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quella gentil maga, che più cura

      n'avea ch'egli medesmo di se stesso,

      pensò di trarlo per via alpestre e dura

      alla vera virtù, mal grado d'esso:

      come eccellente medico, che cura

      con ferro e fuoco e con veneno spesso,

      che se ben molto da principio offende,

      poi giova al fine, e grazia se gli rende.

      43

      Ella non gli era facile, e talmente

      fattane cieca di superchio amore,

      che, come facea Atlante, solamente

      a darli vita avesse posto il core.

      Quel più tosto volea che lungamente

      vivesse e senza fama e senza onore,

      che, con tutta la laude che sia al mondo,

      mancasse un anno al suo viver giocondo.

      44

      L'avea mandato all'isola d'Alcina,

      perché obliasse l'arme in quella corte;

      e come mago di somma dottrina,

      ch'usar sapea gl'incanti d'ogni sorte,

      avea il cor stretto di quella regina

      ne l'amor d'esso d'un laccio sì forte,

      che non se ne era mai per poter sciorre,

      s'invecchiasse Ruggier più di Nestorre.

      45

      Or tornando a colei, ch'era presaga

      di quanto de' avvenir, dico che tenne

      la dritta via dove l'errante e vaga

      figlia d'Amon seco a incontrar si venne.

      Bradamante vedendo la sua maga,

      muta la pena che prima sostenne,

      tutta in speranza; e quella l'apre il vero:

      ch'ad Alcina è condotto il suo Ruggiero.

      46

      La giovane riman presso che morta,

      quando ode che 'l suo amante è così lunge;

      e più, che nel suo amor periglio porta,

      se gran rimedio e subito non giunge:

      ma la benigna maga la conforta,

      e presta pon l'impiastro ove il duol punge,

      e le promette e giura, in pochi giorni

      far che Ruggiero a riveder lei torni.

      47

      — Da che, donna (dicea), l'annello hai teco,

      che val contra ogni magica fattura,

      io non ho dubbio alcun, che s'io l'arreco

      là dove Alcina ogni tuo ben ti fura,

      ch'io non le rompa il suo disegno, e meco

      non ti rimeni la tua dolce cura.

      Me n'andrò questa sera alla prim'ora,

      e sarò in India al nascer de l'aurora. —

      48

      E seguitando, del modo narrolle

      che disegnato avea d'adoperarlo,

      per trar del regno effeminato e molle

      il caro amante, e in Francia rimenarlo.

      Bradamante l'annel del dito tolle;

      né solamente avria voluto darlo,

      ma dato il core e dato avria la vita,

      pur che n'avesse il suo Ruggiero aita.

      49

      Le dà l'annello e se le raccomanda;

      e più le raccomanda il suo Ruggiero,

      a cui per lei mille saluti manda:

      poi prese vêr Provenza altro sentiero.

      Andò l'incantatrice a un'altra banda;

      e per porre in effetto il suo pensiero,

      un palafren fece apparir la sera,

      ch'avea un piè rosso, e ogn'altra parte nera.

      50

      Credo fosse un Alchino o un Farfarello,

      che da l'Inferno in quella forma trasse;

      e scinta e scalza montò sopra a quello,

      a chiome sciolte e orribilmente passe:

      ma ben di dito si levò l'annello,

      perché gl'incanti suoi non le vietasse.

      Poi con tal fretta andò, che la matina

      si ritrovò ne l'isola d'Alcina.

      51

      Quivi mirabilmente transmutosse:

      s'accrebbe più d'un palmo di statura,

      e fe' le membra a proporzion più grosse;

      e restò a punto di quella misura

      che si pensò che 'l negromante fosse,

      quel che nutrì Ruggier con sì gran cura.

      Vestì di lunga barba le mascelle,

      e fe' crespa la fronte e l'altra pelle.

      52

      Di faccia, di parole e di sembiante

      sì lo seppe imitar, che totalmente

      potea parer l'incantator Atlante.

      Poi si nascose, e tanto pose mente,

      che da Ruggiero allontanar l'amante

      Alcina vide un giorno finalmente:

      e fu gran sorte; che di stare o d'ire

      senza esso un'ora potea mal patire.

      53

      Soletto lo trovò, come lo volle,

      che si godea il matin fresco e sereno

      lungo un bel rio che discorrea d'un colle

      verso un laghetto limpido ed ameno.

      Il suo vestir delizioso e molle

      tutto era d'ozio e di lascivia pieno,

      che de sua man gli avea di seta e d'oro

      tessuto Alcina con sottil lavoro.

      54

      Di ricche gemme un splendido monile

      gli discendea dal collo in mezzo il petto;

      e ne l'uno e ne l'altro già virile

      braccio girava un lucido cerchietto.

      Gli avea forato un fil d'oro sottile

      ambe l'orecchie, in forma d'annelletto;

      e due gran perle pendevano quindi,

      qua' mai non ebbon gli Arabi né gl'Indi.

      55

      Umide avea l'innanellate chiome

      de' più suavi odor che sieno in prezzo:

      tutto ne' gesti era amoroso, come

      fosse in Valenza a servir donne avezzo:

      non era in lui di sano altro che 'l nome;

      corrotto tutto il resto, e più

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