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persone da sentire."

      "Non è che potremmo avere quel filmato?" chiese Mackenzie.

      "Certamente" disse Rising, anche se il suo tono lasciava intendere che era pazza se era lì che aveva intenzione di cercare indizi.

      Mackenzie seguì Ellington in fondo al magazzino. Una parte di lei avrebbe voluto rovistare tra gli scatoloni, ma sapeva che probabilmente non avrebbe portato a nulla. Quando avessero avuto una pista o dei potenziali sospetti, allora forse avrebbero potuto trovare qualcosa di utile, ma fino ad allora ciò che era custodito all'interno del magazzino non avrebbe significato nulla per loro.

      "Il corpo è ancora dal coroner?" chiese Mackenzie.

      "A quanto ne so, sì" disse Rising. "Vuole che chiami per informarla del vostro arrivo?"

      "Sì, grazie. E veda come si può fare per farci avere quel filmato."

      "Ah, posso mandarvelo io, agente White," disse Quinn. "È tutto in digitale. Mi dica solo dove vuole che lo invii.”

      "Venite" disse Rising. "Vi accompagno all'ufficio del coroner. È giusto due piani sotto il mio."

      E così, i quattro uscirono dal magazzino e tornarono sotto la pioggia. Il rumore era assordante, anche sotto l'ombrello. Sembrava che il cielo stesse cercando di lavare via ogni traccia e ogni odore di quello che era accaduto nel magazzino.

      CAPITOLO SEI

      Quinn Tuck si rivelò estremamente utile. A quanto pareva, voleva andare fino in fondo a quella faccenda proprio come chiunque altro. Ecco perché, quando Mackenzie ed Ellington arrivarono alla stazione di polizia, aveva già fornito loro un link per accedere a tutti i file digitali del sistema di sicurezza del suo complesso di magazzini.

      Decisero di iniziare dalle registrazioni, piuttosto che dal corpo di Claire Locke. Questo avrebbe dato loro modo di sedersi e raccogliere le idee. Si avvicinava il tramonto e la pioggia continuava a scendere. Mentre il vicesceriffo Rising provvedeva a procurare un monitor, Mackenzie ripensò a quella giornata, trovando difficile credere che, meno di nove ore prima, si trovava in un giardino pittoresco a pensare al suo matrimonio.

      “Qui ci sono le marche temporali più rilevanti” disse Rising, passando a Mackenzie una pagina del suo taccuino. “Non sono molte.” Picchiettò il dito su una voce in particolare, scritta a caratteri inclinati. “Qui è l'unico momento in cui si vede Claire Locke entrare nel complesso. Abbiamo recuperato dalla motorizzazione il suo numero di targa, quindi sappiamo che è lei. E questo” proseguì indicando un altro orario, “È quando se n’è andata. Sono gli unici momenti in cui si vede nel filmato.”

      “Grazie, vicesceriffo” disse Ellington. “Questo è di grande aiuto.”

      Rising rivolse loro un breve cenno, prima di uscire dal piccolo ufficio di riserva che aveva trovato per loro. Quell’operazione monotona avrebbe richiesto un po’ di tempo ma, come aveva affermato Rising, la polizia locale aveva già svolto un po’ del lavoro per loro. Nei momenti in cui non c’era attività sullo schermo, fecero avanzare il filmato velocemente. Partirono dalle marche temporali indicate sul foglio. Quando sullo schermo comparve l'auto di Claire Locke, Mackenzie zoomò, ma non riuscì a vedere chi fosse al volante. Rimase ad osservare l'ingresso del complesso per ventidue minuti di registrazione accelerata, fino a quando l'auto di Claire ripartì. In quel lasso di tempo, non era arrivato nessun altro e non erano uscite altre auto.

      “Sai” disse Mackenzie “È del tutto possibile che non sia stata aggredita dentro al magazzino.”

      “Credi che qualcuno l'abbia uccisa altrove e l'abbia poi portata lì?”

      “Magari non l'ha uccisa altrove, ma probabilmente l'ha rapita. Penso che vedere il corpo ci aiuterà a determinarlo. Se mostra segni di disidratazione o inedia, in pratica sapremo con certezza che è stata abbandonata lì.”

