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Malagigi ritornare

      Alla regina la notte seguente,

      Nel mezzo di quel dolce lamentare,

      Che faceva ella del suo error dolente,

      Andolla Malagigi a visitare,

      Che non sapea della regina66 niente

      Quel che dolesse, anci a lei venne allora

      Cum la sembianza di quel conte ancora.

XXVIII

      Fu dalla più secreta camariera

      Portata alla regina la novella,

      Come ad essa il gran conte venuto era

      Per visitarla, se piacesse ad ella;

      Tutta turbossi la regina in ciera,

      E in mille parti il sdegno la martella,

      E dubita di dui qual debbia fare,

      O se lo escluda, o pur lo lassi entrare.

XXIX

      Non scià quel che si far, tutta è commossa,

      Non scià se contradica o se consenta,

      Ma l'amor più che l'ira ebbe gran possa,

      Sì che a lassarlo entrar restoe contenta;

      La camariera ad introdurlo mossa,

      Avanti alla regina lo appresenta,

      E Malagigi non sapendo il fatto,

      A lei si appresentò cum allegro atto.

XXX

      Ma ella cum sembiante assai mansueto,

      Cum occhi mesti a guisa di turbata,

      Non ben rispose a Malagigi lieto

      Come pensò vedere alla tornata;

      Ma non per questo se ritrasse adrieto;

      Ma dimostra egli faccia allegra e grata,67

      E accarecciar68 la donna allor non resta,

      Pensando che per altro ella stia mesta.

XXXI

      Ma senza altro parlarli, la regina

      La lettera del conte al baron diede;

      Presella69 quello, e subito divina

      Dove il gran sdegno di colei procede:

      E più cognosce ancor la sua ruina

      Che la lettra del conte in scritti vede;

      La lettra lesse, e poi rivolto a lei

      Disse, regina, per un scherzo il fei.

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      E così ci è parso doverlo intitolare, quantunque nel corso dell'opera il Poeta chiami sempre Ranaldo, ed una volta Rainaldo, l'eroe del poema, che nel Furioso è nominato Rinaldo. Nè può cader dubbio che sieno due personaggi diversi, venendo sotto ambedue le denominazioni ciascuno qualificato per figlio d'Ammone paladino di Francia, Signor di Montalbano e fratello di Bradamante; cosicchè di tal cambiamento non può addursi per causa che il buon

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E così ci è parso doverlo intitolare, quantunque nel corso dell'opera il Poeta chiami sempre Ranaldo, ed una volta Rainaldo, l'eroe del poema, che nel Furioso è nominato Rinaldo. Nè può cader dubbio che sieno due personaggi diversi, venendo sotto ambedue le denominazioni ciascuno qualificato per figlio d'Ammone paladino di Francia, Signor di Montalbano e fratello di Bradamante; cosicchè di tal cambiamento non può addursi per causa che il buon piacere dell'Autore.

2

Venezia 1551, presso il Marcolini a pag. 82.

3

Opuscoli del Calogerà vol. XII pag. 143 a 214.

4

Ora V. per le ragioni addotte a pag. XXI.

5

Qui sbaglia il Baruffaldi, perchè Bradamante non era donna di Rinaldo, ma sorella di esso e di Ricciardetto.

6

Ed una di nove, potea aggiungere.

7

Nel primo foglio che serve di guardia al Codice si legge di non antico carattere: Questo fu scritto dall'Ariosto, dopo il 1512, perchè descrive la gran battaglia seguita in Ravenna nel detto anno, vinta dai Francesi per opera del Duca Alfonso Primo, descritta dal Sardi nel lib. 2 della sua storia. Nell'altro foglio poi che forma la guardia in fine, si legge il seguente attestato:

Ferrara 30 Gennajo 1840.

Attesto io sottoscritto Bibliotecario della pubblica Biblioteca di questa città, che le qui unite carte num.º trenta di stanze 244, alcune delle quali imperfette, contenenti parte d'un poema inedito dell'Ariosto intitolato il Rinaldo, di cui parla il Baruffaldi Vita dell'Ariosto alle pagine 172-3, recandone saggio alle pagine 310-14, sono scritte di mano di Lodovico Ariosto, avendone io fatto il confronto tanto col poema intitolato Orlando furioso, che colle Satire, e con altri scritti, che autografi si conservano in questa pubblica Biblioteca; e per convalidare vieppiù questa mia attestazione vi ho posto il sigillo di questo pubblico stabilimento presenti i sottoscritti testimonj consultati nel confronto.

Don Pietro Caprara

Don Giuseppe Antonelli Vice Bibl. Testimonio

Don Gaetano Ortolanini Aggiunto alla Bibl. Testimonio

Andrea Borgonzoni maestro di Calligrafia

Benedetto Giovanelli Custode.

Ad onta però di questa solenne ed ingenua testimonianza di persone per ingegno e per probità commendabilissime, non son mancati certi cotali che da quell'oscurità che è la loro atmosfera hanno cercato, da bassa invidia o da crassa ignoranza mossi, di sparger dubbiezze sulla originalità del nostro Codice. Noi condoniamo loro il misero tentativo di nuocerci, perchè li uomini di sano giudizio faranno la nostra vendetta coi plausi, e perchè è rimasto ad essi tanto pudore da non volere, quantunque invitati e provocati, far pubblica la loro sentenza, per tema, ci crediamo, che non divenisse quel che fu a Mida il motto susurrato alla terra dal di lui barbiere. Però da buoni Cristiani preghiamo il Cielo che a tali giudici apra li occhi corporali, e spiani e raddirizzi le loro menti storte e contraffatte.

8

V. questa prefazione a pag. XI.

9

La stampa di questi Frammenti col fac-simile del carattere dell'Autore speriamo che ecciterà i bibliotecari ed i possessori di antichi manoscritti di poesie sconosciute ed anonime a fare degli studj e delle ricerche per entro ai medesimi, e ad istituire dei giusti confronti; e chi sa che un giorno qualcuno più avventurato di noi, seguendo la via che abbiamo aperta, non giunga a completare questo lavoro?

10

Roma, Tipografia delle Belle Arti 1835.

11

ciuffa

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<p>65</p>

sapeva di quel caso.

<p>66</p>

E ridente il baron s'estima.

<p>67</p>

accarecciar per accarezzar.

<p>68</p>

presella per presela.