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prima oggi.”

      Sandwell pensò a qualcosa da dire ma non gli venne in mente nulla. Al bagliore rosso delle luci del cruscotto diede un'occhiata migliore a quello che stava indossando la sua salvatrice, un abito dall'aspetto molto costoso color antracite contornato con increspature rosso carminio, un tipo di abbigliamento molto ricercato per una prostituta.

       "Okay," disse lei con un inglese dall'accento molto forte. "Abbiamo cinque, al massimo dieci, minuti prima che i poliziotti ci trovino, perciò dobbiamo tagliare corto. Ti ho salvato dalle grinfie dell'ufficiale di polizia più pazzo e pericoloso di Roma, ti sei trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato, come puoi aver notato. Il furto con scasso in una chiesa in Italia ti può costare almeno dieci o venti anni. Nel tuo caso forse anche di più."

      Sandwell ne fu scioccato.

       "Non ero lì per rubare, volevo parlare con qualcuno."

       "Lo so. Non fare lo sciocco ignorante. Sei uno straniero. Usa il cervello."

      Sandwell iniziò a pensare.

       "É per questo motivo che mi hai salvato?"

       "No. Stavi per essere arrestato e rinchiuso ed è questo che volevo evitare. Ma per essere chiara, non sono così interessata a te ma a quello che stai portando con te. Lo stava per riportare nel posto a cui credevi appartenesse, giusto? Un grave errore, che mi costretta a intervenire."

      Sandwell pensò di stare impazzendo. Gli sembrò di essere finito in un'altra trappola. Questa donna non solo sapeva chi era ma anche cosa stava trasportando.

       "Okay," sospirò sfinito. "Chi è ?"

       "Chi è cosa? Cosa intendi con chi?"

       "Il signor sapientino. La mente malata che si è preso la briga di trovarmi e di costringermi a giocare a questo gioco. Molto intelligente. Come ha fatto? Intercettando i dati dal mio cellulare? Dove è?"

       "Non so di cosa tu stia parlando."

      Per un attimo fu sul punto di perdere la pazienza. "Devi conoscerlo bene altrimenti non saresti stata così veloce a salvarmi. Certo, tu sei solo un'altra giocatrice che ha scoperto che io sono quello che stanno inseguendo tutti. Congratulazioni! Ora cercherai di rubarmi quello che sto trasportando. Fuoco?"

      Un debole sorriso comparve sulla bocca della donna.

       "Solo fuochino. Ha ragione, sono una giocatrice, sì. Per quanto riguarda l'oggetto sapevo già della sua esistenza. Tu sei semplicemente una pedina in tutto questo. Ma non lo siamo tutti?”

      Il suo tentativo di smascherare la sua rapitrice si stava rivelando difficile.

       "Perciò, sai chi c'è dietro a tutto questo."

       "Sì, ma non è quello che pensavi. Ti darò un suggerimento, non preoccuparti di cercare di capire immediatamente quello che ti è successo. C'è di più che io so e tu no, è chiaro?"

      All'improvviso Sandwell si ricordò, la donna nel teatro. Indossava gli stessi vestiti e aveva gli stessi lineamenti per quanto riuscisse a vedere.

      Questo è folle.

       "Dovremmo andare," disse lei con calma. “Sembra tutto tranquillo fuori."

      Nel momento in cui uscirono dal garage una motocicletta dei Carabinieri li affiancò. Il guidatore in uniforme rimase vicino a loro, sbirciando all'interno dell'auto. Sandwell lo vide prendere la pistola.

      

      11

      Con una notevole prontezza di riflessi la sua accompagnatrice pigiò sul pedale dell'acceleratore e, contemporaneamente, sterzò con violenza, colpendo la motocicletta. Il poliziotto perse l'equilibrio, facendo sì che il suo veicolo ruotasse sul suo asse, andando a sbattere contro un'auto parcheggiata e costringendolo a fermarsi.

      Rapidamente passarono attraverso una zona trafficata, abbattendo una fila di paletti e si infilarono a tutta velocità nella strada successiva sulla sinistra, evitando il semaforo rosso.

