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Finley. Avery era arrivata a rispettare Finley in quanto agente, anche se tendeva a essere un po’ troppo distaccato per i suoi gusti.

      Notò subito Ramirez; stava chiacchierando con Connelly dall’altra parte del lotto abbandonato.

      Mentre si avvicinava ai due uomini, studiò la scena con più accuratezza possibile. Aveva attraversato quel quartiere della città diverse volte ma non ci aveva mai veramente fatto attenzione. Era una delle molte zone rovinate dalla crisi economica in quella parte della città, un’area dove imprenditori entusiasti avevano investito grosse quantità di denaro in proprietà, solo per vederle perdere di valore e allontanare rapidamente i potenziali acquirenti. Non appena i tentativi di costruire erano stati interrotti, l’area era stata lasciata in rovina. E sembrava inserirsi perfettamente nell’ambiente circostante.

      In lontananza si stagliava una coppia di ciminiere, ritte come giganti sporchi. Di tanto in tanto entrambe liberavano per aria pennacchi di fumo, offuscando il chiarore del mattino, ma solo in quella parte della città. Dall’altra parte del lotto abbandonato, Avery riusciva a vedere la riva di quello che avrebbe potuto essere un promettente ruscelletto che sarebbe potuto scorrere dietro i terreni delle case costruite per una borghesia medio-alta. Ma ormai rovi ed erbacce avevano preso il sopravvento. Buste di plastica, incarti di merendine e altra spazzatura erano intrappolati tra la vegetazione secca. Le rive basse erano fangose e in stato di abbandono, aggiungendo un nuovo livello di degrado all’aspetto putrido della zona.

      Nell’insieme, quell’area era diventata una parte della città che praticamente chiunque avrebbe preferito evitare. Avery percepiva bene quella sensazione; mentre si avvicinava a Ramirez e a Connelly e osservava i dettagli, si sentiva sempre più oppressa.

      Un posto come questa non può essere una coincidenza, pensò. Se qualcuno ha ucciso qui o anche solamente ha lasciato qui un corpo, deve avere avuto un motivo… per l’omicidio in sé o per l’assassino stesso.

      Subito a destra di Connelly e Ramirez, un agente aveva appena finito di piantare dei sottili paletti rossi per confinare una sezione rettangolare del terreno. Mentre il suo sguardo si abbassava su ciò che c’era all’interno del rettangolo, la voce di Connelly rimbombò verso di lei a pochi metri di distanza.

      “Maledizione, Black… perché ci hai messo così tanto?”

      “Scusi” disse lei. “Non ho sentito la vibrazione del messaggio. È stato Ramirez a chiamarmi per svegliarmi.”

      “Beh, di certo non sei in ritardo perché eri impegnata a farti i capelli o a truccarti,” notò Connelly.

      “Lei non ha bisogno del trucco,” commentò Ramirez. “Quella robaccia è per le femmine.”

      “Grazie, ragazzi,” rispose lei.

      “Non importa,” concluse Connelly. “Che cosa ne pensi di questo?” chiese, accennando con il capo verso il rettangolo tracciato dai paletti rossi.

      All’interno dell’area contrassegnata, c’erano quelli che immaginò essere resti umani. Per lo più ciò che vide era uno scheletro, che sembrava brillare. Non doveva essere lì da molto. Senza alcun dubbio si trattava di uno scheletro che di recente era stato privato di tutta la carne. Intorno a esso vide della cenere o qualche altro tipo di polvere. Qua e là notò dei frammenti che potevano essere muscoli o tessuti che erano rimasti attaccati alle ossa, in particolare attorno a quelle delle gambe e delle costole.

      “Che accidenti è successo?” chiese.

      “Bene, la nostra migliore detective inizia con una domanda intelligente,” commentò Connelly. “Ecco cosa sappiamo finora. Circa un’ora e quindici minuti fa, una donna che stava facendo la sua corsa mattutina ci ha chiamati per denunciare quello che secondo lei era uno strano rituale satanico. E ci ha portati a questo.”

