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in 27 ordini (ted.: Rechtsanwaltskammer) e nell’ordine degli avvocati presso la Corte federale di giustizia. Gli ordini sono competenti per l’ammissione all’avvocatura. Inoltre essi vigilano sul rispetto del codice deontologico.

      In Germania, inoltre, praticano anche avvocati italiani che, dopo aver svolto un percorso di formazione e pratica professionale presso uno studio legale in Germania, possono professare la loro professione anche qui. Si tratta dunque di avvocati che parlano perfettamente l’italiano e che al meglio possono occuparsi delle cause degli italiani in Germania. Infine un consiglio: i Consolati dispongono delle liste degli avvocati (anche tedeschi) che parlano italiano; basta chiedere.

       Breve Storia della Costituzione tedesca

      Era il 23 maggio del 1945 quando il cancelliere Konrad Adenauer firmava, con una penna messa a disposizione dal Kölner Ratssilber, la Legge fondamentale (ted.: Grundgesetz), proclamando “a norma dell’articolo 145” la nascita della Bundesrepublik Deutschland, la Repubblica federale tedesca. Un giorno importante, s’intende.

      Eppure, nei media, l’evento sembrò passare quasi inosservato. Come mai? La legge fondamentale era, infatti, frutto di un compromesso tra socialdemocratici, cristianodemocratici, liberali, comunisti e democratici. Ne venne fuori una legge che non era stata pensata come Costituzione (in ted.: Verfassung), ma come una legge provvisoria. Solo nel caso di una riunificazione con la Germania dell’est, il popolo tedesco si sarebbe dato una Costituzione unica.

      Dopo la caduta del muro di Berlino nel novembre dell’89, tuttavia, il Grundgesetz fu confermato come Costituzione federale: l’unificazione venne raggiunta estendendo la lista dei Länder previsti nel preambolo del testo costituzionale, dunque aggiungendovi semplicemente i cinque della Germania orientale e abolendo l'articolo 23, il quale lasciava in sospeso la validità della Legge fondamentale per un futuro in cui le due Germanie si sarebbero unite; ciò equivalse a operare la riunificazione tedesca sotto forma di entrata o adesione della Germania dell'est nella Repubblica federale tedesca.

      Il progetto della Costituente partiva, dunque, nell’agosto 1945, quando nell’isola Herrenchiemsee in Baviera un gruppo di esperti – politici, professori e giuristi – si riunirono per due settimane con lo scopo di mettere insieme una prima bozza che doveva diventare la base per il Consiglio parlamentare (ted.: Parlamentarischer Rat). Gli alleati – inglesi, francesi e americani – volevano soprattutto una costituzione democratica. Gli americani esigevano a tutti i costi un sistema federale (ted.: Bundesstaat), per i francesi e gli inglesi, invece, era importante puntare sulla divisione dei poteri (ted.: Gewaltenteilung) e i diritti fondamentali (ted.: Menschenrechte).

      Lo Stato deve essere a servizio del popolo, e non viceversa: questo era il principio fondamentale che fungeva da slogan per i costituzionalisti. Carlo Schmid, un importante esponente politico della Spd, voleva che questo principio divenisse l’art. 1 della nuova Costituzione. Perché? Il passato del Terzo Reich doveva restare per sempre passato e questa formula doveva essere un monito per chi avrebbe anche minimamente pensato di mettere al primo posto la ragione di Stato. L’art. 1, però, si trasformò in un’altra formula, che divenne una colonna portante del Grundgesetz: “La dignità dell’uomo è inviolabile” (vedi sotto). Anche se la bozza presentata dagli esperti fu rivista e rielaborata, gli oltre 130 articoli presentati dal Verfassungskonvent – come appunto veniva chiamata la pre-costituente – furono fondamentali per i seguenti lavori del Parlamentarischer Rat a Bonn.

      Dopo nove mesi di intenso lavoro, il Parlamentarischer Rat, presieduto da Konrad Adenauer e costituito da 65 membri – tra cui solo quattro donne -, presentò a Bonn – che sarebbe diventata la capitale della Repubblica federale tedesca – il testo finale del Grundgesetz.

