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a ridere mostrando i dentini bianchi, mi vien la voglia di stringere fra le mani quella testina leggiadra e di darle tanti e tanti di quei baci! È anche un bel carattere, un carattere d'oro: sempre ilare, sempre di buon umore pronta allo scherzo, piena di spirito, punto schizzinosa, malinconica mai. Andremo d'accordo; io non posso soffrire le fronti pensierose, massime nelle persone che amo: mi sembra che celino sempre un segreto dolore, un dolore che non conosco e che non posso lenire, o di cui forse sono la causa involontaria. Ad esempio, Sofia, la mia futura cognata, ha la virtù di irritarmi con quel suo volto freddo ed impassibile; quando lei compare, l'anima mi si chiude, muore il sorriso sulle labbra e, rilucesse il più bel sole di primavera, mi pare di essere in una oscura e grigia giornata di novembre. Non ho nemmeno più il coraggio di scherzare con Lulù; quella Sofia disperde la gioia. Ella forse si è accorta della cattiva impressione che mi fa, perchè mi saluta senza guardarmi, non mi dà la mano, mi risponde con brevissime frasi; di sicuro si è accorta della mia antipatia. Forse se ne dispiace…

      ….. Lulù ride sempre. È molto giovane. Non mi rivolge mai una parola sul serio, ed anche quando vuol farlo, non ci riesce e sembra che voglia burlare. Dice di amarmi, poi si mette a ridere e parla di altro. Mi vuol del bene, ma non è un amore disperato. In coscienza, neppure io ci spasimo… meglio così. Per me, ho due teorie chiare, stabilite nella mente: primo, bisogna che i due fidanzati siano dello stesso carattere; secondo, non si deve mai cominciare con una forte passione. Siamo nel caso con Lulù; saremo felicissimi. Andremo a fare un viaggio per l'Italia, ma senza correre, senza affannarci, a piccole giornate, godendo di tutti i comodi, trattenendoci dove più ci piace, osservando anche le più piccole cose. Ci vorranno almeno tre mesi… no, non bastano… mettiamo anche quattro: ho anche piacere di sottrarre me e Lulù, per un certo tempo, alla triste compagnia di Sofia. Ma, domando io, è naturale che alla sua età quella fanciulla debba essere così seria? Avrà ventitrè anni… non è brutta, credo. Anzi ha occhi bellissimi ed un portamento da regina.—Se non fosse così severa, potrebbe piacere. Prevedo che rimarrà zitella: forse questo è il suo cruccio, forse un amore… qualche tradimento… sarei tanto curioso di sapere la causa della sua tristezza… ne chiederò a Lulù quando ci ritroveremo un po' soli…

      ….. A Lulù piacciono i dolci, me lo dichiarò la seconda sera che andai in casa sua. Bisogna vedere come li rosicchia; i confetti si liquefanno, scompaiono dietro quelle labbruccie rosse, e dopo un momento essa prende una falsa aria di compunzione, per dire che non ve ne sono più. È carina, carina, carina! Mi ha confidato a bassa voce che, quando romba il tuono ha paura e va a nascondere la testa sotto i cuscini; che ha sempre sognato di avere un abito di velluto nero, lunghissimo, col merletto bianco alle maniche ed al collo; mi ha assicurato che sarà gelosa, gelosa come una spagnuola e che comprerà un piccolo pugnale dal manico di acciaio, intarsiato di oro per compiere le sue vendette. È adorabile quando mi ripete queste cosuccie, con quella sua aria fanciullesca e convinta. Anche la Sofia è costretta a sorridere delle follie di Lulù… se fossi intimo con Sofia la consiglierei a sorridere qualche volta; ciò le rischiara il viso….. Quella Sofia! quella Sofia! Chi arriverà mai a conoscere il suo animo?…..

      Il libro cadde dalle ginocchia a terra, il nostro giovanotto si riscosse al rumore, si guardò attorno meravigliato, quasi si toccò per riconoscersi. Era proprio lui, Roberto Montefranco, colto in flagrante delitto di meditazione!

      III.

