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suo staff, aprì la porta e vide tre uomini sul portico. Robusti. Tatuati. Dall’aria rozza, con jeans sbiaditi e giacche di pelle rattoppate. Si chiese se fossero dell’entourage di Roman Westwood. Gli addetti alla sicurezza o qualcosa del genere. Sicuramente non sembravano essere lì per la pittoresca atmosfera di mare.

      “Posso aiutarvi?” chiese.

      “Siamo qui per Daniel,” disse uno di loro. “Si dice in giro che si sposa con un’allegra donnina di New York!”

      Si misero a ridere.

      “Siamo suoi amici,” aggiunse un altro. “I testimoni.”

      Emily sentì il sangue affluirle al viso. Quelli erano i compagni di scuola di Daniel? Quelli che aveva invitato perché lei aveva insistito tanto? Quelli che avrebbero partecipato alla festa di nozze?

      Aprì la bocca per dir loro di entrare, ma aveva perso completamente la voce. Tutto ciò che riuscì a emettere fu uno stridio accompagnato dal più debole dei sorrisi.

      CAPITOLO QUATTRO

      Emily era ancora lì ad annaspare come un pesce di fronte agli uomini tatuati che presto avrebbero partecipato al suo matrimonio quando il pick-up di Daniel si immise nel vialetto.

      “Dev’essere lo sposo!” disse uno girandosi sul posto.

      Il furgoncino rallentò fino a fermarsi e Daniel smontò con un passo allegro che Emily non era solita vedere. Osservò, stupita, i tre scendere i gradini del portico e placcare Daniel.

      Sarà meglio che non gli lascino lividi in faccia, pensò trasalendo di fronte alla riunione da parapiglia dei vecchi amici.

      Alla fine il viso di Daniel riemerse dalla calca di denim e pelle. Aveva la guance arrossate e un largo sorriso in viso. Però adesso Roy aveva aperto la portiera del passeggero ed era quasi uscito. Con sorpresa di Emily, sorrideva anche lui.

      “Be’, diavolo se siete cresciuti,” disse ridendo.

      “Quello è Roy?” disse il primo uomo.

      “Lo dicevo che era il posto giusto!” esclamò il secondo colpendo il terzo al petto.

      “È stato decide di anni fa,” rispose il terzo. “Come faccio a ricordarmi?”

      “Perché è stata la migliore vacanza della mia vita!” esclamò il primo.

      Roy adesso emerse del tutto e porse la mano. “Stuart?”

      Quello annuì. “Sì. E ti ricordi di Clyde ed Evan?” Indicò prima l’uomo con la barba rossastra e trasandata, e poi quello più basso e sovrappeso.

      “Come posso dimenticare il weekend in cui Daniel vi ha invitati tutti a pesca?” rispose Roy.

      “È stato fantastico,” aggiunse Evan. “Credo che non ci siamo più trovati tutti insieme nello stesso posto dopo quel weekend, sai.”

      “Quindi voi siete i testimoni, immagino,” indagò Roy.

      Stuart era raggiante. “Certo che sì. È giusto che gli amici più vecchi di Daniel siano al suo matrimonio.”

      “Anche se sono passati più di dieci anni dall’ultima volta che ci siamo ritrovati tutti insieme,” aggiunse Evan.

      “Avete conosciuto mia figlia Emily?” disse Roy indicando Emily, che continuava a osservarli incredula. “Non avrei mai immaginato che Daniel un giorno sarebbe finito con lo sposare la mia principessina!”

      Adesso fu il turno dei tre di rimanere scioccati. Guardarono Emily, lì sul portico a bocca spalancata. Ma invece di sembrare imbarazzati per l’errore commesso, Emily si accorse che se la stavano godendo. Chiaramente erano tipi che adoravano mettere in imbarazzo gli altri. Dentro di sé, Emily si fece piccolina.

      “Lei è la moglie?” esclamò Clyde. “E perché non l’ha detto?”

      Rise e risalì il portico in direzione di Emily. Quando la raggiunse la abbracciò stretta. Come prevedibile, puzzava di sudore stantio.

