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vi chiedo cortesemente di andarvene. Vorrei piangere come si deve mio figlio.»

      Kate sapeva che il loro tempo con Olivia Tucker era finito; se avesse continuato a insistere, la donna non avrebbe fatto che chiudersi. Inoltre era stata inutile sul fronte delle informazioni – a meno che gli abietti sentimenti che provava verso la nuora non potessero essere visti come veri. E Kate dubitava che lì ci fosse qualcosa.

      «Grazie» dise Kate. «E siamo davvero dispiaciute per la sua perdita.»

      Olivia annuì, si alzò e uscì dalla stanza. «Sono sicura che vi ricordate dov’è la porta» disse prima di sparire da qualche altra parte, nella casa.

      Kate e DeMarco se ne andarono, non più vicine a una pista solida ma accuratamente scosse dalla visione di Olivia Tucker su Missy.

      «Pensi che ci sia un briciolo di verità?» chiese DeMarco. Sembrava stare uscendo dal suo malumore, apparentemente motivata dal caso.

      «Penso che in questo momento, mentre è in cerca di risposte a quel che è successo, pensi che in parte sia vero. Penso che stia prendendo dei timori avuti nel corso degli anni e che li stia amplificando solo per avere un oggetto su cui scagliare il suo biasimo e la sua rabbia.»

      DeMarco annuì mentre salivano in macchina. «Di qualsiasi cosa si sia trattato, è stato brutto.»

      «E penso che ciò la escluda da qualsiasi illecito. Magari teniamo d’occhio Missy, però, giusto per tenerla al sicuro. Magari facciamo anche sapere al dipartimento locale quanto instabile pare essere Olivia.»

      «E poi?»

      «E poi ci riorganizziamo. Possibilmente davanti a uno o due bicchieri di vino, in hotel.»

      Pareva una buona idea, ma Kate continuava a pensare a Missy Tucker e a come il suo mondo non fosse ora che il guscio vuoto di ciò che era stato un tempo. Kate ricordava troppo bene cosa si provasse a perdere l’uomo che amavi, l’uomo che ti conosceva come un libro aperto letto milioni di volte. Spezzava il cuore a livelli inimmaginabili, e ti succhiava via la vita.

      Rivivere quel sentimento in quell’attimo, mentre andava all’hotel, la rese più motivata che mai. La fece tornare indietro nei ricordi, dove risiedevano i dettagli del primo caso, lì dove era cominciato il caso Nobilini.

      La sua mente tentò di attaccarsi a un nome – un nome che conosceva bene ma che era svanito nelle regioni più profonde della sua memoria. Era un nome che le era stato ricordato quel giorno stesso, quando avevano incontrato gli amici di Jack Tucker allo yacht club.

      Cass Nobilini.

      Lo sai che lì ci sono delle risposte, pensò Kate.

      Forse sì. E sarebbe andata a cercarle, se fosse stato necessario.

      Ma sperava proprio di no. Sperava di riuscire a vivere il resto della sua vita senza rivedere mai più Cass Nobilini. Però sapeva anche che le probabilità erano molto poche – che, anzi, avrebbe rischiato di vederla molto presto.

      CAPITOLO SEI

      Si accomodato al bar dell’hotel proprio mentre la folla dell’ora di cena cominciava a riempire il locale. Anche se la prospettiva di un bicchiere di vino era molto promettente, Kate scoprì di essere un po’ più entusiasta dell’hamburger che aveva ordinato. Di solito lavorando a un caso finiva col dimenticarsi di pranzare, lasciando la fame alla fine della giornata. Mentre affondava i denti nell’hamburger per il primo morso, vide DeMarco rivolgerle un piccolo sorriso. Era il suo primo sorriso autentico della giornata.

      «Cosa?» chiese Kate con la bocca piena.

      «Niente» disse DeMarco inforcando l’insalata di pollo alla griglia. «È rassicurante vedere una donna con la tua figura ed età mangiare così.»

      Inghiottendo il boccone, Kate annuì e disse «Sono stata dotata di un metabolismo fantastico.»

      «Oh, che stronza.»

      «Ne vale la pena per mangiare così.»