      La novità giuridica era sotto gli occhi di tutti: i diritti umani non vengono considerati dal Grundgesetz un semplice obiettivo da raggiungere da parte della legislazione, ma vengono garantiti dalla carta costituzionale e, soprattutto, messi al centro della Costituzione stessa: prima vengono i diritti dell’uomo (artt. 1 - 19 Grundgesetz) e poi vengono le norme che regolano l’organizzazione dello Stato. Tra l'altro, una caratteristica significativa di questa carta è che prevede da parte del popolo un diritto di resistenza, il cui bisogno era stato dettato dall'esperienza dell'ascesa della dittatura nazionalsocialista (art. 20 comma 4 Grundgesetz). Non vi è più uno Stato federato dominante che pesi sull'attività politica degli altri; vengono infatti in buona parte ristabiliti gli Stati esistenti prima del nazismo, con eccezione dell’enorme Prussia, che aveva di fatto detenuto un peso sproporzionato e che viene perciò frammentato.

      Durante il periodo di Weimar, i poteri conferiti al Presidente avevano provocato indirettamente la prassi di governare con l'aiuto di decreti di emergenza nei casi in cui non si riuscisse a trovare una maggioranza: nel Grundgesetz, invece, questa possibilità non è prevista – neanche indirettamente. Proprio per questo si tenta di ridurre e al minimo il rischio di maggioranze impossibili, problema tipico della Repubblica di Weimar in cui spesso gli affari politici diventavano ingestibili a causa delle dozzine e dozzine di partiti rappresentati in Parlamento (Reichstag). La soluzione, sancita a livello di legge elettorale, fu una soglia di sbarramento del cinque per cento che limita sensibilmente il numero di partiti rappresentati (ted.: Sperrklausel), tra l'altro tagliando fuori dall’arco parlamentare partiti estremisti.

      Lo strumento della mozione di sfiducia continua ad esistere (ted.: Misstrauensvotum), ma è subordinato alla condizione di trovare un nuovo esecutivo prima che il precedente venga rimosso dai suoi uffici (principio di sfiducia costruttiva). Anche da questo punto di vista, la Legge fondamentale tedesca avrà un ruolo di modello per le costituzioni di altri Stati14.

       La fine della pena di morte in Germania

      Ma per conoscere meglio la Carta Costituzionale tedesca ed alcuni aspetti legati ai diritti da essa garantiti, è utile raccontare alcuni aneddoti poco conosciuti anche ai tedeschi stessi: uno di questi riguarda proprio la fine della pena di morte (ted.: Todesstrafe), una vicenda alquanto incredibile se si considera che proprio nel Terzo Reich questa pena era uno strumento di terrore da parte di uno Stato che conosceva solo la violenza come metodo politico.

      Era un giorno sereno e soleggiato il 14 luglio 1947, quando, nella piccola cittadina di Ahrweiler – nei pressi di Coblenza –, dopo cinque udienze, la venticinquenne Irmgard K. viene condannata a morte.

      L’accusa è gravissima: avrebbe ucciso i suoi figli, il piccolo Günter di cinque anni e la piccola Karin di soli 19 mesi. Irmgard K., difatti, confessò di aver strangolato Günter e Karin perché non sarebbe riuscita a sopportare di vedere “i volti dei suoi figli segnati dalla fame”. Non è un mistero il fatto che dopo la seconda guerra mondiale il cibo era una cosa rara: ma i giudici del tribunale di Ahrweiler non le credettero. Alcuni vicini e inquilini di Irmgard K. testimoniarono che la giovane donna conosceva molti militari americani, che le facevano avere di tutto, anche da mangiare. Dunque, qual era il vero motivo di Irmgard K.? Cosa spinse la giovane donna ad uccidere i propri figli? La verità non si saprà mai.

      Quel che si saprà, invece, è che Irmgard K. doveva essere decapitata. Il Land Renania-Palatinato (Rheinland-Pfalz), tuttavia, non aveva una ghigliottina funzionante. E così nel 1948 iniziò la costruzione della ghigliottina su richiesta di Adolf Süsterhenn, il ministro di Grazia e Giustizia della Renania-Palatinato.

      Nel frattempo, a Bonn, iniziano nell’autunno del 1948 le consultazioni del Consiglio parlamentare per formulare – come ho scritto sopra – la Costituzione tedesca. Nel Consiglio parlamentare i delegati dei partiti democratici discutono anche se abolire una volta per tutte la pena di morte. Il dibattito è aspro e infuocato: da una parte si schierano con Adolf Süsterhenn, avvocato cattolico promotore della pena di morte, soprattutto gli esponenti democristiani e di centro, mentre dall’altra parte – contro la pena di morte – si batte l’avvocato socialdemocratico Friedrich Wilhelm Wagner, appoggiato dal suo partito (Spd) e dai comunisti (Kpd).

      Ma Süsterhenn ha un ulteriore problema: oltre a temere le capacità oratorie del suo concorrente Wagner, si profilano inattese difficoltà

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