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contare di voi altri Côrsi.

      — Sì, eh?

      — Sì, e ne ho anche lette e non poche.

       — E che avete sentito dire dei Côrsi? che cosa ne avete letto? Poveri, ma onorati, per la Immacolata! e sopra tutto liberi.

      — Io ho inteso dire ed ho letto, la Corsica essere una macchia di uomini salvatichi, dentro la quale l'uno cerca l'altro per ammazzarsi.

      — Lo avete inteso?

      — Già: ancora, che siete barbari così che, paragonandovi con gli orsi, ingiurieremmo questi animali dabbene.

      — Lo avete inteso?

      — Ed in fede della incomportabile barbarie vostra adducevano che i vostri montanari non portano parrucca e non si danno la cipria.

      — Ed anche questo avete inteso voi?

      — Questo non intesi, bensì lessi nel libro di monsieur Jaussin sopra la Corsica.

      Il signor Santi fece spallucce e senza ira soggiunse:

      — I Francesi fanno numero, ma non fanno gente; la lode di costoro mi avrebbe oltraggiato, ma l'oltraggio non mi affligge.

      — Però ne ho sentito contare delle peggio da altri che pure non sono francesi.

      — Peggio?

      — Peggio: perchè vi predicavano bugiardi, infingardi, cupidi dello altrui, avari del proprio, vendicativi, ingannatori e traditori....

      — Traditori? Per Dio santo! anco traditori?

      — Anche traditori; insomma tali, che i Romani, i quali di uomini se ne intendevano, non giudicandovi buoni nè anco per ischiavi, vi buttavano via come cani tignosi.

      — Qual è lo sconsagrato che ha detto questo, perch'io gli passi il cuore? — urlò il vecchio levandosi a mezzo sul seggiolone e scompigliando i guanciali, di cui due cascarono in terra. Il signor Giacomo li raccolse, e, intanto che a bello agio li riassettava, proseguiva con la solita flemma:

      — E che bisognava condursi proprio in Corsica per toccare con mano che chi disse sette i peccati mortali, disse uno sproposito, perchè il diavolo in Corsica ne aveva annoverato fino a settantamila e non si era anco rimasto dal contare.

      — E voi ci avete creduto?

      — Io? vado a vedere.

      — Ma io vi domando se voi ci credete?

       — No, non ci credo: anzi credo il contrario, perchè ho fatto a dire: la libertà non è fungo che nasce dal fracido; ella deriva come sequela da premessa di virtù e completa il sillogismo della dignità umana. I Romani vi odiarono e vi portarono per bocca perchè nello stritolarvi si scorticarono le mani; i corpi vostri essi vinsero, non le anime, le quali, durando a loro marcia voglia, inconcusse nello aborrimento di qualunque tirannide, eglino screditarono per selvatiche. La gente odierna corrompere ed essere corrotta appella civiltà; prosuntuosa quanto vile, non le basta chiamare la pazienza imbelle accortezza, la paura sagacia, temperanza l'astio misero di ambiziosa impotenza, bensì provocando scredita ogni generoso irrompere alle armi, come febbre di mente feroce o partito da matto, il quale metta il fuoco a san Pietro di Roma per cuocersi una coppia d'uova;

      — È vangelo! — esclamò il Côrso; e prese un mazzolino di mughetti che gli stava accanto sul banco e, sollevati gli occhi alla immagine della Immacolata, riprese:

      — Era per lei, ma adesso lo profferisco a voi, e la nostra Avvocata non se ne arrecherà di certo.

      — Per lei fu côlto e a lei sta bene, — rispose il Boswell alzandosi e facendo quello che forse aveva dimenticato il signor Giacomini, cioè porre il mazzetto dentro un bicchiere davanti la immagine. Nel riassettarsi però vide il Côrso il quale, rannuvolato da capo, sfondava col temperino i fogli che teneva sul banco. Successe un silenzio lungo, per ultimo interrotto da un sospiro del Giacomini, cui tenne dietro la dolorosa esclamazione od interrogazione:

      — Ma ahimè! voi siete inglese...

      — Sì certo, la Dio grazia: avreste per avventura in uggia gli Inglesi, signor Giacomini?

