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      “Hai tanta paura di dirglielo in faccia, che devi ricorrere ad un post online?” Maria provocò.

      Sul volto di Vivian comparve un'espressione disgustato, così come su quello delle amiche. Scarlet era mortificata. Voleva soltanto che tutto fosse dimenticato. Apprezzava la lealtà delle sue amiche, ma non voleva che questo sfociasse in una vera guerra.

      “E questo è la voce di una ragazza che non ha neppure un accompagnatore per il ballo,” Vivian rispose a tono, rivolgendosi a Maria. “Perdente,” lei disse.

      “Preferisco non avere un ragazzo, piuttosto che avere gli avanzi di qualcuno,” Maria scattò.

      “Per favore Maria,” Scarlet disse tranquillamente. “Continuiamo semplicemente a camminare.”

      Per un istante, sembrò che i due gruppi di ragazze fossero pronti a scattare l'uno contro l'altro e che ne sarebbe nata una gigantesca rissa. Per quanta rabbia Scarlet sentisse scorrerle tra le vene, non voleva nessun altro scontro.

      Fece un cenno alle amiche, e il gruppo continuò lentamente a camminare, allontanandosi sempre di più lungo il corridoio. Scarlet non voleva scendere al livello di Scarlet.

      Proprio quando i due gruppi si stavano allontanando l'uno dall'altro, improvvisamente Scarlet percepì qualcosa. Era una strana sensazione, che non aveva mai provato prima di allora. Dal nulla, i suoi sensi si misero in massima allerta: sentì, più che vedere, un'energia oscura avvicinarsi a lei, cogliendola alle spalle. Non sapeva come, ma era così. E poi, l'udito le si fece molto più acuto: sentiva ogni minuscolo movimento nel corridoio. Sentì il suono dei passi di una ragazza, che le si avvicinavano da dietro.

      Reagendo alla velocità della luce, Scarlet sentì improvvisamente il suo corpo voltarsi, la sua stessa mano sollevarsi mentre si girava e si vide afferrare la mano di qualcun altro, mentre si avvicinava alla sua nuca.

      Scarlet guardò in alto e si stupì al vedersi mentre stringeva il polso di Vivian. Guardò oltre e vide un grande pezzetto di chewing gum nel palmo della sua mano, e vide anche la sua espressione scioccata. Poi, realizzò che cos'era avvenuto: Vivian era lentamente apparsa dietro di lei, e stava per infilarle il chewing gum tra i capelli. In qualche modo, Scarlet l'aveva percepito, e si era voltata, bloccandola all'ultimo secondo, a pochi centrimetri di distanza.

      Mentre Scarlet stava lì, si ritrovò a stringere il polso di Vivian con una forza incredibile; Vivian cadde in ginocchio, e gridò per il dolore.

      Tutti i presenti nei corridoi si fermarono, mentre una grande folla si radunò intorno.

      “Mi stai facendo male!” Vivian gridò. “Lasciami!”

      “LOTTA!LOTTA!” urlò la folla di ragazzi, che si era improvvisamente radunata intorno a loro.

      Scarlet sentì la rabbia sopraffarla completamente, una rabbia che riusciva a malapena a controllare. Qualcosa nel suo corpo l'aveva protetta dal subire, e ora anelava vendetta—rompere il polso di quella ragazza.

      “Perché dovrebbe farlo?” Maria gridò. “Stavi per attaccarle del chewing gum tra i capelli.”

      “Ti prego!” Vivian imprecò. “Mi dispiace!”

      Scarlet non comprendeva che cosa la stesse sopraffacendo, e questo la innervosiva. In qualche modo, all'ultimo secondo, riuscì a imporsi di fermarsi. Mollò finalmente la presa.

      Il braccio di Vivian crollò al suo fianco, e la ragazza si rimese in piedi e corse di nuovo dal suo gruppo di amiche.

      Scarlet si voltò, con il cuore che le batteva forte, e si diresse lungo il corridoio insieme alle amiche. Lentamente, i corridoi tornarono di nuovo alla vita, ma tutti sussurravano mentre si disperdevano. Le amiche di Scarlet si radunarono intorno a lei.

      “Accidenti, come ci sei riuscita?” Maria chiese, stupita.

      “E' stato incredibile!” Jasmin disse. “L'hai davvero messa al suo posto.”

      “Non riesco a credere che stesse per metterti il chewing gum tra i capelli,” Becca esclamò.