      Tra le due passò un breve silenzio, che venne rotto quando entrambe risero insieme dallo scambio di battute. Era bello poter abbassare la guardia con DeMarco dopo la giornata tesa che avevano vissuto. DeMarco sembrava pensarla allo stesso modo, sulla base di ciò che disse dopo aver sorseggiato il suo vino.

      «Scusa se sono stata così sgradevole tutto il giorno. Tutta quella cosa di dare una notizia del genere a una famiglia… è difficile. Cioè, lo so che è difficile, ma per me lo è in modo particolare. In passato mi è successa una cosa che mi ha scossa. Pensavo di averla superata, ma evidentemente non è così.»

      «Cos’è successo?»

      DeMarco si prese un attimo, forse chiedendosi se volesse o meno immergersi nella storia. Con un'altra bella sorsata di vino, decise di proseguire. Lasciò andare un sospiro e cominciò.

      «So di essere gay da quando avevo quattordici anni. A sedici ho avuto la mia prima ragazza. A diciassette io e la mia ragazza Rose – lei ne aveva diciannove – abbiamo deciso di buttarci e fare coming out. L’avevamo tenuto un segreto tutte e due, soprattutto per i nostri genitori. Quindi eccoci lì – sul punto di dare la notizia. Io sarei dovuta andare a casa sua e l’avremmo detto ai suoi genitori che, dovrei aggiungere, pensavano che io e Rose fossimo solo buonissime amiche. Ero sempre a casa loro e viceversa, hai presente? Quindi sono lì sul divano dei suoi quando ricevo una telefonata. È la polizia, dice che Rose aveva avuto un incidente d’auto e che era morta subito, all’impatto. Hanno chiamato me invece dei suoi genitori perché hanno trovato il suo cellulare e hanno visto che faceva a me il novanta per cento delle telefonate.

      «Quindi sono scoppiata a piangere subito e i suoi genitori erano seduti lì, a chiedersi che cavolo fosse successo – perché improvvisamente fossi in lacrime, in ginocchio sul pavimento. E ho dovuto dirglielo. Ho dovuto dire quello che mi aveva appena detto il poliziotto.» Fece una pausa, diede un colpetto all’insalata, e poi aggiunse «È stato il peggior momento in assoluto della mia vita.»

      Kate trovava difficile guardare DeMarco; stava confessando la storia non con emotività ma come fosse stata un robot che recitava una serie di eventi. Eppure il racconto era più che sufficiente a spiegare l’atteggiamento di DeMarco della sera precedente, quando lei, Kate, aveva detto che sarebbero state loro a dare la brutta notizia a Missy Tucker.

      «Se lo avessi saputo, lo sai che non l’avrei fatto» disse Kate.

      «Lo so. E lo sapevo anche in quel momento. Ma le emozioni che provavo hanno soffocato ogni ragione o logica. A essere sincera, dovevo solo lasciar sbollire la cosa. Mi dispiace che ne abbia fatto le spese tu.»

      «Acqua passata» disse Kate.

      «Lo hai fatto spesso nella tua carriera? Dare notizie del genere?»

      «Oh sì. E non diventa mai facile. Diventa più facile distaccarsene, ma l’azione in sé non è mai facile.»

      La tavola cadde di nuovo nel silenzio. Passò il cameriere per riempire i bicchieri mentre Kate continuava a lavorare sul suo hamburger.

      «Allora, come sta il tuo uomo?» chiese DeMarco. «Allen, giusto?»

      «Sta bene. È arrivato al momento della relazione in cui si preoccupa che io sia ancora nell’FBI. Preferirebbe che lavorassi a una scrivania. O che rimanessi in pensione.»

      «Quindi la cosa si sta facendo seria, eh?»

      «Così pare. E una parte di me ne è entusiasta. Ma c’è una piccola parte di me che sente che sarebbe uno spreco di tempo. Io e lui ci stiamo avvicinando rapidamente ai sessant’anni. Cominciare una nuova relazione a quest’età è… strano, immagino.» Percependo che DeMarco si sarebbe aggrappata all’argomento se lei glielo avesse permesso, Kate ridiresse rapidamente la conversazione.

      «E te? La vita amorosa si è ripresa dall’ultima volta che abbiamo avuto questa imbarazzante conversazione?»

      DeMarco scosse la testa e sorrise. «No,

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