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e appassionata Irene Romera Pintor che fu presente anche nel 2008, come relatrice al nostro XXXII Convegno Fortuna Europea della Commedia dell’Arte, quando descrisse «La impronta española en la nueva vía gozziana: Cimene Pardo, de la ‘Commedia dell’Arte’ al drama», mentre Giulio Ferroni animava un dibattito su «Tra realtà e finzione: il teatro nel teatro».

      Quell’anno, tenni a Valencia, nel mese di aprile 2008, invitato da Sirera e Anna Giordano, alla Facoltà di Filologia, un Seminario sul teatro medioevale e rinascimentale per laureati e dottorandi.

      Poi, la crisi finanziaria che coinvolse l’Europa provocò la fine dell’attività organizzativa del «Centro Studi» con la cessazione delle sovvenzioni ministeriali. Tuttavia, nel 2009 riuscimmo ad organizzare un ultimo Convegno, il XXXIII, su un tema sino allora trascurato: L’eroe sensibile. Evoluzione del teatro agiografico nel primo Seicento, e a rappresentare un testo analizzato, sessant’anni prima nella mia tesi, e ritrovato da Tadeusz Lewicki nella biblioteca dell’Università dell’Illinois: Margherita d’Antiochia.

      Con l’aiuto di Tadeusz, riuscimmo poi a pubblicare e distribuire gli Atti del Convegno cui aveva partecipato anche Francisco Florit Durán dell’Università di Murcia con «La protagonista femenina en el teatro hagiográfico de Francisco de Rojas Zorilla».

      Comunque perdurava la malinconia per il pluriennale percorso interrotto, che venne temporaneamente attutita da un inatteso invito ad un Incontro organizzato a Parigi da Corinne Lucas Fiorato e da Françoise Decroisette con la partecipazione di colleghi di tre diverse università, che riconosceva il lavoro culturale e artistico compiuto dal «Centro Studi».

      Quello che in Italia era divenuto impossibile, a Valencia invece, grazie al talento organizzativo e alla passione di Sirera e di Irene, era ancora realizzabile. Infatti, nel novembre del 2010, indissero il Simposio Internacional sul tema La mujer: de los bastidores al proscenio en el teatro del siglo XVI. Vi parteciparono illustri studiosi di diversi paesi e anche il «Centro Studi» diede il proprio contributo. Parlai di «Isabella enigmatica diva e versatile artista nella vita culturale del suo tempo»; mia sorella Mariangela dell’Università di Milano, su «Esempi di personalità femminili tra i personaggi della Commedia Italiana del Cinquecento: stereotipi allegorici o modelli di contemporaneità?» e la classicista Myriam Chiabò su «Merope: un mito, una donna»; furono invitati anche due affezionati collaboratori del «Centro Studi»: Maria Concetta Frezza e Giovanni Di Bello.

      Nel novembre 2011, Irene e gli amici valenciani Canet e Sirera, mi chiesero di presentare il volume degli Atti di quel Simposio Internacional nel corso delle Giornate internazionali Les dones escriven a l’emperador. La relació de les dones amb el poder dirette da Júlia Benavent.

      Nel 2012, a maggio, presentai ancora il volume nel corso del Seminario internazionale svoltosi a Pavia: Il teatro rinascimentale tra Italia e Spagna diretto da Renzo Cremante e Giuseppe Mazzocchi. Insieme a Irene furono invitati anche i colleghi Canet, Pérez Priego e Sirera.

      Nello stesso anno —dopo l’incontro a Pavia— in onore di Renzo Cremante, che concludeva l’insegnamento, nel 2012, Irene, infaticabile, allestì un nuovo Simposio Internacional: G. B. Giraldi Cinthio: hombre de Corte, preceptista y creador. Presenti, come sempre illustri studiosi. Fra gli italiani Renzo Bragantini, Giulio Ferroni, Enrico Malato, Susanna Villari… e fra i francesi Jean Balsamo, Christian Biet, Corinne Lucas Fiorato… Descrissi le prime rappresentazioni dell’Orbecche illustrando l’attività del poeta regista («Sulle prime rappresentazioni dell’Orbecche e Giraldi ‘corago’»). L’incontro si concluse con cordiale omaggio a Renzo Cremante che si concretizzò poi con i contributi di diversi colleghi, raccolti nel volume Filologia e critica nella modernità letteraria. Studi in onore di Renzo Cremante, fra i quali anche il mio, dal titolo scherzoso: «Incontro con un cattivo maestro. Note su Il Pedante di Francesco Belo».

