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      Fu inanzi agli altri il duca degl'Inglesi

      ad esser ritornato in uman volto;

      che 'l parentado in questo e li cortesi

      prieghi del buon Ruggier gli giovar molto:

      oltre i prieghi, Ruggier le diè l'annello,

      acciò meglio potesse aiutar quello.

      17

      A' prieghi dunque di Ruggier, rifatto

      fu 'l paladin ne la sua prima faccia.

      Nulla pare a Melissa d'aver fatto,

      quando ricovrar l'arme non gli faccia,

      e quella lancia d'or, ch'al primo tratto

      quanti ne tocca de la sella caccia:

      de l'Argalia, poi fu d'Astolfo lancia,

      e molto onor fe' all'uno e a l'altro in Francia.

      18

      Trovò Melissa questa lancia d'oro,

      ch'Alcina avea reposta nel palagio,

      e tutte l'arme che del duca foro,

      e gli fur tolte ne l'ostel malvagio.

      Montò il destrier del negromante moro,

      e fe' montar Astolfo in groppa ad agio;

      e quindi a Logistilla si condusse

      d'un'ora prima che Ruggier vi fusse.

      19

      Tra duri sassi e folte spine gìa

      Ruggiero intanto invêr la fata saggia,

      di balzo in balzo, e d'una in altra via

      aspra, solinga, inospita e selvaggia;

      tanto ch'a gran fatica riuscia

      su la fervida nona in una spiaggia

      tra 'l mare e 'l monte, al mezzodì scoperta,

      arsiccia, nuda, sterile e deserta.

      20

      Percuote il sole ardente il vicin colle;

      e del calor che si riflette a dietro,

      in modo l'aria e l'arena ne bolle,

      che saria troppo a far liquido il vetro.

      Stassi cheto ogni augello all'ombra molle:

      sol la cicala col noioso metro

      fra i densi rami del fronzuto stelo

      le valli e i monti assorda, e il mare e il cielo.

      21

      Quivi il caldo, la sete, e la fatica

      ch'era di gir per quella via arenosa,

      facean, lungo la spiaggia erma ed aprica,

      a Ruggier compagnia grave e noiosa.

      Ma perché non convien che sempre io dica,

      né ch'io vi occupi sempre in una cosa,

      io lascerò Ruggiero in questo caldo,

      e girò in Scozia a ritrovar Rinaldo.

      22

      Era Rinaldo molto ben veduto

      dal re, da la figliuola e dal paese.

      Poi la cagion che quivi era venuto,

      più ad agio il paladin fece palese:

      ch'in nome del suo re chiedeva aiuto

      e dal regno di Scozia e da l'Inglese;

      ed ai preghi soggiunse anco di Carlo,

      giustissime cagion di dover farlo.

      23

      Dal re, senza indugiar, gli fu risposto,

      che di quanto sua forza s'estendea,

      per utile ed onor sempre disposto

      di Carlo e de l'Imperio esser volea;

      e che fra pochi dì gli avrebbe posto

      più cavallieri in punto che potea;

      e se non ch'esso era oggimai pur vecchio,

      capitano verria del suo apparecchio.

      24

      Né tal rispetto ancor gli parria degno

      di farlo rimaner, se non avesse

      il figlio, che di forza, e più d'ingegno,

      dignissimo era a chi'l governo desse,

      ben che non si trovasse allor nel regno;

      ma che sperava che venir dovesse

      mentre ch'insieme aduneria lo stuolo;

      e ch'adunato il troveria il figliuolo.

      25

      Così mandò per tutta la sua terra

      suoi tesorieri a far cavalli e gente;

      navi apparecchia e munizion da guerra,

      vettovaglia e danar maturamente.

      Venne intanto Rinaldo in Inghilterra,

      e 'l re nel suo partir cortesemente

      insino a Beroicche accompagnollo;

      e visto pianger fu quando lasciollo.

      26

      Spirando il vento prospero alla poppa,

      monta Rinaldo, ed a Dio dice a tutti:

      la fune indi al viaggio il nocchier sgroppa;

      tanto che giunge ove nei salsi flutti

      il bel Tamigi amareggiando intoppa.

      Col gran flusso del mar quindi condutti

      i naviganti per camin sicuro

      a vela e remi insino a Londra furo.

      27

      Rinaldo avea da Carlo e dal re Otone,

      che con Carlo in Parigi era assediato,

      al principe di Vallia commissione

      per contrasegni e lettere portato,

      che ciò che potea far la regione

      di fanti e di cavalli in ogni lato,

      tutto debba a Calesio traghittarlo,

      sì che aiutar si possa Francia e Carlo.

      28

      Il principe ch'io dico, ch'era, in vece

      d'Oton, rimaso nel seggio reale,

      a Rinaldo d'Amon tanto onor fece,

      che non l'avrebbe al suo re fatto uguale:

      indi alle sue domande satisfece;

      perché a tutta la gente marziale

      e di Bretagna e de l'isole intorno

      di ritrovarsi al mar prefisse il giorno.

      29

      Signor, far mi convien come fa il buono

      sonator sopra il suo istrumento arguto,

      che spesso muta corda, e varia suono,

      ricercando ora il grave, ora l'acuto.

      Mentre a dir di Rinaldo attento sono,

      d'Angelica gentil m'è sovenuto,

      di che lasciai ch'era da lui fuggita,

      e ch'avea riscontrato uno eremita.

      30

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