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      «Si figuri. Fate pure.»

      «E potrebbe recuperare le informazioni di contatto di quelli che hanno deciso di andarsene?» chiese DeMarco.

      «Certo.»

      Kate e DeMarco si avventurarono fuori nella sala fatta di cubicoli, ampie scrivanie e ricco caffè. Ma ancor prima di parlare con una sola persona, Kate ebbe un’impressione abbastanza buona che avrebbero ottenuto più o meno lo stesso. Quando più di una persona descriveva qualcun altro come molto sincero e tranquillo, di solito veniva fuori che era vero.

      Nel giro di quindici minuti avevano parlato con gli otto dipendenti al momento in ufficio. Kate aveva avuto ragione; tutti avevano descritto Jack come una persona dolce, gentile, uno che non creava problemi. E per la seconda volta in quella mattina qualcuno si era riferito a Jack Tucker come a una persona noiosa – ma in modo buono, non offensivo.

      Nei recessi della mente, Kate sentì rimestarsi qualcosa, un ricordo o un modo di dire che aveva sentito da qualche parte nelle strade percorse in vita sua. Qualcosa sullo stare attenti a una moglie, o a un coniuge, annoiati – la noia poteva farli scattare. Ma non le veniva in mente.

      Dopo essersi fermate nell’ufficio di Hiroto un’ultima volta per farsi dare la lista delle persone che avevano deciso di andarsene, Kate e DeMarco tornarono fuori nel meraviglioso sabato mattina di New York. Pensò alla povera Missy Tucker, sotto il peso di quella bellissima giornata, che cercava di adattarsi alla vita che, almeno per un po’, poteva non sembrare per niente bella.

      ***

      Trascorsero il resto della mattinata in visita a chi aveva deciso di andarsene dal lavoro. Si imbatterono in molte lacrime e persino in qualcuno di arrabbiato che un uomo innocente e gentile come Jack Tucker fosse stato assassinato. Fu esattamente lo stesso che parlare con chi era rimasto in ufficio, solo meno opprimente.

      Parlarono con l’ultima persona – un uomo che si chiamava Jerry Craft – poco dopo l’ora di pranzo. Arrivarono a casa sua mentre Jerry stava montando in macchina. Kate parcheggiò nel vialetto dietro di lui, cogliendo uno sguardo irritato. Smontò dall’auto mentre Jerry Craft si avvicinava. Aveva gli occhi rossi e sembrava piuttosto triste.

      «Scusi il disturbo» disse Kate mostrando il documento. DeMarco le si mise accanto e fece lo stesso. «Siamo le agenti Wise e DeMarco, FBI. Speravamo che avesse il tempo di parlare con noi di Jack Tucker.»

      L’irritazione lasciò rapidamente il viso di Jerry e lui annuì e si sostenne al retro della sua auto.

      «Non so che cosa potrei dirvi oltre a ciò che sicuramente avete già sentito da chiunque altro. Presumo che abbiate parlato col signor Hiroto e con gli altri in ufficio, no?»

      «Sì» disse Kate. «Adesso stiamo parlando con chi oggi se n’è andato – dato che parrebbe che avessero un rapporto più intimo con Jack.»

      «Non so se sia necessariamente vero» disse Jerry. «C’erano solo pochi di noi che si trovavano fuori dal lavoro. E Jack di solito non era tra questi. Alcuni probabilmente hanno accettato l’offerta di Hiroto solo per prendersi un giorno libero.»

      «Qualche idea su perché Jack non si facesse vedere al di fuori delle ore lavorative?» chiese DeMarco.

      «Nessuna ragione, non credo. Jack era un tipo casalingo, sapete? Nel tempo libero preferiva starsene a casa con sua moglie e i suoi figli. Il lavoro gli faceva fare orari assurdi già così – non ha senso trovarsi al bar con le stesse persone con cui si è appena usciti da lavoro. Amava la sua famiglia, sapete? Faceva sempre cose stravaganti per i compleanni e gli anniversari. Parlava sempre dei figli al lavoro.»

      «Quindi pensa anche lei che avesse una vita perfetta?» chiese Kate.

      «Così sembrava. Anche se, in realtà, può qualcuno avere una vita perfetta? Cioè, persino Jack aveva delle tensioni con sua madre, a quel che so. Ma non ce le abbiamo tutti?»