      “Ha avuto quello che si meritava,” Maria disse. “Bella mossa, ragazza. Credo che ci penserà due volte prima di infastidirti di nuovo.”

      Ma Scarlet non si sentiva bene. Si sentiva solo svuotata, priva di forze. Ed ancora più sorprendente era ciò che le stava accadendo. Da un lato, naturalmente, era elettrizzata di essere riuscita a fermare Vivian in tempo, di aver saputo lottare e mettersi in piedi da sola. Ma, al contempo, non riusciva a comprendere come fosse riuscita a reagire in quel modo.

      Gli occhi le dolevano ancora di più, e l'emicrania stava decisamente peggiorando, e, per quanto folle potesse sembrare, non riuscì a fare a meno di sentirsi come se in qualche modo stesse cambiando. E questo la terrorizzò più di ogni altra cosa.

      La campanella suonò e, proprio prima di entrare in classe, Scarlet guardò davanti a sé, per poi vedere Blake. Il giovane era insieme a un gruppo di pochi amici; uno di loro gli diede un colpetto, lui si voltò e le lanciò uno sguardo. Per un istante, i loro sguardi s'incontrarono. Scarlet provò a decodificare la sua espressione. Sperò, più di ogni altra cosa, che si voltasse e si avvicinasse a lei, dandole una possibilità.

      Ma lui si voltò di scatto nella direzione opposta e si allontanò con i suoi amici.

      Scarlet sentì il suo cuore spezzarsi. Era così. Non era più interessato a lei. Non solo questo, ma non le stava nemmeno rivolgendo la parola. La ignorava. Questo la feriva più del resto. Lei aveva pensato che avessero qualcosa di reale insieme, e non riusciva a comprendere come fosse crollato tutto così rapidamente, come aveva potuto scomparire tutto tanto facilmente. Perché non poteva essere almeno più comprensivo con lei — e concederle almeno la possibilità di spiegarsi?

      Non era ancora iniziata la prima lezione del giorno e Scarlet si sentiva già malconcia, come un sacco da pugilato. Aveva già sperimentato un vortice di emozioni, e si chiese se sarebbe stata in grado di superare l'intera giornata.

      “Coraggio, non hai bisogno di lui,” Maria disse, prendendola sottobraccio e guidandola alla prima lezione della giornata. Scarlet deglutì, sapendo che ad attenderla oltre quelle porte c'era Sage.

      CAPITOLO SEI

      La prima lezione di Scarlet era seguita da circa trenta ragazzi, tutti affannati a trovare posto. I banchi erano allineati in tre file ordinate di dieci, mentre sul lato dell'aula c'erano lunghe tavole di legno, con relative panche. Si guardò intorno e vide con sollievo che Sage era assente; almeno, quello era un dramma in meno da gestire quel giorno.

      “Lui dov'è?” Maria chiese, demoralizzata.

      Era inglese, la lezione preferita di Scarlet. Normalmente, sarebbe stata felice di stare lì, sia perché il Signor Sparrow era il suo insegnante preferito sia perché stavano studiando Shakespeare e la sua tragedia preferita: Romeo e Giulietta.

      Ma, appena si sedette al proprio posto, nella fila accanto a Maria, si sentì svuotata. Apatica. Riuscì a malapena a concentrarsi su Shakespeare. La classe era silenziosa; lei estrasse i suoi libri mnemonicamente, e guardò la pagina, come avvolta da una nebbia.

      “Oggi sarà un po' diverso,” il Signor Sparrow annunciò.

      Scarlet guardò in su, felice di sentire il suono della sua voce. Alla fine dei 30 anni, bello, leggermente non rasato, con capelli lunghi e una forte mascella, sembrava fuori posto in quel liceo. Era più affascinante degli altri, come un attore che aveva appena passato la sua prima. Era sempre così felice, sorrideva sempre e così gentile con lei — e con tutti gli studenti. Non aveva mai avuto una parola cattiva per lei, e dava sempre a tutti una A. Riusciva anche a rendere facile da comprendere persino il testo più complicato, e sapeva coinvolgere tutti eccitati in merito a quanto leggevano. Era anche una delle persone più intelligenti che avesse mai incontrato — con una conoscenza enciclopedica del mondo e della letteratura classica.

      “Una cosa è leggere semplicemente le opere di Shakespeare,”

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