      Oggi, manca fra noi Josep Lluís Sirera che, con Irene, aveva voluto questo incontro, ma egli vive nel ricordo della sua generosa e versatile personalità, della sua cultura e delle sue tante iniziative; lo ringrazio e ringrazio tutti voi, che avete dato contributi fondamentali al nostro lavoro e mi avete sostenuto e confortato con la simpatia e l’affetto.

      Ora, per concludere, finché vivo, devo guardare l’avvenire. L’avvenire è nelle mani di Dio, dice un detto italiano, in realtà per me le mani di Dio mi hanno sorretto nel passato e anche oggi e lo ringrazio. Per quanto riguarda la vita del «Centro Studi» devo informarvi che, mentre, nei mesi scorsi mi preoccupavo che il nostro fondo (non voglio definirlo «patrimonio») costituito, come sapete, dai volumi degli Atti dei Convegni, dai testi rari rappresentati, dalle registrazioni audiovisive degli spettacoli, non finisse in una discarica, improvvisamente alcuni studiosi hanno espresso il desiderio di poterlo ricevere, per un opportuno utilizzo. Quindi, oltre all’onnicomprensivo deposito esistente nell’Università Salesiana, tutelato dall’infaticabile Tadeusz, copia del fondo ora sta ad Orte, un paese vicino a Viterbo, dove, un’altra copia sta per essere acquisita da un ente teatrale attivo che promette di utilizzarlo meglio.

      Confortato da queste nuove realtà, insieme agli amici Quirino Galli e Tadeusz Lewicki, stiamo ipotizzando un possibile Incontro viterbese, cui spero di poter invitare alcuni di voi. Intanto Tadeusz ha provveduto a registrare la maggior parte del fondo per farne doveroso omaggio agli amici di questa fraterna Facoltà di Valencia.

      César Oliva

       Universidad de Murcia

      Por más vueltas que le he dado al tema no consigo recordar con exactitud el momento en el que conocí a Federico Doglio. Creo que fue, pero repito que no estoy del todo seguro de ello, en 1983, en un encuentro de gentes del teatro español en Roma, compañeros de la teoría y de la práctica, animados por la llegada de un reciente gobierno socialista que quería que nuestra escena se visualizara en sitios claves de aquella Europa, en la que los Jefes de Estado y de Gobierno y los Ministros de Asuntos Exteriores firmaban en Stuttgart, Ale-mania, una Declaración Solemne sobre la Unión Europea. Una Unión Europea a la que España, junto a Portugal, no entraría hasta 1986, pero que mucho antes ya interesaba estar en relaciones por la vía más lógica que el Mediterráneo ofrece: la cultura.

      En la Roma de 1983 participábamos en un Simposio sobre Semiótica del Teatro: «El texto de la representación», organizado por el Instituto de España, precedente inmediato del Cervantes. Allí tuve ocasión de conocer a muchas personalidades de ese mundo de la cultura. Yo apenas había mantenido contactos con Mauricio Scaparro, que fue huésped nuestro en el Festival de Almagro de ese año, y con el que iniciaría una tan intermitente como sólida amistad. En la reunión de Roma estaba Umberto Eco, Luis Iglesias Feijoo, Juan Antonio Hormigón, Toni Tordera, Evangelina Rodríguez, Guillermo Heras y muchos otros que la memoria me arrincona de manera inmisericorde. Sin embargo, quiero recordar que allí, entre una variopinta representación italiana, había un señor de mediana estatura, pero cuya elegancia lo hacía parecer más alto, bien peinado pelo cano, siempre acompañado por una gabardina no sé si blanca o simple-mente clara, y una carpeta con cremallera tan fina como él. El hombre era discreto, pues no se le veía participar en los coloquios y corrillos, quizás porque el tema del congreso se apartaba demasiado de su área de trabajo. Seguramente su figura se quedó almacenada en mi imaginario sin llegar a intercambiar una sola palabra con él. Luego supe que era Federico Doglio.

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