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afferma infatti che a causa dell’influsso transalpino le varietà locali risultano difficilmente comprensibili dai parlanti altri dialetti italiani:

      Sie hat [il milanese], wie mehrere Mundarten Italiens, einen dialetto urbano und einen dialetto rustico. Jenen spricht das Volk in Mailand; diesen sprechen die Landleute der umliegenden Gegend. Eine Unterabteilung des leztern ist auch die Mundart, welche von den Umwohnern des Luganer- uns Comer-Sees gesprochen wird, deren vielen des leztern nach Deutschland auswandern und Handel treiben. Diese leztere ist sehr unverständlich, und selbst Italiener aus andern Gegenden verstehen sie nur mit Mühe. Die Mundart der Umwohner des lago Maggiore gehört gleichfals hieher; aber an den westlichen Ufern desselben geht sie schon in die piemontesische über.6

      Nei primi decenni dell’Ottocento, in anni coevi o immediatamente successivi alle descrizioni scorse nelle pagine precedenti, si assiste nella Lombardia, con centro a Milano, a un rinnovo dell’interesse e a una sensibilizzazione nei riguardi del dialetto.7 In questo clima culturale sono poste le basi di importanti opere dialettologiche, tra cui gli Studii linguistici di Bernardino BiondelliBiondelliBernardino, che sull’impronta della distribuzione geografica delle antiche popolazioni italiche opera una suddivisione dialettale in sei famiglie (gallo-italica, ligure, tosco-latina, veneta, carnica e sannitico-iapigia);8 le importanti raccolte e compilazioni lessicologiche di MontiMontiPietro; e infine, i vocabolari e l’ambizioso progetto della Dialettologia italiana di CherubiniCherubiniFrancesco, teso a procurare una descrizione complessiva delle varietà dialettali italiane, assecondando un proposito già settecentesco, di De Brosses ad esempio, condiviso poi da Muratori e successivamente anche da CesarottiCesarottiMelchiorre, che a proposito scrisse:

      È d’uopo far uno studio di tutti i dialetti nazionali, e tesserne dei particolari vocabolari, studio raccomandato a ragione dallo stesso de Brosses e dal sensato Muratori, studio curioso insieme e necessario per posseder pienamente la lingua italiana, per conoscer le vicende e trasformazioni dello stesso vocabolo, e sopra tutto per paragonar tra loro i diversi termini della stessa idea e le varie locuzioni analoghe; valutarne le differenze, rilevar i diversi modi di percepire e sentire dei vari popoli, indi trarre opportunamente partito da queste osservazioni, e supplir talora con un dialetto alle mancanze d’un altro.9

      2.2. L’area svizzero-italiana nelle classificazioni di CherubiniCherubiniFrancesco

      Francesco CherubiniCherubiniFrancesco è stato uno dei pionieri dello studio metodico dei dialetti e nella prima metà dell’Ottocento si può forse considerare il più importante dialettologo ante litteram d’Italia.1 La sua notorietà si deve principalmente alla compilazione del Vocabolario milanese-italiano, apparso in due tomi nel 1814 e successivamente ampliato e ripubblicato in quattro volumi tra il ’39 e il ’43, seguiti da un supplemento postumo del ’56 curato dagli amici Giuseppe VillaVillaGiuseppe e Giovanni Battista de CapitaniDe CapitaniGiovanni Battista. Le ricerche del lessicografo non erano però circoscritte alla sola area linguistica milanese o lombarda ma avevano un respiro sovraregionale, che nel limite delle possibilità pratiche comprendeva tutte le varietà del territorio italiano. Come naturale in questo giro d’anni, la dialettologia empirica di CherubiniCherubiniFrancesco si collocava nella tradizione di una linguistica descrittiva e classificatoria, non ancora allineata alle più recenti acquisizioni della comparatistica europea.2 L’assenza di rigore scientifico da parte dello studioso è tuttavia da imputare alla mancanza di strumenti e alla difficile reperibilità di interlocutori e informatori sul territorio, nonché all’ampiezza della sua ricerca, sostenuta da un’operosità instancabile ma inevitabilmente caotica.

      L’interesse dialettologico di CherubiniCherubiniFrancesco si sviluppava in orizzontale, prediligeva cioè l’ampiezza dell’indagine all’approfondimento della singola varietà. Le sue classificazioni dei dialetti italiani, benché supportate da una raccolta precaria e disomogenea di materiali linguistici, sorprendono per estensione e per l’incessante rielaborazione alla quale furono sottoposte nel corso degli anni, al passo con le acquisizioni del lessicografo. Le proposte operate in questo senso da CherubiniCherubiniFrancesco a partire dal 1824 evolvono e sono aggiornate sino alla morte avvenuta nel 1851, termine ante quem per lo schema dei dialetti sul quale si configura l’imponente progetto della Dialettologia italiana.

