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della stessa famiglia.

      Magari era un po’ tardi, ma Emily adesso avrebbe fatto tutto il possibile per godersela.

      *

      Mentre si faceva sera, Daniel preparò un’altra serie di cocktail. Posò il bicchiere di fronte a Emily proprio quando le vibrò il telefono per una telefonata.

      “È Amy,” spiegò. “Devo rispondere.”

      “Amy? Delle scuole superiori?” chiese Roy sollevando un sopracciglio.

      Emily annuì. “Siamo ancora amiche,” lo informò. “È una delle damigelle. Mi sta aiutando molto a preparare il matrimonio.”

      Emily uscì di corsa dal bar per rispondere.

      “Em, ci dispiace tantissimo,” cominciò Amy. “La telefonata è durata un’eternità e adesso siamo troppo distrutte per guidare. Ci fermiamo qui per la notte. Non odiarci.”

      “Non vi odio,” le disse Emily, segretamente sollevata che le sue amiche non avrebbero interrotto la sua riunione col padre.

      “Domani mattina partiamo subito,” aggiunse Amy.

      “Amy, davvero, va tutto bene,” disse Emily. “È successo qualcosa qui.”

      “Che cosa? C’entra il matrimonio? Daniel? Sheila?” Sembrava preoccupata.

      “Niente del genere,” spiegò Emily. Poi fece un respiro profondo. “Amy, c’è mio padre.”

      Ci fu un lungo silenzio. “Cosa? Come? Stai bene?”

      A questo non sapeva come rispondere, e proprio non voleva starci a pensare troppo su. Non l’aveva ancora assorbita del tutto. Aveva bisogno di tempo per sbrogliare le emozioni e trovare il senso di tutto.

      “Sto bene. Ne parliamo quando arrivate.”

      Amy non sembrava convinta. “Okay. Ma se hai bisogno di parlare con qualcuno, chiamami subito. A domani.”

      Emily riattaccò e tornò al bar, alle risate gioiose di Roy e Daniel. Gli amici di vecchia data erano tornati insieme.

      “Be’,” disse Roy bevendo l’ultimo sorso rimasto nel bicchiere. “Credo che sia ora che mi levi dai piedi. Sembra che abbiate degli ospiti di cui occuparvi.”

      Emily era terrorizzata al pensiero che Roy se ne andasse. “Ho lo staff, si stanno occupando di tutto loro. Possiamo trascorrere del tempo insieme. Non te ne devi andare per forza.”

      Roy notò la sua aria spaventata. “Volevo solo dire che è ora che vada a letto. A dormire.”

      “Vuoi dire che resti?” chiese Emily sorpresa. “Qui?”

      “Se hai posto…” disse Roy docilmente. “Non intendevo darlo per scontato.”

      “Ma certo che puoi rimanere!” esclamò Emily. “Per quanto hai intenzione di rimanere?”

      “Fino al matrimonio, se non è un problema. Potrei aiutarvi un po’ con le varie organizzazioni, se vi serve.”

      Emily era sconvolta. Non solo suo padre era lì, ma intendeva rimanere per più di una settimana! Era davvero un sogno diventato realtà.

      “Sarebbe meraviglioso,” disse.

      Salirono di sopra e sistemarono Roy nella stanza che si trovava accanto al suo studio. Emily sapeva che a un certo punto avrebbe voluto entrarci, probabilmente da solo.

      “Questa stanza va bene?” chiese.

      “Oh, sì. È adorabile,” rispose Roy. “E si trova proprio accanto alla mia scala segreta.”

      Emily si accigliò. “Alla tua cosa?”

      “Non mi dire che non l’hai trovata,” disse Roy. Aveva un’ombra di malizia nello sguardo, che rivelava il suo problemino di un tempo con la pazzia, quella spirale che aveva trasformato la sua passione giocosa per le mappe dei tesori in casseforti segrete e inaccessibili dalle combinazioni nascoste.

