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l'ho letto. Sulla targhetta del suo collare.”

      “Ma la targhetta è rovinata,” lei disse. “Voglio dire, riesco a malapena a leggerla.”

      Lui alzò le spalle e sorrise.

      “Mi hanno sempre detto che ho una buona vista,” replicò.

      Ma Scarlet non ne era convinta. La targhetta era rovinata, e la scritta non si leggeva quasi più: non riusciva a capire come lui avesse potuto leggerla. Questo la spaventò. Come sapeva il nome della cagna?

      Ma, allo stesso tempo, si sentiva a proprio agio intorno a lui. E, dato lo stato in cui si trovava, le piaceva avere compagnia. Non voleva che se ne andasse. Ma al contempo, pensò a Maria e a quanto sarebbe stata arrabbiata se fosse passata e l'avesse vista con lui. Sarebbe stata così gelosa. Probabilmente l'avrebbe odiata per il resto della sua vita.

      “Tu rappresenti un mistero qui in città,” Scarlet disse. “Il nuovo ragazzo. Nessuno sa molto di te. Ma molte persone muoiono dalla voglia di farlo.”

      “Davvero?” lui alzò le spalle.

      Scarlet attese, ma lui non aggiunse altro.

      “Allora … ecco … qual'è la tua storia?” lei gli chiese.

      “Immagino che tutti ne abbiano una, giusto?” ribattè Sage, poi si voltò e guardò verso l'orizzonte, come se stesse riflettendo su che cosa dirle.

      “Immagino che la mia sia noiosa,” osservò. “La mia famiglia … si è trasferita qui di recente. Perciò, eccomi qua, a terminare il mio ultimo anno di liceo.”

      “Ho sentito che hai … una sorella?”

      Un sorriso si formò all'angolo della sua bocca.

      “Le voci si spargono qui, non è vero?” chiese con un gran sorriso.

      Scarlet arrossì. “Mi dispiace,” lei esclamò.

      “Sì, ne ho una,” le rispose, senza però andare a fondo.

      “Scusa, non intendevo farmi i fatti tuoi” lei disse.

      Sage la guardò e i loro sguardi si fusero — e, per un istante, Scarlet sentì tutto il mondo cominciare a sciogliersi. Per la prima volta quel giorno, tutte le sue preoccupazioni abbandonarono la sua mente. Si sentì trasportata.

      Lei voleva smettere di guardarlo, tenere i propri sentimenti sotto controllo, voleva richiamare i pensieri relativi a Maria e costringersi a cacciare il giovane dalla sua mente. Ma non riusciva a farlo. Era bloccata.

      “Sono lusingato che tu l'abbia fatto,” Sage esclamò.

      Continuò a fissarla, poi dopo un istante, aggiunse, “Ti andrebbe di fare una passeggiata con me?”

      Il cuore cominciò a batterle forte. Lei voleva passeggiare con lui. Lo desiderava più di ogni altra cosa al mondo. Ma una parte di lei era spaventata. Era ancora sconvolta per il tempo trascorso con Blake. Non si fidava di se stessa, dei suoi stessi sentimenti, del suo corpo, delle sue reazioni. E temeva di tradire la sua migliore amica — anche se, in realtà, Maria non aveva alcun diritto su Sage. Soprattutto, non si fidava di se stessa. Qualunque cosa fosse accaduta tra lei e Blake, quell'impulso di nutrirsi poteva ancora ripresentarsi. Per quanto desiderasse saperne di più, sentiva il bisogno di proteggerlo.

      “Mi dispiace,” lei disse. “Non posso.”

      Scorse la delusione nello sguardo del ragazzo, mentre annuiva. “Capisco.”

      Improvvisamente Scarlet sentì sbattere le porte all'interno della sua casa, poi udì due voci che diventavano via via più forti. Erano i suoi genitori che litigavano. Ora poteva sentirli persino da lì. Un'altra porta sbatté, e lei si voltò preoccupata a guardare in direzione della casa.

      “Mi dispiace, ma devo tornare dentro ora” disse, girandosi verso Sage per salutarlo.

      Ma non vi era alcun segno di Sage. Da nessuna parte. Ne rimase scioccata.