      “Ma stando al rapporto, la serratura è stata chiusa dall'esterno.”

      “Allora forse qualcun altro ha la chiave” suggerì Mackenzie.

      “Probabilmente qualcuno che guida una delle altre auto che compaiono in questi giorni e giorni di registrazioni.”

      “Molto probabilmente.”

      “Vuoi rimanere qui a visionare i filmati mentre io vado a esaminare il corpo?” chiese Ellington. “O viceversa?”

      Mackenzie immaginò la povera donna, sola al buio e incapace di chiamare aiuto. Se la immaginò incespicare alla cieca cercando di trovare un modo per aprire quella porta.

      “Penso che preferirei controllare il corpo. Tu te la caverai qui?”

      “Ma certo. Questo è il massimo dello streaming. Niente pubblicità o altro.”

      “Bene. Ci vediamo tra poco.”

      Si chinò per baciarlo su una guancia prima di andarsene. Era stato un gesto spontaneo, fatto senza riflettere, anche se non era molto professionale. Era un valido promemoria del perché non avrebbero potuto lavorare insieme a quel modo dopo il matrimonio.

      Mackenzie lasciò l’ufficio e si mise alla ricerca dell'obitorio, mentre Ellington osservava il tempo scorrere rapidamente sullo schermo.

      ***

      La domanda se Claire Locke avesse o meno sofferto di fame o disidratazione mentre si trovava nel magazzino trovò risposta appena Mackenzie la vide. Anche se non era un'esperta in materia, le guance della giovane avevano un aspetto emaciato. Se anche l’addome fosse incavato non era chiaro, a causa dell'incisione praticata dal coroner.

      Ad attendere Mackenzie all'obitorio c’era una donna paffuta e stranamente piacevole di nome Amanda Dumas. Accolse calorosamente Mackenzie e si mise in piedi contro un tavolo d'acciaio sul quale erano disposti gli strumenti del suo mestiere.

      “Sulla base del suo esame” disse Mackenzie “Direbbe che la vittima ha sofferto di fame e di sete prima di morire?”

      “Sì, anche se non so fino a che punto, esattamente” disse Amanda. “Ci sono pochissimi acidi grassi nel suo stomaco. Questo, oltre ad alcuni segni di deterioramento muscolare, indica che ha sperimentato almeno i primi morsi della fame. Ci sono anche segni che indicano disidratazione, anche se non posso essere certa che sia questo ad averla uccisa.”

      “Pensa che si sia dissanguata prima?”

      “Sì. E, francamente, sarebbe stata una grazia per lei.”

      “In base a quello che ha visto sul corpo, crede che fosse ancora viva quando è stata portata nel magazzino?”

      “Ah, senza dubbio. E mi sento di affermare anche che fosse cosciente.” Amanda indicò le abrasioni sulla mano destra di Claire. “Sembra che abbia lottato in qualche modo e che, ad un certo punto, abbia tentato la fuga.”

      Mackenzie osservò i tagli e notò che uno in particolare sembrava piuttosto frastagliato. Era molto probabile che a causarlo fosse stata la guida di scorrimento all'interno della saracinesca del magazzino. Vide anche l'unghia che era stata strappata.

      “Sono anche presenti dei lividi sulla nuca” aggiunse Amanda. Con uno strumento simile a un pettine scostò i capelli di Claire, e lo fece con delicatezza, quasi con una sorta di affettuoso rispetto. Mackenzie scorse un livido viola nella parte alta del collo, proprio alla base del cranio.

      “Ci sono segni che sia stata drogata?” chiese alla dottoressa.

      “No, nessuno. Sto ancora aspettando il responso di un'analisi chimica, ma in base a ciò che ho visto, non mi aspetto che risulti qualcosa.”

      Mackenzie suppose che il livido dietro la testa e il bavaglio a palla trovato nella bocca di Claire fossero ragioni più che sufficienti a spiegare come mai non avesse chiamato aiuto mentre veniva portata nel magazzino. Ripensò alla registrazione, certa che il conducente di una delle auto era il responsabile del suo omicidio e anche della morte della persona trovata la settimana prima.

      Mackenzie

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