      Una prima catalogazione complessiva è tentata dal lessicografo nel Prospetto nominativo dei dialetti italiani (1824), posto in appendice alla sua traduzione dell’opera Uebersicht aller bekannten Sprachen und ihrer Dialekte del filologo russo-tedesco Friedrich AdelungAdelungFriederich von, pubblicata a San Pietroburgo nel 1820. Nel saggio di AdelungAdelungFriederich von le varietà del Ticino sono subordinate al Milanese («a. del Lago di Lugano | b. del Lago di Como | c. del Lago Maggiore | d. della Valle Lucernone od Onsernone»), il quale è classificato come dialetto, paritariamente, ad esempio, al Basso Lombardo, che comprende le sotto-varietà del «Modanese; Ferrarese; Bresciano».3 In appendice al trattato, CherubiniCherubiniFrancesco aggiunge un sintetico prospetto dei vernacoli italiani – da lui allestito come struttura di base per il progetto di un Dizionario italiano-dialetti – mediante il quale intende revisionare e migliorare quello presentato nell’opera del tedesco. Lo riferisce la Nota del traduttore che precede il Prospetto nel volume del 1824:

      Le divisioni e suddivisioni qui riportate dall’illustre Autore si possono dire esatte a sufficienza per un Prospetto generale qual è il suo. Siccome però egli stesso nella Prefazione che ha premessa al suo libro invita chiunque a porgergli modo di renderlo più che si possa perfetto, così io credo non gli sarà per riuscire discaro che io aggiunga qui un Prospetto nominativo dei varj dialetti italiani quale fu da me compilato or sono parecchi anni acciocchè mi servisse di base nel lavoro che io sto eseguendo d’un Dizionario complessivo di tutte le voci dei dialetti medesimi.4

      L’allestimento di un repertorio lessicografico di tutti i dialetti d’Italia si rivelò essere un progetto troppo imponente e rimase tra le ricerche incompiute dello studioso assieme all’opus magnum della Dialettologia italiana, rispetto alla quale il Vocabolario italiano-dialetti doveva essere un sussidio pratico, nel quale s’intendevano riunire e sistemare i materiali raccolti. La documentazione elaborata in questo ambizioso cantiere è oggi tràdita da alcuni codici della Biblioteca Ambrosiana di Milano, in parte strutturati in parte disordinati e compositi, che conservano il materiale accumulato in decenni di costante lavoro: ritagli, elenchi lessicali e fraseologici, raccolte di poesia dialettale, schede biografiche, lettere di informatori sparsi per l’Italia e minute di varia natura.5 Questi materiali non consentono una ricostruzione organica del lavoro, ma offrono un’interessante prospettiva sul laboratorio dello studioso, sulla sua pratica empirica della dialettologia.

      Fra questi, nei fondi dell’Ambrosiana si conserva un manoscritto intitolato Saggio di vocabolario dei Dialetti italiani, con un’impostazione analoga a quella degli atlanti linguistici o dei repertori italiano-dialetto, composto da ventotto carte autografe datate gennaio 1824:

      Saggio di Vocabolario dei dialetti italiani compilato da Francesco CherubiniCherubiniFrancesco. Consiste nella sola combinazione alfabetica MA del Dizionario italiano coi corrispondenti vocaboli de’ singoli italiani dialetti che tengon dietro a ciascuna voce italiana cominciante p[er] de[ett]a combinazione. Gennaio 1824.6

      L’esperimento è costituito da un elenco di lemmi in italiano inizianti per ma- seguiti dai corrispettivi dialettali nelle varietà documentate mediante raccolte di prima mano o con il tramite degli informatori sparsi per la penisola. I dialetti considerati nell’abbozzo del repertorio, il cui numero esiguo e la scarsa diversificazione geografica denunciano l’arretratezza della ricerca, possono variare leggermente a seconda dell’entrata. Ad esempio, in una stampa di prova a uso personale del lemma madia, che lascia tuttavia presagire una prima intenzione di allestimento editoriale del vocabolario, sono censite le varietà seguenti:

      sicil.[iano], mil.[anese], com.[asco] sviz.[zero], lodig.[iano], tort.[onese], pav.[ese], bresc.[iano], mantov.[ano] veron.[ese], padov.[ano], napol.[etano], venez.[iano], cremon.[ese], cremas.[co], berg.[amasco], genov.[ese], piem.[ontese], bolog.[gnese], ferrar.[ese], friul.[ano], sard.[o].7

      Le varietà dialettali della Svizzera italiana sono raggruppate e genericamente

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