Per me,—rispose il soldato con un accento che volea parer noncurante e non l'era,—per me.... gli ho già bell'e perdonato.

      —Bravo!—dissero ad una voce i soldati, i cittadini e l'uffiziale.

      Intanto questi aveva acceso un sigaro alla lanterna e lo teneva fra le dita. Il prigioniero uscì, scortato dal sergente e da quattro soldati, asciugandosi gli occhi colla manica della giacchetta; tutta l'altra gente, mormorando, lo seguì.

      —E tu sta allegro, veh!—disse l'uffiziale al ferito battendogli una mano sulla spalla e ponendogli coll'altra il sigaro in bocca.

      Il soldato addentò il sigaro sorridendo, mandò fuori due o tre boccate di fumo, e poi, premendone la punta tra l'indice e il pollice per farlo meglio fumare, rispose con una faccia perfettamente serena:

      —Sicuro che sto allegro.... ma capirà bene, signor tenente, che, in fin dei conti, le son cose che annoiano.

      —Oh! te lo credo!—esclamò l'uffiziale ridendo.

      Tutti i soldati risero, rise anch'esso il povero ferito, e si continuò a chiacchierar di bubbole per un altro paio d'ore, tanto che, in fin dei conti, la fu una delle più allegre serate.... che si possano passare in un corpo di guardia.

       Indice

      Allorchè l'inverno muore lentamente nella primavera, nelle sere di que' bei giorni limpidi, queti, senza vento, in cui si tennero spalancate per le prime volte le porte e le finestre, e si stesero fuori dei davanzali i vestiti da estate, e si portarono sulle terrazze i vasi dei fiori, in codeste belle sere chiare e stellate, anche le città,—non solamente quell'eterna campagna de' poeti,—offrono uno spettacolo vago, gentile, pieno di allegrezza e di vita. A passeggiar per le vie, si sente di tratto in tratto nel viso un'ondata d'aria tepida, odorosa, di che? di quai fiori? di quali erbe? non si sa; son profumi indistinti, ignoti, che sentono di freschezza, di gioventù, di vita. E quell'aria si aspira con voluttà aprendo la bocca e dilatando le narici, e pare che ci rinfreschi il sangue e ci rinnuovi la vita.—Oh, che buon'aria!—esclamiamo di tratto in tratto, e, quasi senza volerlo, quasi senza addarcene, di cantonata in cantonata, di via in via, ci troviamo fuori delle mura, lungo i viali circostanti alla città, nei giardini, e scopriamo e solleviamo la testa per sentirci alitare su tutta la fronte e scorrere fra mezzo ai capelli quella buon'aria soave.

      Quelle sere non si può stare in casa, o, se ci si ha da stare, si sta affacciati alla finestra a guardar giù nella strada la insolita frequenza e l'insolito moto, e a rodersi del non poter discendere in mezzo a quella gente; che andare a letto per tempo e non godere, neppure dalla finestra, una così bella serata, ci parrebbe un peccato.

      Nelle vie principali è un vero formicolìo. Le case son vote. Le famigliuole, anche le più casalinghe, si decisero ad uscire dal guscio; il babbo si affacciò alla finestra,

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