Скачать книгу

Non è vero, Matilde?

      La mamma che entrava in quel momento, si strinse a fianco la bambina, mormorando:

      — Sì, ma non ne darà più; l'ha promesso, l'ha giurato, questo amorino...

      Entrò anche Miss, per riverire il barone, chinandosi tutta d'un pezzo, come se avesse inghiottito il manico della granata, e per avvertire poi alle piccine:

      — Maintenant, mademoiselles, c'est l'heure de votre leçon.

      Laura quasi stava per seguirla, quando lei saltò su:

      — Ah, vous savez, Miss, aujourd'hui c'est fête... c'est l'arrivée de grand-papa; on ne travaille pas!...

      Si parlamentò un poco, fin quando, a maggior contento delle bambine, Miss se ne tornò indietro mogia mogia. Il nonno, scavando in fondo alle sue valigie, ne trasse due puppattole, grandi, vestite di tutto punto, alla cui vista Lauretta giunse le mani e lei ricominciò a saltare. Adesso, mentre con la sorella si rifugiava in un cantuccio a prender possesso dei regali, il nonno e la mamma parlavano un'altra volta fra loro. Tratto tratto, lei alzava il capo, guardando da quella parte; si udiva il nonno che borbottava: «Ci penserò io!... Avrà da fare con me!...» e la mamma rispondeva: «No, no, per carità...» portando poi il suo fazzoletto agli occhi. Come il babbo rincasò, Stefana venne a prendere le bambine e le condusse via.

       — Cos'ha il nonno col babbo, che non l'ha neppur salutato?... — domandò lei alla cameriera.

      — Nulla, che dovrebbe avere?...

      Però, a desinare il babbo non comparve, e la mamma, cogli occhi rossi, non toccò quasi niente. Solo il nonno parlava per tutti, narrava delle cose di Milazzo, diceva delle burlette guardando sua figlia, chiedeva conto a Miss dei progressi delle sue allieve. Miss prodigava elogi a Laura che otteneva sempre dieci punti nel dettato; ma per la sorella maggiore faceva delle riserve:

      — Elle ne veut pas étudier, elle manque de suite. Et c'est bien dommage, car elle aurait du talent... Monsieur le baron devrait lui dire de songer un peu moins à sa toilette...

      — Come se un bel giorno non t'apparirà il diavolo, a furia di guardar nello specchio!...

      — Già!... — protestava lei, con un'aria d'incredulità non molto sicura.

      — Davvero!

      Ella buttò indietro, con una rapida scossa del capo, la massa dei suoi capelli d'oro, ripetendo:

      — Già, a me non la date a intendere!...

      Ma alzatosi di tavola, il nonno andò a chiudersi in camera con la mamma, intanto che Stefana metteva a letto le bambine. Ella chiese ancora:

      — Dov'è il babbo? Perchè non ha desinato in casa?

      — Avea un invito...

      — Proprio oggi che arrivava il nonno!...

      Ella scuoteva il capo, non bene persuasa; ma recitando le preghiere della sera, cacciandosi sotto le lenzuola, pensava ridendo alla festa che sarebbe cominciata con la presenza del nonno. Era molto tempo che se ne stava lontano, dall'ultima volta che avevano lasciato Milazzo; ma ella non rammentava bene questo. Le avrebbe fatte divertire, lui che giuocava con loro come un ragazzo, che le contentava in ogni cosa! La mamma era stata tanto di cattivo umore! e il babbo! Una volta, non sapeva dove, li aveva uditi che si bisticciavano; il babbo gridava, la mamma scoppiava in pianto: rammentava l'abbraccio fitto che le aveva dato, scorgendola.

      Ma anche il domani, e gli altri giorni che restava a casa, il babbo non parlava con nessuno, sgridava terribilmente le persone di servizio, non rispondeva nemmeno alle carezze delle figliuole. La mamma non volle andare a passeggio, la domenica; diceva di sentirsi poco bene, ma non si metteva a letto. Inutilmente, mentre la carrozza aspettava sotto il portone, lei insisteva:

      — Mammina, vieni anche te!... Non è giusto, sai, lasciar solo il tuo babbo adesso che è con noi!.. Guarda: tu metterai l'abito mauve, quello che ti sta tanto bene... Nonno, sapessi com'è bella la mamma con quella toletta!... Vieni dunque, mammina!...