      — Eh? gl'Inglesi no, l'Inghilterra sì. A me gl'Inglesi paiono tante partite di un conto corrente, scritte dagli angioli, l'Inghilterra poi la somma tirata dal diavolo in persona.

      — Oh!

      — Io non posso pensare alla Inghilterra senza che mi si affacci alla mente il mio Monterotondo: più che si salisce, più è freddo; in cima ghiaccio perpetuo. Gli uomini vostri, finchè privati, sentono e palpitano; fatti ministri, eccoli bilancia e iarda: allora il popolo più meritorio per essi è quello che logora maggior copia di balle di bambagino, l'ottimo dei governi quello che franca dai dazi le manifatture inglesi e grava le altrui.

       — Egli è un dannato governo.

      — Vedete? ne andate d'accordo ancor voi. Il primo dovere di un popolo libero non istà nel sovvenire gli altri popoli a liberarsi dalla schiavitù?

      — No, signore. Il primo dovere dei popoli e di chi li governa consiste nel procacciarsi la maggiore somma possibile dei beni.

      — Come, come?

      — Senza dubbio. Prima che i popoli diventino Cristo, il quale si fece crocifiggere per la salute dei genere umano, tempo ci vorrà; ed anco Cristo fu solo.

      — Dunque perchè mormorate contra al vostro governo?

      — Io gli do torto perchè i governi, promovendo gli interessi proprii, devono avere occhio agli altrui: altrimenti ogni cagione di alleanza durevole casca. Ora l'Inghilterra, proteggendo la Corsica a conservare la sua libertà, metterebbe un altro piede nel mediterraneo; sostenendo voi altri nella vostra indipendenza, si assicurerebbe la vostra amicizia. L'ingegno degli uomini di stato, mio caro signore, non mette allo sbaraglio le cose proprie per avvantaggiare le altrui, bensì s'industria di toccare la cima della prosperità per via del bene degli altri; imperciocchè, voi lo vedete chiaro, nel primo caso rovinano ambedue, nel secondo fioriscono entrambi.

      — Sia: anzi per lo appunto la va così; ed è per questo che l'Inghilterra nel giudizio dei popoli deve accomodarsi fin d'ora di andarsene allo inferno senza salvazione, mentre la Francia può sempre confidare nel limbo o alla più trista nel purgatorio. Di fatti nel giorno del giudizio l'Inghilterra che cosa vorrà mettere sul guscio della bilancia per equilibrare l'ira di Dio? Forse la leggerezza della Francia? Ma no, perchè ella medita sempre col dito teso verso la fronte. Forse l'orgoglio della Francia? Ma no, chè il giusto sentimento del volere e del potere non fa orgoglio. Forse la iattanza della Francia? Neppure. L'Inghilterra si astiene dalla stima e dal disprezzo anticipato, aspetta, giudica e onora quanto trova degno di onore. L'Inghilterra pertanto proverà più pesante la mano di Dio per la ragione, che al tristo savio sarà chiesto conto più rigoroso che al tristo folle.

      — Badate, caro signore: la vita dei popoli non si compone mica di anni e nè anche di secoli: onde, vedete, l'Inghilterra ha un bel tempo dinanzi a sè per pentirsi.

      — Sì, e intanto gli uomini si disperdono dentro i sepolcri.

       — Ma non i popoli, non la libertà.

      — Parole stantìe, senapismi ai piedi di tutte le agonie della libertà che passano! Vallo a predicare ai porri che, ammazzati i cani, saranno le pecore custodite meglio; intanto i lupi allestiscono le maschere per il carnovale. Parole scellerate, parole traditore, come le altre che s'ingegnano insinuare, i cittadini essere cosa diversa dalla città, i paesani dal paese, i governanti dal governo! No, per Dio santo! e' formano tutti una cosa; e se il governo è tristo, fa conto ch'ei sia il gavocciolo, e i governanti gli umori pestiferi che lo creano.

      — Mio caro signore, bisogna avere avvertenza a questo, che i governi, quantunque potentissimi, non possono mica sempre tagliare la veste dalla pezza. I mali vengono a capitomboli e se ne vanno con le grucce, e chi sta su la fossa piagne il morto. Assicuratevi, signore, che nelle faccende pubbliche se, invece di tirare a modo e a verso, taluno si avviasse dare uno strettone, correrebbe rischio di trovarsi con la corda

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