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croce, che ci ammazzarono padron Dodo, l'altro anno.

      – Volta; lo so. Di qua che vedi?

      – Un pagliajo, con un pentolino in cima per cappello.

      – E come ti pare? Giallo?

      – Colore di paglia, direi.

      – Di paglia, per te. La paglia, poi, per conto suo, chi sa cos'è, chi sa com'è. Sai dove sono i colori? Tu credi nelle cose? Che! Negli occhi sono. E bada, finché vedono la luce. Difatti, ne vedi tu colori di notte, stando al bujo? Sicché gli occhi, caro mio, vedono finto; con la luce.

      – Aspetta, – dice il Rosso. – Ora me li cavo. Tanto, sono per finta.

      – Ignorante! – ripete Marco. – Non dico questo. Tu vedi la cosa come i tuoi occhi te la fanno vedere. Io la tocco e me la figuro, con le dita. Dimmi un po', se pensi alla morte, che vedi anche tu? Nero più nero di questo mio. Davanti alla morte, ciechi tutti! ciechi tutti!

      – E ora comincia la predica! – esclama il Rosso. – Sta' zitto, che qua non c'è nessuno!

      Così difatti è solito cominciare le sue prediche Marco, quelle almeno più solenni e terribili. «Ciechi tutti! ciechi tutti!» e leva le braccia, agitando le mani per aria, mentre la faccia, col volume di tutta quella gran barba nera, gli si sbianca di più.

      Un cieco che dica ciechi gli altri non è di tutti i giorni. E fa furore.

      Ora il Rosso apprezza queste doti di Marco perché sa che gli fruttano bene; ma si può essere certi che stima sciocchi tutti coloro che gli fanno la carità. Vivendo per le campagne come un animale forastico, s'è formata anche lui una sua particolare filosofia, di cui, strada facendo, per non restare indietro a nessuno, vuol dare un saggio ai due compagni. Li pianta lì in mezzo allo stradone dicendo loro d'aspettare un pochino, perché ha riflettuto che Sopri è molto lontana e non potrebbero arrivarci se non dopo il tocco.

      – Ragionate tra voi dei colori che non ci sono. Me li arrotolo e me li porto via con me sotto il braccio per cinque minuti. Tanto, a voi non servono!

      – E dove vai? – domanda Alfreduccio.

      – Qua vicino. Non temete, torno presto. Penso per tutti.

      Alfreduccio allunga una mano per toccare Marco e stringersi a lui; non tocca nulla perché Marco gli sta dietro; e allora chiama:

      – Marco!

      – Eh? – fa questi, protendendo anche lui una mano, nel vuoto.

      Ma basta a confortarli la voce, sentendosi almeno vicini.

      – Bell'aria!

      – Allegri!

      Traggono un sospiro di sollievo udendo il tonfo cupo della stampella del Rosso.

      – Eccomi, zitti! – dice questi, ansimando e trascinandoli via per lo stradone.

      – Andiamo! andiamo!

      Marco, costernato, sentendosi strappare avanti con tanta furia, domanda:

      – Perché?

      E Alfreduccio, arrancando dietro, chiede anche lui:

      – Perché?

      – Zitti! – impone loro il Rosso di nuovo. E finalmente, fermandosi a una svoltata dello stradone, acchiappa una mano d'Alfreduccio per fargli palpare qualcosa dentro la bisaccia.

      – Gallina? – dice subito Alfreduccio.

      Marco aggrotta le ciglia:

      – L'hai rubata?

      – No. Presa, – risponde il Rosso tranquillamente. Marco si ribella:

      – Via subito a lasciarla dove l'hai rubata!

      – Perché se la mangino i cani? È già morta!

      – Non so niente! Buttala via! Se dobbiamo stare insieme, rubare niente! Te lo pongo per patto.