      La ragazza guardò in entrambe le direzioni, percorse l'intero isolato, ma non c'era nulla. Era incomprensibile. Era come se fosse appena svanito nel nulla.

      Si chiese come potesse essere riuscito ad andarsene via tanto in fretta. Era impossibile.

      E dove poteva essere andato? Era ancora in tempo per raggiungerlo? Perché, ora, sentiva un fortissimo desiderio di stare con lui, di parlargli. Capì in un attimo che aveva appena compiuto il più stupido errore della sua vita, rifiutando quell'invito a passeggiare. Ora che se n'era andato, ogni atomo di lei lo desiderava. Era stata una vera sciocca. Si odiava per questo.

      Aveva perso la sua occasione per sempre?

      CAPITOLO QUATTRO

      Ancora scossa dal suo incontro con Sage, Scarlet entrò in casa persa nel suo mondo.

      Ma fu richiamata bruscamente alla realtà, trovandosi proprio nel bel mezzo del litigio dei suoi genitori. Non riusciva a crederci. In tutta la sua vita, non li aveva mai visti litigare! Ora, invece, sembrava che non facessero altro.

      Scarlet si sentì in colpa, pensando che la cosa avesse a che fare con lei. Una sensazione la dominava: sembrava che qualcosa di malvagio fosse apparso nelle loro vite, qualcosa che non intendeva scomparire e che sembrava farsi strada sempre di più, giorno per giorno. E non poteva fare a meno di pensare che era tutta colpa sua.

      “Stai andando troppo oltre,” Caleb urlò a Caitlin dietro la porta chiusa. “Seriamente. Che cosa ti è preso?”

      “Che cosa è preso a te?” Caitlin gli rispose, urlando. “Mi hai sempre appoggiato, sei sempre stato al mio fianco. Ora è come se ti rifiutassi di farlo.”

      “Rifiutassi?” il marito scattò.

      Scarlet non riuscì più a sopportarlo. Come se la sua giornata non fosse andata abbastanza male — doveva assistere a quelle scene: tutto la stava spingendo ad una crisi di nervi. Voleva solo che smettessero di litigare. Voleva solo che la loro vita tornasse alla normalità.

      Fece alcuni passi e aprì la porta del soggiorno, sperando che la sua presenza li avrebbe fatti smettere.

      Si fermarono entrambi a metà del litigio, voltandosi e guardandola, come cervi inquadrati improvvisamente dalla luce dei fari di un'auto.

      “Dov'eri?” il padre scattò contro di lei.

      Scarlet era sconvolta: suo padre non le aveva mai inveito contro prima di allora, e non aveva mai neppure utilizzato quel tono. Il suo volto era ancora rosso per il litigio, e lei lo riconobbe a malapena.

      “Che cosa vuoi dire?” lei disse, sulla difensiva. “Ero soltanto fuori con Ruth.”

      “Per un'ora?”

      “Di che cosa stai parlando?” replicò, chiedendosi che cosa intendesse. “Sono stata fuori soltanto pochi minuti.”

      “No. Sono andato di sopra a controllare la tua stanza, poi ti ho visto uscire, ed è stato un'ora fa. Dove sei andata?” l'uomo insisté, camminando intorno alla tavola verso di lei. “Non mentirmi.”

      A Scarlet sembrò che lui avesse totalmente perso la testa. Non solo sua madre era pazza, ma lo era anche suo padre. Sentì il mondo sprofondarle sotto i piedi.

      “Non so di che cosa stai parlando,” scattò la figlia, alzando il tono di voce. Ma stava cominciando a chiedersi se, in qualche modo, avesse perso la cognizione del tempo. Forse le stava accadendo qualcosa. Magari era andata da qualche parte e non lo ricordava. Quel pensiero le fece battere forte il cuore, mentre cominciava a innervosirsi silenziosamente. “Non sto mentendo. E non mi piace che mi accusi del contrario.”

      “Hai una vaga idea di quanto fossimo preoccupati per te? Stavo per chiamare di nuovo la polizia.”

      “Mi dispiace!” lei urlò. “Non ho fatto niente!”

      Lei tremava dentro di sé per la rabbia

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