      Guardando dietro Sandwell vide che il poliziotto in moto aveva ricominciato l'inseguimento. Con una mano sul manubrio della moto e con l'altra sulla sua arma, si riavvicinò di nuovo alle loro spalle. La donna premette sul pedale dell'acceleratore e l'auto scattò in avanti.

      Circa duecento metri più avanti, la strada cominciava una lunga curva sulla destra, con una strada molto più stretta che andava perpendicolarmente sulla destra. La donna esitò ma all'ultimo secondo girò il volante e l'auto si infilò a tutta velocità nella stradina. Il carabiniere girò nella strada a meno di quindici metri dietro di loro mentre lei si dirigeva alla massima velocità verso l'uscita.

      Troppo tardi notò poco più avanti a loro un piccolo camioncino con una tela cerata che svolazzava in tutte le direzioni e ostruiva il passaggio. Pigiò sui freni con forza ma all'improvviso l'angelo di Sandwell vide uno spiraglio e si infilò con la Fiat nella corsia opposta, superando il camioncino. Visto che arrivavano delle auto in senso opposto, il poliziotto fu costretto a frenare con forza per evitare di finire sotto al camion.

       "Credo che lo abbiamo finalmente seminato," urlò Sandwell, vedendo che la motocicletta era intrappolata tra il camion e il traffico.

      Si avvicinarono a un incrocio trafficato duecento metri più avanti dove alcune persone stavano attraversando la strada. Sandwell si aspettava che rallentasse, ma lei proseguì alla massima velocità, e i pedoni si sparpagliarono come uno stormo di piccioni spaventati.

       "Attenta!"

      L'urlo di Sandwell sembrò non avere alcun effetto su di lei, perciò afferrò il volante e riuscì ad allontanare l'auto da un pedone che, grazie a lui, riuscì ad attraversare incolume la strada.

       "Ehi! Stai attenta a dove vai! Vuoi uccidere qualcuno?"

      Con l'ampia strada davanti a loro Sandwell sapeva che, se i poliziotti fossero apparsi di nuovo, sarebbero stati un facile bersaglio, Ma non c'era nessuno nello specchietto retrovisore. Sembrava fossero in salvo.

       "Puoi guidare un po' più attentamente ora?" la pregò. "Lo hai seminato."

      In quello stesso momento udirono uno sparo provenire dalla sinistra e all'improvviso la macchina cominciò a ondeggiare. Sandwell piantò con forza i talloni sul pavimento dei veicolo.

       "Il poliziotto. É tornato!" Urlò, vedendo il motociclista arrivare verso di loro da una strada laterale.

       "Doveva conoscere una scorciatoia!" urlò la donna di rimando.

      Di nuovo risuonò uno sparo. L'auto iniziò a zigzagare, colpì il cordolo di un marciapiede e ci salì sopra.

       "Credo che abbia colpito un pneumatico!" urlò ancora lei. “Tieniti!"

      Non c'era nulla che lei potesse fare per evitare un disastro. Non più controllabile l'auto colpì una grossa recinzione in acciaio, fermandosi. La donna riuscì a uscire dai rottami, seguita da Sandwell.

      "Laggiù," urlò lei. "Conosco un posto dove possiamo essere al sicuro. Vieni con me!"

      Sapendo che restare vicino all'auto sarebbe stato un suicidio, Sandwell iniziò a correre. Due isolati e quasi duecento metri più avanti dovette fermarsi, completamente senza fiato. Cercò a destra e a sinistra la donna che era stata davanti a lui di pochi metri ma sembrava fosse scomparsa. Non vedendone alcuna traccia decise di nascondersi dietro a una fila di auto parcheggiate.

       "Di qua!"

      Era la donna che lo chiamava. La sua voce proveniva da una profonda nicchia su un muro che lui aveva superato senza notarla. Senza emettere alcun suono, la donna aprì il cancello in ferro battuto dietro a cui stava, permettendo a Sandwell di scivolare attraverso l'apertura.

       "Cosa è questo, dove siamo?" chiese.

       "Sei in uno dei posti più sicuri di tutta Roma,"

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