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href="#n49" type="note">50 fede;

      Ma acciò ch'in breve il tuo desir consegui,

      Conviene che più oltre ancor mi segui.

XIV

      Rispose quel baron: guidami pure,

      Se ben volessi, giuso ai regni stigi,

      Che disposto51 mi son, dama, condure

      Dove ti piace pronto a' tuoi servigi.

      Ma mi bisogna52 l'animo ridure

      Dove lassai, io credo, Malagigi,

      Il qual, se vi rimembra, in l'altro canto

      Vi lassai cum ragion jocondo tanto.

XV

      Io vi lassai di ciambra già partito

      Della regina, e l'uno e l'altro lieto,

      Che tanto l'uno a l'altro era gradito

      Che ciascun di essi ne restava quieto;

      Desidra la regina che finito

      Presto sia il giorno al suo piacer secreto,

      E sol la notte a lei felice espetta,

      Che Amore è cieco, e notte gli diletta.

XVI

      E senza altro pensare, un suo fidato

      Accorto servitor chiamò quel giorno,

      A cui disse, se sei, come hai mostrato,

      Sempre nemico a chi mi vuol far scorno,

      Prego che vadi più che puoi celato,

      E Orlando trovi cavaliero adorno,

      E nostro capitan, se sciai qual sia,

      E questa gli darai da parte mia.

XVII

      E una lettera in mano al messo porse,

      Che del suo amore il conte reavisava;53

      Dopo molte proferte, il servo corse

      Al finto non ma al ver conte54 di Brava:

      Il conte poi che del sigil si accorse,

      La lettra prese, e altro non parlava,

      Anci notando55 il servo, in man la piglia,

      In atto d'uom che assai si meraviglia.

XVIII

      Sciolsella56, e prima sotto57 lesse

      Il nome di chi a lui la scrive e manda;

      Subito il resto a leger poi si messe

      Di tal tenore = A te si aricomanda,

      Conte, colei che per signor ti ellesse,

      E sol ti apprezza, e solo ti dimanda;

      Pregate, come la notte passata,

      Questa altra ancor ti sia racomandata58.

XIX

      Rimase il conte alle parol suspeso,

      E di notte non scià, nè de che scriva;

      Ma pur per coniettura ha in parte inteso

      Quel che chiedea la donna, e le agradiva;

      Scià ch'ella già lo amava; onde compreso

      Ha che di novo in lei lo amor si aviva;

      Ma pur di quel che ha letto assai si ammira,

      E di novo la lettra or lege, or mira.

XX

      E alla proposta subito rispose,

      E rescrisse una a lei di tal tenore:

      Regina mia, nelle importanti cose

      Vostre del regno sol vi mostro amore;

      Ma in altre trame occulte et amorose,

      Non fui mai vosco; onde pigliate errore:

      Nè sta notte nè mai giacqui cum vui;

      Credo ch'in cambio mio godesti altrui.

XXI

      Diede la lettra il conte al fido messo,

      Che alla regina appresentolla in mano;

      Ella vedendo il servo, al primo ingresso

      Allegrossi, ma poi fu il gaudio vano,

      Che poi che della lettra intese espresso

      Tutto il tenor, le parve il caso strano

      D'esser schernita, e che ciò59 niegi il conte,

      Che pure il vide seco a fronte a fronte.

XXII

      E cominciò a dolersi la regina

      Allor del conte assai cum voce pia;

      Lacrimando diceva: ahimè mischina,

      A chi dei l'alma e la persona60 mia!

      Ad un che fu la notte, e la mattina

      Dimostra ingrato che più mio non sia;

      E a me che io il vidi, e sciò che fu certo ello

      Non si vergogna dir, che non fu quello.

XXIII

      Nol vedeste, occhi vui, che le fattezze

      Avea del conte? io sciò che non errasti;

      Ora son queste, Orlando, le prodezze

      Che per mio amore usar prima pensasti?

      Se pur non ti piacean le mie bellezze,

      (Che poco sono) a che, crudel, le usasti?

      A che sì piccol tempo le godesti,

      E da me, ingrato, come vil ti arresti?

XXIV

      Forse ch'io non ti son piacciuta quanto

      Credevi prima, ahimè, solo a vedermi?61

      Ma perchè, ingrato, tante volte e tanto

      Quella notte tornasti a rigodermi?

      Se allor bella non fui, come di manto

      Adorna poteva altri e tu62 tenermi?

      E se a me più tornar pur non volevi,

      Negarmi esser lì stato non dovevi.

XXV

      Dall'altro canto il conte Orlando stava

      Suspeso assai, nè scià quel che si dire;

      La cosa ben come era imaginava,

      Ma non la scià per lo ben colorire;

      Che essa l'avesse in fal preso pensava

      Per cieca volontà, per gran desire,

      Nè scià chi possa avere audacia presa

      Di essere entrato in una tanta impresa.

XXVI

      Non scià come essa lui in fal pigliasse,

      Nol cognoscendo al viso e al proprio aspetto,

      Nè scià ch'in faccia lui rapresentasse

      Salvo Milone, a lei figlio diletto,

      Qual non si crede63 che alla madre usasse

      Tanta sceleritade, tanto diffetto Скачать книгу


<p>50</p>

Son disposto, dama, condurmi. Condure per condurre, in grazia della rima. Dante cantava:

La mente innamorata che donneaColla mia donna sempre, di ridureAd essa gli occhi più che mai ardea.(Parad. C. XXVII v. 88-91).
<p>51</p>

tornarmi bisogna.

<p>52</p>

Quale era direttiva al magno conte.

<p>53</p>

cioè Orlando.

<p>54</p>

mirando.

<p>55</p>

sciolsella per sciolsela. Verso mancante di due sillabe.

<p>56</p>

chi la manda.

<p>57</p>

E pregate che come la passata,

Questa altra notte sia da te trattata.

<p>58</p>

il vero.

<p>59</p>

diedi l'amore e l'alma.

<p>60</p>

e di me resti sazio.

<p>61</p>

il dì potevi rivedermi.

<p>62</p>

non crederia.