      «Come mai?»

      «Niente di grosso. C’è stato quest’unico giorno al lavoro in cui l’ho sentito parlare con sua moglie al telefono. Era andato fuori sulla tromba delle scale per un po’ di privacy, ma stavo usando una delle vecchie postazioni di lavoro proprio vicino alla porta delle scale. Sono rimasto colpito, perché è stata l’unica volta che l’ho sentito parlare con sua moglie o di lei senza altro che felicità nella voce.»

      «Ed era una conversazione sulla madre di Jack?» chiese Kate.

      «Ne sono piuttosto sicuro. Quando è tornato l’ho un po’ preso in giro, ma lui non era dell’umore di stare agli scherzi.»

      «Sa qualcosa dei suoi genitori?» chiese Kate.

      «No. Come ho detto, Jack era un ragazzo fantastico, ma non lo definirei un amico.»

      «Dove stava andando in questo momento?» chiese DeMarco.

      «Stavo andando a prendere dei fiori per la sua famiglia per poi lasciarli a casa loro. Ho visto sua moglie e i suoi figli qualche volta alle feste di Natale e ai barbecue aziendali, cose così. Una bellissima famigliola. È davvero un peccato quel che è accaduto. Mi fa stare un po’ male, sapete?»

      «Be’, non la tratteniamo oltre» disse Kate. «Grazie, signor Craft.»

      Di nuovo in macchina, Kate uscì dal vialetto di Jerry e disse «Ti va di recuperare le informazioni sulla madre di Jack?»

      «Ci sono» disse DeMarco un po’ freddamente.

      Kate si ritrovò di nuovo a lottare per starsene tranquilla. Se DeMarco aveva intenzione di estendere la sua piccola irritazione per gli eventi della sera precedente, era una sua scelta. Kate di sicuro non avrebbe permesso che la cosa avesse delle conseguenze sui progressi che stava facendo sul caso.

      Nello stesso tempo, si ritrovò anche a dover trattenere un sorriso ironico. Aveva trascorso così tanto tempo a flagellarsi, a chiedersi se la sua nuova posizione la stesse tenendo lontana o meno dalla sua famiglia, ed eccola lì, a lavorare con una donna che a volte le ricordava Melissa così tanto da far paura. Pensò a Melissa e Michelle mentre DeMarco veniva sbattuta da un dipartimento all’altro del bureau, in cerca delle informazioni sulla madre di Jack Tucker. Pensò a come si era comportata e aveva agito Melissa quando lei, Kate, era stata così rapita dal caso Nobilini. Erano stati otto anni prima; Melissa ne aveva ventuno, era ancora leggermente ribelle e piuttosto contraria a tutto ciò che sua madre desiderava per lei. C’era stato un lasso di tempo in cui Melissa si era tinta i capelli di viola. A dire il vero stava piuttosto bene, ma Kate non era mai riuscita a costringersi a dirlo ad alta voce. Era stato un periodo provante delle loro vite, anche se suo marito Michael era ancora vivo e presente per fare il genitore di Melissa mentre lei cresceva.

      «Questo è interessante» disse DeMarco trascinando Kate fuori dal suo viaggetto nella strada dei ricordi. Stava mettendo giù il telefono e guardava in avanti con un baluginio di entusiasmo negli occhi.

      «Che cosa è interessante?» chiese Kate.

      «La madre di Jack è una certa Olivia Tucker. Sessantasei anni, vive nel Queens. Una storia immacolata dal punto di vista penale, ma con una macchiolina.»

      «Qual è la macchiolina?»

      «Hanno chiamato la polizia a causa sua, due anni fa. La telefonata è stata fatta da Missy Tucker, la stessa notte in cui Olivia Tucker ha cercato di violare il suo domicilio.»

      Si scambiarono un’occhiata, e in quella Kate sentì che parte della tensione che c’era tra di loro stava cominciando a sciogliersi. Le piste buone, dopotutto, avevano la tendenza ad avvicinare anche i partner più estranei l’uno all’altro.

      Con la sensazione finalmente di arrivare da qualche parte, Kate girò l’auto e puntò al Queens.

      CAPITOLO CINQUE

      Olivia Tucker viveva in ordinario ed essenziale appartamento di Jackson Heights. Quando Kate e DeMarco arrivarono, aveva come ospite un predicatore del posto. Fu lui

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