      Emily cercò di mantenere il contegno. Ma dentro stava davvero andando nel panico. Non voleva giudicare troppo Daniel sugli amici che si era scelto, soprattutto dato che si trattava di vecchi compagni di scuola – i bambini dell’asilo tendono a scegliersi gli amici a caso, dopotutto – ma non riusciva a far conciliare l’immagine che aveva di quei quattro. Non era mai arrivata così vicina al passato da ragazzaccio di Daniel, prima. Vedeva di sfuggita il ragazzo che era stato e che avrebbe tranquillamente potuto rimanere se non avesse lasciato il Maine per il Tennessee quando l’aveva fatto. Avrebbe dovuto essere grata che avesse scelto quei tre in realtà, quando l’altra opzione erano gli amici del Tennessee che conoscevano Sheila.

      Proprio allora Chantelle smontò dal furgoncino e guardò curiosa in direzione dei tre uomini. Non era turbata, comunque. Era abituata alla gente sconosciuta che capitava alla locanda e sicuramente aveva incontrato tanti provinciali durante gli anni in cui aveva vissuto nel Tennessee.

      “Nonno, possiamo cominciare a lavorare alla serra per piacere?” chiese.

      “Ma certo,” disse Roy. E poi, rivolgendo l’attenzione a Stuart, Clyde ed Evan, aggiunse, più cortese che mai, “Se i signori vogliono scusarmi.”

      Roy e Chantelle si misero a scaricare dal pick-up tutti gli articoli che avevano comprato.

      “Vi faccio fare un giro,” disse Daniel agli amici.

      Li condusse oltre Emily, nel Bed and Breakfast.

      Lei li osservò allontanarsi, ancora sconvolta, ancora incapace di conciliare l’immagine di Daniel con quella di quegli omaccioni. Si voltò per seguirli, giusto in tempo per vedere Amy e Jayne scendere le scale.

      Stuart fischiò alle donne, ed Emily si sentì in imbarazzo. Nessuna delle sue amiche era tipo da lasciar correre quel genere di cosa. Nemmeno Jayne, che di norma adorava l’attenzione dei maschi. Terrorizzata che stesse per scoppiare un casino, Emily si affrettò a intervenire in anticipo.

      “Amy, Jayne,” le chiamò. “Vi siete sistemate bene nelle vostre stanze?”

      Amy spostò gli occhi socchiusi da Stuart all’amica. “Sì. Grazie, Em. Ma dobbiamo metterci al lavoro. Ci sono un sacco di commissioni da fare.”

      “Davvero?” disse Emily con un gemito. Nelle ultime settimane le sembrava di non aver fatto altro che organizzare il matrimonio. Poteva davvero esserci tanto altro da fare? D’altra parte, però, lasciare la locanda era probabilmente una buona idea. Meno tempo avrebbe passato con gli amici di Daniel meglio sarebbe andata. “Okay,” accettò. “Andiamocene.”

      Spinse le amiche fuori dalla porta prima che Daniel avesse modo di presentare gli amici. Con la coda dell’occhio Emily vide la sua espressione. Sembrava infastidito dal suo comportamento, dalla mancanza di cortesia che dimostrava impedendo loro di presentarsi. Ma non poteva agire diversamente. Se l’avesse preparata, forse sarebbe stato diverso. Almeno Emily avrebbe potuto dirgli di assicurarsi che non fischiassero dietro alle sue amiche, e avrebbe potuto avvertire le sue amiche di aspettarsi un po’ di maleducazione. Però, come sempre, Daniel l’aveva tenuta all’oscuro di un altro sgradevole aspetto del suo passato. E, ancora una volta, gli spazi vuoti del suo passato la tormentavano, facendola dubitare delle basi stesse su cui poggiava la loro relazione.

      *

      Emily e le amiche andarono nella città vicina per recarsi in una profumeria che Amy voleva vedere da anni.

      “Creano delle fragranze specifiche per il cliente,” spiegava Amy mentre guidava. “Un profumo su misura per una donna unica.”

      “Sembra…” Emily si bloccò. Voleva dire superfluo, ma si fermò appena in tempo. Terminò invece con un debole e poco convincente, “… forte.”

      “Oggigiorno lo fanno tutti,” aggiunse Jayne dal sedile posteriore. “Sarebbe molto poco sofisticato non farlo.”

      Chiaramente

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