      “Vuoi dire la scala per il belvedere?” chiese Emily. “Quella l’ho trovata. Ma è al secondo piano.”

      Roy allora applaudì rumorosamente, come se deliziato dalla cosa. “Non l’hai trovata! La scala dei domestici.”

      Emily scosse la testa per dire di no. “Ma ho visto i progetti di tutta la casa. Il bar era l’ultimo luogo nascosto che c’era.”

      “Una cosa non può essere nascosta se si trova nei progetti!” esclamò Roy.

      “Mostracela,” disse Daniel. Pareva elettrizzato, come quando avevano scoperto il bar.

      Roy li condusse nel suo studio. “Non vi siete chiesti perché ci fosse lo stipite di un camino su questo muro?” Ci bussò contro, e ne uscì un suono vuoto. “Tutti gli altri stipiti dei camini sono su muri esterni. Questo è su un muro interno.”

      “Non mi è neanche passato per la testa,” disse Emily.

      “Be’, è qui dietro,” disse Roy. “Ti spiace darmi una mano, Daniel?”

      Daniel obbedì subito. Rimossero quella che agli occhi di Emily adesso era una parete finta tappezzata in modo da essere uguale al resto della stanza. Ed eccola lì. Una scala. Semplice, niente di particolarmente bello da vedere, ma era la sua stessa esistenza a entusiasmarli.

      “Non ci credo,” disse Emily avanzando. “È per questo che hai scelto di fare lo studio qui?”

      “Ovviamente,” rispose Roy. “Le scale erano la scorciatoia della servitù per raggiungere il dormitorio senza essere visti da chi si trovava in casa. Va da qui giù fino al seminterrato, che è il luogo in cui un tempo dormivano i domestici.”

      “E questo è l’unico accesso,” affermò Emily, capendo adesso perché non l’avesse trovata prima. Il seminterrato conteneva ancora delle stanze che non aveva esplorato, e lo studio di suo padre era la stanza sulla quale aveva lavorato meno.

      Roy annuì. “Sorpresa.”

      Emily rise e scosse la testa. “Così tanti segreti.”

      Uscirono dallo studio e Roy andò in camera sua. Emily andò a chiudergli la porta, ma lui le si avvicinò per darle il bacio della buonanotte.

      Emily si bloccò, sconvolta. Suo padre non le dava un bacio da così tanto tempo, da ben prima che scomparisse dalla sua vita.

      “Buonanotte, papà,” disse frettolosamente.

      Chiuse la porta e si precipitò in camera sua. Una volta che fu dentro, al sicuro, Daniel la strinse immediatamente in un abbraccio di cui aveva davvero bisogno.

      “Come va?” le chiese dolcemente, cullandola delicatamente tra le braccia.

      “Non riesco a credere che sia davvero qui,” balbettò lei. “Continuo a pensare che sia un sogno.”

      “Di cosa avete parlato?”

      “Di tutto. Cioè, so che sto ancora elaborando la cosa, ma è stato catartico. Ho la sensazione che ora possiamo lasciarci tutto il dolore alle spalle e ricominciare da capo.”

      “Quindi sono lacrime di felicità quelle che mi bagnano la spalla?” scherzò Daniel.

      Emily si fece indietro e rise della macchia scura che Daniel aveva sulla camicia. “Ops, scusa,” disse. Non si era neanche accorta di piangere.

      Daniel la baciò con leggerezza. “Non c’è nulla di cui scusarsi. Lo capisco che sarà dura. Se devi piangere o ridere o urlare o altro, io sono qui. Okay?”

      Emily annuì, molto grata di avere un uomo tanto meraviglioso nella sua vita. E adesso, con suo padre lì con lei, le pareva che tutto stesse andando davvero a posto. Almeno, dopo così tanti anni trascorsi a vivere una vita insoddisfacente, sentiva che finalmente avrebbe vissuto la vita che meritava.

      Al suo matrimonio mancava solo

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