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s'accetta per vero solo quello A, c’è la possibilità che io sia il solo Valerio Faro, Margherita Ferraris la sola Margherita Ferraris eccetera: la possibilità, si badi, non la certezza, restando pur sempre viva l’altra ipotesi che quegl’inopportuni di Valerio Faro numero 2, di Margherita Ferraris numero 2 e di un alter ego per ciascuno di noi ci siano anch’essi, da qualche parte là sotto”.

      â€œC'è da perderci la testa, Valerio”.

      â€œSì, Margherita, ma resta il fatto che è logico scommettere sul caso a noi meno sfavorevole, quello delle strade storiche immaginarie ai lati di un’unica via reale come nello schema A, stando al quale hanno senso il ragionare sull’essere e il predisporre azioni per mutare le cose; nell’altro caso no, perché tutto il possibile vi è realizzato, procede realmente nel tempo lungo un numero incalcolabile di strade per innumerevoli bivi”.

      â€œTrascuriamo l’idea che, eventualmente, su questa Alter Terra ci siano un Alter Valerio, una Alter Margherita e così via”, aveva detto la comandante, “e concentriamoci su qualcosa di positivo: se noi siamo ora sulla linea continua del grafico A, dove la Terra è divenuta per un incidente nel passato l'Alter Terra nazista, e se dunque non ci sono universi paralleli, noi possiamo riportare le cose in pristino!”

      Silenzio.

      â€œSissignori, andando nell’unico passato e operando per far divenire tratteggiato, cioè solo più ipotetico, il tratto continuo nazista, e facendo tornare invece continuo, cioè reale, quello che, dopo la svolta nel tempo, è divenuto tratteggiato, cioè quel mondo democratico che noi conosciamo e che al momento non c’è più ma bisogna ripristinare”.

      Aveva interloquito per prima la ricercatrice Anna Mancuso, rivolta al proprio direttore e amico professor Faro: “Purtroppo, Valerio, io temo che non sarà mai possibile stabilire con certezza se sia vero lo schema A oppure quello B. Se ci fossero, per malaugurata ipotesi, reali universi paralleli come nello schema B, pur andando noi nel passato ed eliminando la causa della svolta nel tempo, sarebbe possibile che questa Alter Terra nazista non venisse affatto meno, ma semplicemente che noi, a quel punto, si saltasse in un universo dove il nazismo non ha vinto e dove noi ritroveremmo, nell’anno 2133, la nostra società lasciata partendo per 2A Centauri; noi non ci accorgeremmo della sussistenza di Alter Terra e del fatto d’esser semplicemente tornati lungo il parallelo binario dove c’è la nostra Terra”.

      Valerio: “Sì, sono d’accordo, Anna; tutto sommato è una questione di mera fede, un po' come per la scelta che fanno tutti più o meno inconsapevolmente, noi scienziati compresi, d'essere nel mondo e non di essere un mondo. Non è infatti possibile dimostrare che il solipsismo sia vero o falso”.

      â€œIl solips...che?” aveva chiesto l’ittiologo Elio Pratt, più preparato in discipline scientifiche che in materie umanistiche.

      Gli aveva risposto: “Il solipsismo, parola che deriva dai termini latini 'solus', cioè solo, e 'ipse' cioè stesso, e che significa 'solo sé stesso' è in sostanza l'idea metafisica che tutto ciò che esiste sia creato dalla coscienza della persona e non sia oggettivo. Per esempio, se fosse vera la tesi solipsista, io mi troverei, soltanto, nella mente del singolo che adesso mi sta ascoltando, non sarei un Valerio Faro effettivo; e ovviamente, per me sareste voi i prodotti della mia mente, voi non sareste oggettivi, solo io esisterei realmente e, per così dire, vi creerei nella mia interiorità. Fatto è che è impossibile dimostrare sperimentalmente vero o falso il solipsismo, o al contrario dimostrare vera o falsa la realtà del mondo, perché anche l’esperimento e il suo presunto risultato potrebbero essere mere creazioni dell’io: è solo l’atto di fede che fa ritenere d'essere parte d'un mondo oggettivo e, dunque, che si possa conoscerlo grazie all'esperienza”.