      – Ma chi ruba? – dice il Rosso sghignazzando. – Lo chiami rubare tu, questo? Sì, forse in città. Ma qua siamo in campagna. Caro mio! La volpe sì, se le vien fatto, si prende una gallina, e io uomo no? Allarga le idee, all'aria aperta!

      – Non allargo niente! – ribatte Marco, pestando un piede. – Me ne torno indietro, bada, a costo di rompermi l'osso del collo. Coi ladri non fo lega!

      E si strappa da Alfreduccio che s'è afferrato con una mano al suo braccio.

      Il Rosso lo trattiene:

      – Eh via, che furia! Vuol dire che non ne mangerai, tu che sei tanto dabbene! Ma se la paglia, scusa, è paglia per me, perché la volpe poi ti deve parer ladra? Sarà ladra per te che hai comprato la gallina. Ma la volpe ha fame, caro mio; non è ladra. Vede una gallina? Se la prende.

      – E tu che sei, volpe? – gli domanda Marco.

      – No, – risponde il Rosso. – Ma essere uomo per te che vuol dire? Morire di fame?

      – Lavorare! – gli urla Marco.

      – Bravo, cane! E se non puoi?

      – Faccio così!

      E Marco stende una mano, in atto di chiedere l'elemosina.

      Allora il Rosso, irresistibilmente:

      – Puh!

      Uno sputo su quella mano. Partito proprio dal fondo dello stomaco.

      Marco diventa furibondo:

      – Porco! Schifoso! Vigliacco! A me, uno sputo? T'approfitti che sono così?

      E con quella mano da cui pende filando lo sputo, levata in aria per schifo, e con l'altra armata del bastone, cerca il Rosso che lo scansa dando indietro e sghignazzando.

      Alfreduccio, più là, spaventato, si mette a gridare:

      – Ajuto! ajuto!

      Ma subito il Rosso gli è sopra e gli tura la bocca.

      – Zitto, bestia! Ho fatto per ischerzo!

      Marco pesta i piedi, si contorce dalla rabbia, curvo, e grida che vuol tornare indietro. Tra le mani del Rosso Alfreduccio, come un annegato, gli lancia una voce:

      – E io con te, Marco!

      Allora il Rosso lo caccia a spintoni:

      – E andate a rompervi il collo tutt'e due! Voglio vedervi! Andate, andate!

      I due si raggiungono, si prendono per mano, e via di furia, tastando coi bastoni la polvere dello stradone. Quella fretta arrabbiata di poveri impotenti che andando ballano dall'ira, provoca di nuovo le risa del Rosso che s'è fermato a guardarli., Se non che, a un certo punto, vedendo che alla svoltata seguitano a tirar via di lungo:

      – Ferma! ferma, perdio! – si mette a gridare.

      E correndo giunge appena in tempo a strapparli dal pericolo di precipitare giù nel burrone.

      – Ecco, tieni, schiaffeggiami, – dice poi a Marco, lasciandosi prendere. – Sono qua.

      Marco, ancora rabbioso, gli afferra la camicia sul petto e gli grida in faccia, come in confidenza:

      – Ringrazia Dio, carogna, che non ho nulla addosso! Ti ammazzerei!

      – Vuoi il coltello? Tieni, ammazzami, – fa il Rosso, cacciandosi una mano in tasca per finta di cercarvi il coltello. Ma scoppia a ridere di nuovo, scoprendo che Alfreduccio lo ha cavato di tasca per davvero, lui, sotto sotto. – Bello! – gli grida, agguantandogli la mano. – Ah, tu lo cacci per davvero? Bravo, rospo! E guarda com'è affilato! E fuori misura! Ma sai che potrei schiaffarti in catorbia come niente? Giù, lascialo, buttalo! Così… E a terra anche tu!

      – Per carità! per carità! – geme Alfreduccio, buttandoglisi davanti in ginocchio.

      – Che gli fai? – urla Marco.

      – Niente, – dice subito il Rosso, raccattando con una mano il coltello e afferrando con l'altra un orecchio

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