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       Massimo d' Azeglio

      Niccolò de' Lapi; ovvero, i Palleschi e i Piagnoni

      Pubblicato da Good Press, 2020

       [email protected]

      EAN 4064066070090

       PREFAZIONE

       CAPITOLO PRIMO

       CAPITOLO II.

       CAPITOLO III.

       CAPITOLO IV.

       CAPITOLO V.

       CAPITOLO VI.

       CAPITOLO VII.

       CAPITOLO VIII.

       CAPITOLO IX.

       CAPITOLO X.

       CAPITOLO XI

       CAPITOLO XII.

       CAPITOLO XIII.

       CAPITOLO XIV.

       CAPITOLO XV

       CAPITOLO XVI.

       CAPITOLO XVII.

       CAPITOLO XVIII.

       CAPITOLO XIX.

       CAPITOLO XX

       CAPITOLO XXI

       CAPITOLO XXII.

       CAPITOLO XXIII.

       CAPITOLO XXIV.

       CAPITOLO XXV.

       CAPITOLO XXVI.

       CAPITOLO XXVII.

       CAPITOLO XXVIII.

       CAPITOLO XXIX.

       CAPITOLO XXX

       CAPITOLO XXXI.

       CAPITOLO XXXII.

       CAPITOLO XXXIII

       CAPITOLO XXXIV.

       CAPITOLO XXXV.

       CAPITOLO XXXVI.

       CAPITOLO XXXVII

       CAPITOLO XXXVIII

       CAPITOLO XXXIX.

       CONCLUSIONE

       RETTIFICAZIONE

       Indice

      Questo racconto che presento al pubblico non senza il batticuore dell’amor proprio in pericolo, fu incominciato nel 1833, e tralasciato cento volte per cagioni ora funeste ora fastidiose. Se egli serba le tracce di codesti disturbi, se per mio difetto rimane di tanto inferiore al suo tema, non per questo potrei senza ingratitudine dubitare del favore o dell’indulgenza almeno degli Italiani. Debbo ricordarmi che in grazia appunto del tema essi amorevolmente accolsero un mio primo saggio. Questo secondo lavoro, che anch’esso si raggira su un fatto non meno onorevole al nome Italiano, promette dunque uguale indulgenza a chi s’è disposto, insin che gli durin le forze e la vita, non aver un affetto, non un pensiero, che non sia dedicato alla patria.

      Quantunque abbia preso a trattare l’epoca luminosa e terribile per la città di Firenze, in cui la repubblica si difese sola contro le armi di Clemente VII e di Carlo V, non ebbi tuttavia per iscopo dipingere il quadro completo dell’Assedio del 1529-30, ed il titolo stesso di questo racconto basta forse a mostrare che più degli eventi, mi sono proposto descrivere le passioni che in allora agitavano il popolo Fiorentino.

       La relazione intera, minuta e regolare dell’Assedio, l’ha scritta meglio d’ogni altro il Varchi. Contemporaneo, attore anch’esso della sua storia, mosso dagli affetti del tempo, chi potea far meglio di lui? Chi oserebbe rifare il suo lavoro?

       Agli storici dunque la storia. Al Varchi quella dell’Assedio; chè malgrado i suoi lunghi ed intralciati periodi, malgrado l’oscura irregolarità che talvolta s’incontra nella sua costruzione, sarà pur sempre quella che trasporta il lettore al secolo XVI con maggior illusione, che trasfonde nel cuor de’ moderni, i pensieri,

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