      S’era inserito il pragmatico Jan Kubrich: “Comunque, caro Valerio, solipsismo a parte per me l’essenziale è che questo mio io che sta parlando venga infine a ritrovarsi nella società che ha lasciato; se poi ci fossero altri miei innumerevoli io in altrettanti cosmi paralleli, degli ego che mai comunque conoscerei, a me non potrebbe, tutto sommato, importare”.

      Gli aveva detto Anna: “A me invece importerebbe moltissimo saperlo, anche se lo penso impossibile in questa vita: nell’Aldilà, semmai; e in merito, lo sai, Jan? sorge un essenziale problema teologico…”

      â€œâ€¦no, la teologia no: pietà di me!” l’aveva bloccata sorridente, con falso sgomento, l’antropologo che, nonostante la situazione altamente emotiva in cui, come tutti, si trovava, pareva avere ancor voglia di scherzare, come d'altro canto Anna aveva ancor desiderio, malgrado tutto, di ragionare di teologia; o entrambi proprio a causa della tensione forse, a suo lenimento.

      â€œHm… mah”, aveva emesso Anna che non aveva colto l’intento giocoso di lui, “io pensavo fosse interessante, Jan”.

      â€œScusami”, l’aveva rassicurata il Kubrich, “ho solo scherzato: se dipende solo da me, di’ pure, ché ascolto volentieri”.

      Pensando che la divagazione fosse utile a sedare l’indubbia ansia di tutti, la comandante aveva tollerato: “…ma sì, Anna, sentiamo”.

      â€œBeh, stavo per dire prima che, accogliendo per vera la congettura, che per me è atroce, dei reali multi universi, la stessa persona ha insieme meriti e demeriti morali differenti, a seconda del cosmo in cui ciascun suo ego, più o meno buono o cattivo, si viene a trovare, in conseguenza di ciascuna sua decisione più o meno altruista oppure più o meno egoista; così, all’estremo, il medesimo soggetto, poniamo un Francesco d’Assisi, in una dimensione spazio-temporale è stato onesto fino alla santità – traguardo trascendente: salvezza eterna – ma è stato assolutamente disonesto in un cosmo posto all’altro estremo, quindi con destinazione la morte eterna senza risurrezione in Dio, in altre parole la dannazione infernale31”.

      â€œSì, Anna”, aveva riguadagnato la parola Valerio, “ma a parte il discorso sul paradiso e sull'inferno che interessa solo noi credenti, l’idea dei pluriuniversi è comunque tremenda: nel caso di multiuniversi reali, l’io è, parafrasando il Pirandello, anche se qui oggettivamente e non nei soggettivi giudizi del prossimo, uno e centomila, o miliardi potremmo dire, ed è, in fondo, nessuno,32 perché se tutto quanto il possibile esiste, se la persona è miliardi e miliardi d’individui in altrettanti universi e non una sola, ella non è un io, e ciò suona assurdo nonché antiumanista: l’uomo vi appare un mero zero. Per me è inaccettabile: io credo fermamente, come l’Einstein, che Dio non gioca ai dadi e faccio dunque fermo atto di fede nell’unico universo”.

      â€œPur io, ovviamente”, s’era unita Anna.

      La comandante: “Quindi, adesso si tratta d’agire nel passato per cambiare questo, sperabile, unico cosmo e riportarlo alla condizione anteriore alla svolta nel tempo”.

      S’erano interrogate le memorie dei calcolatori di bordo del sigaro.

      Gli elaboratori avevano risposto che al momento del salto cronospaziale verso il sistema Alfa Centauri fin a cui, come sappiamo, essi avevano registrato dati d’ogni sorta traendoli dai calcolatori pubblici della Terra, l’unica cronoastronave che risultava non essere ancor tornata dal passato era la numero 9 che aveva portato nell’Italia dell’anno 1933 una spedizione diretta dal filosofo e storico professor Arturo Monti dell'Università La Sapienza di Roma. Essendosi interrotte le comunicazioni della 22 con la Terra dopo il balzo, non si potevano avere notizie successive.

      Ci s’era poi rivolti a conoscere la Storia dell’Alter Terra a partire dal 1933 fino al presente, ché la svolta temporale s'ipotizzava avvenuta in quel lontano anno del XX secolo essendo noto che il sigaro 9 s'era diretto al mese di giugno dello stesso

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