      La mamma invece la pregava di non insistere, e esse andarono sole col nonno. Andarono alle Cascine, dove c'erano tante belle carrozze, tanti signori a cavallo; e lei, composta come una damina, col piccolo busto eretto, gli sguardi brillanti dal piacere, spiegava tratto tratto:

      — Guarda, nonno, quella lì è la Treggiani; la conosci? Quell'altre due sono le sorelle Lorenzetti: una è maritata col marchese Bicci e l'altra con Martinari... Tò, guarda il babbo!..

      Il babbo, a cavallo, stava fermo vicino a una victoria, a discorrere con una signora elegantissima, che aveva delle perle enormi alle orecchie e rideva mostrando i denti più bianchi delle perle. Il nonno si voltò bruscamente dall'altra parte, ella tacque un poco. Poi, come passavano altre carrozze, riprese:

       — La principessa Roskoff... Non mi piace punto com'è vestita, oggi!... Quella è la Giacomelli, sai, la signora che ha i più bei brillanti di Firenze... ma io non li ho visti... La mamma non vuole andar mai a teatro!... Nonno, tu ci condurrai?... Di' la verità: un passeggio come questo a Milazzo non lo sognano neppure!...

      Ma come la sorellina tossicchiava un poco, il nonno diè l'ordine di tornare a casa; e lì, intanto che la svestivano, lei enumerava un'altra volta, per la mamma, tutte le carrozze che aveva incontrate, descriveva le più belle tolette, criticava le brutte.

      — Sai, c'era anche il babbo...

      Però non aggiunse altro, vedendo che la mamma chinava gli occhi. E quando il babbo rientrò anche lui, s'udirono delle voci aspre, si vedeva il nonno passare da una stanza ad un'altra, su tutte le furie — e Stefana veniva ancora a portar vie le bambine.

      — Sono in collera, il babbo e il nonno... — notava lei. — E anche la mamma... Non dice niente, ma le dànno dispiaceri... io me ne accorgo bene!...

      Certi altri giorni, invece, pareva che tutti avessero fatto pace: il desinare era animato, il babbo discorreva, la mamma sorrideva un poco, le diceva di mettersi al piano. Lei cominciava a suonare qualcuno dei pezzi meglio studiati; ma, giunta ai passaggi complicati, s'impuntava, sbuffava, si dimenava sulla seggiola; intanto che Miss, con la sua voce pacata che era un'altra disperazione, ammoniva:

      — Faites attention, mademoiselle... recommencez, s'il vous plait.

      Ella tornava da capo, ma ad un nuovo imbroglio si lasciava scivolare dallo sgabello, buttando indietro i suoi capelli.

      — Assez, maintenant!...

       E cedeva il posto a Lauretta che eseguiva gli esercizii a puntino, senza sbagliare una nota, e si guadagnava tutti i baci e tutte le carezze.

      — Questo si chiama studiare!... Perchè non studii anche te come tua sorella?

      Ancora tutta fremente per l'irritazione che le difficoltà incontrate le avevano messa, dalla sua poltrona dove se ne stava sdraiata sbattendo le gambe, ella esclamava, sorridendo sul punto di piangere:

      — Eh, studio anch'io... ma le dita non ci vanno!.. cosa posso farci?... Io vorrei saper suonare senza perder tanto tempo!...

      Alcune volte veniva il conte Rossi, il loro padron di casa, tanto amico del babbo: un bel giovane, il più bel giovane di tutta Firenze. Allora ella provava una grande soggezione; se egli la guardava, se la carezzava, si sentiva tutta rimescolare; e non voleva esser trattata come una bambina in sua presenza. Il babbo andava via col conte; ella gli chiedeva, piano:

      — Dove vai, babbo, a teatro?... Conduci anche noi!.

      — Un'altra sera...

      E la mamma tornava ad avere l'umor nero, si chiudeva in camera, non voleva veder gente. Certi giorni, come venivano delle visite, il portiere aveva ordine di riferire che la signora non riceveva, e lei, dietro la finestra, guardava con rammarico le belle carrozze riluccicanti tornarsene indietro.

      — La calèche della marchesa Castelli... la victoria della Santamarta...

      Durante le lezioni, mentre Miss correggeva il dettato francese, o assegnava

Скачать книгу