      Il crepuscolo cadeva come una fina pioggerella di cenere grigia; Sofia in piedi dietro i vetri del balcone guardava giù nella strada popolata e rumorosa. Era l'ora in cui la via di Toledo diventa pericolosa pel gran numero di carrozze piccole e grandi, che s'incrociano, salgono, scendono senza posa. Sofia pareva cercasse qualcuno con lo sguardo: ad un tratto un vivo rossore le passò sul viso, essa chinò un poco il capo, ridivenne pallida e subito rientrò nella camera. Non era trascorso un minuto che Lulù giunse come un turbine, sbattendo porte, scostando sedie per correre meglio:

      —Che fai qui, donna Sofia Santangelo? Leggevi?

      —Sì….. leggevo.

      —Non hai avuto lo spirito di stare al balcone?

      —E se lo avessi avuto?

      —Bah! io son dovuta stare di là, perchè Albina la sarta ha portato l'abito per questa sera—intanto fremevo d'impazienza, perchè avrei voluto esser qui. Ier sera dissi a Roberto di mettere il suo costume bleuté, di attaccare Selim al carrozzino e di passare alle sei e mezzo. Chi sa se mi avrà obbedito!

      —Roberto è passato col costume bleuté, nel carrozzino.

      —Misericordia! Come sai tutto questo? Non leggevi forse?

      —….. Ero dietro i vetri.

      —Ed hai riconosciuto Roberto, mentre non lo guardi mai? Miracolo! Ti ha egli salutata?

      —Sì.

      —Come ha tolto il suo cappello?

      —Ma… come si toglie sempre.

      —E tu hai risposto?

      —Mi prendi per una sgarbata?

      —Gli hai rivolto un sorriso almeno?

      —No… cioè non lo so.

      —Sei una cattiva, Sofia. Anche ieri sera Roberto mi parlava di te…..

      —Dicendoti che ero cattiva?

      —No, ma chiedendomi la causa di questo tuo carattere chiuso chiuso, così differente dal mio. Allora io gli ho sfilato un bel panegirico; gli ho detto che tu sei più buona, più amabile, più amorosa di me e che hai il solo difetto di nascondere le tue qualità. Figurati, che lui mi ascoltava con molto interesse; infine mi ha domandato dell'avversione tua per lui…

      —Avversione?

      —Così ha detto, e sai, non ha tanto torto! Lo tratti con sì poca cordialità! Ma anche su questo punto ti ho difesa, ho messa su una bugia, cioè che egli ti era molto simpatico, che lo stimavi tanto tanto…

      —Lulù!

      —Lo so che non è vero; ma Roberto ti vuol del bene, non è una ingratitudine averlo per estraneo?

      Sofia buttò le braccia al collo di sua sorella e la baciò; Lulù la trattenne un istante e le mormorò con voce carezzevole:

      —Perchè non lo ami un pochino, Roberto?

      L'altra fece un moto brusco, tirandosi indietro, e non disse verbo.

      —Sicchè—riprese Lulù, stringendosi nelle spalle e cambiando discorso—questa sera non vieni proprio con noi?

      —No, ho mal di capo. Puoi andare con mamma.

      —Delle tue solite. Basta, io vado lo stesso, perchè mi divertirò molto molto.

      —Viene con te….. Roberto?

      —Nix; egli va al suo circolo, dove vi è Consiglio di direzione. Io ne profitto per isvignarmela e per ballare sino a domattina.

      —E se egli lo sa?

      —Tanto meglio, imparerà da ora a lasciarmi libera. Non voglio fargli prendere cattive abitudini.

      —Lo ami poco, mi sembra.

      —Moltissimo, alla mia maniera. Ma io scappo a vestirmi, mi ci vorranno almeno due ore.

      . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

      Sofia stette ad ascoltare il rumore della carrozza che si allontanava, portando seco la madre e la sorella; era rimasta sola, sola come aveva sempre desiderato di esserlo. Da bambina, quando le facevano qualche torto, aveva pianto solo quando era in letto all'oscuro, e l'uso gliene era rimasto: così perduta in quel gran salone, sotto il chiaro lume della lampada le mani inerti e la testa abbandonata sulla spalliera della seggiola, le si dipingeva sul volto un grande affanno, il vivo riflesso di una lotta interna alacrissima. Certo in quei momenti di solitudine completa le ritornava la coscienza di un grande dolore; il sentimento della realtà, lungamente respinto, diventava

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