      Avery si accovacciò vicino ai paletti rossi e scrutò la zona. Un’ora e quindici minuti prima. Significava che se il materiale nero attorno allo scheletro era davvero cenere, un’ora e mezza prima la pelle ricopriva ancora quelle ossa. Ma non sembrava probabile. Sarebbe servita una determinazione perversa e una pianificazione precisa per uccidere qualcuno e bruciarlo miracolosamente fino alle ossa in un tempo tanto breve. In effetti, pensò che sarebbe stato quasi impossibile.

      “Qualcuno ha dei guanti per le prove?” chiese.

      “Un secondo,” rispose Ramirez.

      Mentre il partner correva da Finley e dagli altri agenti che si erano allontanati per lasciarle spazio, notò un odore nella zona. Era debole ma percettibile, un odore chimico che al naso le sembrò quasi candeggina.

      “Lo sentite anche voi?” domandò.

      “Qualche cosa di chimico, giusto?” chiese Connelly. “Secondo noi una bruciatura chimica è l’unico modo con cui avrebbero potuto friggere un corpo in questa maniera e così rapidamente.”

      “Non credo che sia stato bruciato qui,” affermò lei.

      “Come fai a esserne sicura?” chiese Connelly.

      Non lo sono, pensò lei. Ma l’unica cosa che per me avrebbe senso a una prima occhiata sembra piuttosto assurda.

      “Avery….” cominciò Connelly.

      “Un attimo,” disse lei. “Sto pensando.”

      “Gesù…”

      Lei lo ignorò, studiando le ceneri e lo scheletro con occhi indagatori. No… il corpo non può essere stato bruciato qui. Intorno allo scheletro non ci sono segni di bruciature. Qualcuno che stesse andando a fuoco si agiterebbe e correrebbe in giro. Qui non c’è niente di bruciato. L’unico segno di un incendio di qualsiasi genere sono queste ceneri. Quindi perché un assassino brucerebbe un corpo e poi lo riporterebbe qui? Forse è qui che ha preso la vittima…

      Le possibilità erano infinite. Una di esse, secondo Avery, era che forse lo scheletro era di proprietà di un laboratorio medico e che si trattasse solo di uno stupido scherzo perverso. Ma dato il luogo e la sfrontatezza dell’atto, dubitava che fosse quello il caso.

      Ramirez tornò con un paio di guanti di plastica per le prove. Avery se li mise e si chinò fino alle ceneri. Ne strinse un po’ tra l’indice e il pollice. Strofinò insieme le dita e le portò al volto. Le annusò e le guardò con attenzione. Sembravano comuni ceneri ma avevano una traccia di quell’odore chimico.

      “Dobbiamo far analizzare queste ceneri,’ disse. “Se è stata usata una sostanza chimica, c’è una buona possibilità che ce ne siano ancora delle tracce.”

      “Il team della Scientifica sta già venendo qui,” annunciò Connelly.

      Lentamente, Avery si rialzò in piedi e si tolse i guanti di plastica. O’Malley e Finley si avvicinarono e Avery non fu sorpresa di vedere che l’agente rimaneva a una certa distanza dalle ossa e le ceneri. Li guardava come se lo scheletro avrebbe potuto saltargli addosso da un momento all’altro.

      “Sto lavorando con la città per ottenere le riprese di ogni telecamera di sicurezza entro il raggio di sei isolati,” disse O’Malley. “Dato che non ce ne sono molte in questa parte della città, non dovrebbe volerci molto.”

      “Non sarebbe una brutta idea raccogliere anche i numeri delle aziende che vendono sostanze chimiche molto infiammabili,” sottolineò Avery.

      “Potrebbero essercene un milione,” disse Connelly.

      “No, ha ragione lei,” intervenne O’Malley. “Non è stato bruciato con un detersivo o uno spray casalingo. Io direi che è una sostanza chimica concentrata. Finley, puoi cominciare a lavorarci su?”

      “Sì, signore,” rispose Finley, chiaramente felice di avere un motivo per allontanarsi dalla scena.

      “Black e Ramirez… ora questo è un vostro caso,” continuò O’Malley. “Lavorate insieme a Connelly per mettere insieme una squadra che se ne occupi.”

      “Certo,” disse Ramirez.

      “E Black, facciamo

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