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camicia rosso brillante, e un cappello da cowboy bianco brillante. Tutto l’insieme si scontrava orribilmente con i capelli tinti di arancione.

      Vedere Cynthia mise in ansia Emily per la prima volta da un po’ di tempo. Appena poche settimane prima aveva chiesto alla donna, più grande d’età di lei, un consiglio dopo che lei e Daniel erano venuti a sapere dell’esistenza di Chantelle. Adesso eccola che passeggiava mano nella mano con Daniel e la sua bambina a sorpresa, con atteggiamento da famiglia normale. Emily non poteva fare a meno di temere il suo giudizio.

      Ma quando Cynthia li vide tutti, sorrise apertamente e salutò con la mano. Emily le lesse l’approvazione negli occhi.

      “Chantelle, ti voglio presentare una mia amica,” disse Emily.

      Lei e Daniel portarono Chantelle da Cynthia. La donna abbracciò Emily immediatamente.

      “Lo sapevo che alla fine si sarebbe sistemato tutto,” le sussurrò all’orecchio abbracciandola forte.

      La strinse anche Emily. Cynthia le era stata così di sostegno e le aveva dato tanta amicizia da quando era arrivata a Sunset Harbor, otto mesi prima, e sentì un’ondata di gratitudine in quel momento.

      “Lei è Chantelle,” disse Emily alla fine, dopo che si furono sciolte dall’abbraccio.

      Cynthia si abbassò sulle ginocchia per trovarsi faccia a faccia con la bambina. “Sono davvero felice di conoscerti, Chantelle. Credo che Sunset Harbor ti piacerà davvero tanto.”

      Chantelle si fece timida e si avvinghiò alla gamba di Emily. Emily non poté evitare di accarezzare i morbidi capelli biondi della bambina, provando un istinto materno soverchiante. Ancora una volta rimase colpita nel constatare quanto rapido e istantaneo fosse l’amore che provava per Chantelle. E notava che il sentimento sembrava essere ricambiato. Chantelle era passata dall’avvinghiarsi a Daniel, la notte precedente, all’avvinghiarsi a Emily quel pomeriggio.

      Proprio allora si avvicinò un uomo giovane e magro con degli arruffati capelli castano chiaro.

      “Owen,” gli disse Cynthia, “ti ricordi di Emily, vero? Del Bed and Breakfast?”

      “Certo,” disse Emily porgendogli una mano. “Sei venuto ad accordarmi il pianoforte.”

      Owen annuì. Sembrava un uomo timido. “Come va lì adesso? Se ricordo bene, avevi una certa urgenza di sistemare tutto.”

      “È vero,” rispose Emily. “Sistemare venti stanze in ventiquattr’ore non è un’esperienza che voglio ripetere! Ma grazie per l’aiuto con il piano. Adesso suona meravigliosamente.”

      Owen sorrise. “Sono contento di sentirlo. È stato un vero piacere lavorare su uno strumento antico come quello. Mi piacerebbe avere l’opportunità di suonarlo ancora, un giorno.”

      “Vieni pure quando vuoi,” disse Emily. “Avere un pianista nel Bed and Breakfast è uno dei miei obiettivi futuri. Solo che al momento non ho i soldi per pagare il servizio.”

      “Be’,” disse Owen col suo sorriso gentile e timido, “e se venissi a suonare gratis? Per me sarebbe una buona pubblicità, mi faresti un favore.”

      Emily era entusiasta. “Sarebbe fantastico!”

      Si scambiarono i numeri di telefono e salutò Owen. Emily era deliziata dall’idea di avere un pianista per la locanda.

      “Vieni, Chantelle,” disse Emily, col morale in risalita dopo l’incontro con Owen. “Andiamo al carnevale.”

      Prendendo le redini della famiglia, Emily li accompagnò ai tendoni dove c’erano giochi tradizionali, il tiro al bersaglio con le noci di cocco e un poligono di tiro.

      “Perché non vedi se riesci a vincere un giocattolo per Chantelle?” suggerì Emily a Daniel.

      Lui la guardò con un’espressione persa e debole, quasi come se fosse in imbarazzo per non averci pensato lui.

      “Certo,” disse, sorridendo in modo un po’ forzato. “Guarda qua.”

      Emily carezzava le spalle di Chantelle mentre Daniel pagava l’uomo al banchetto e prendeva la mira con l’arma caricata a pallini. Poi, con tre colpi perfetti centrò l’obiettivo. Chantelle si mise a saltare su e giù e a battere le mani.

      “Va’,” la incoraggiò Emily. “Va’ a scegliere un premio.”

      Chantelle corse alla bancarella e scelse il morbido orso di peluche più grande che c’era.

      “Perché non ringrazi papà?” la sollecitò Emily.

      Chantelle abbracciò forte l’orso e guardandosi timidamente i piedi borbottò il suo ringraziamento. L’espressione tesa di Daniel tornò. Emily lo raggiunse e gli strinse il braccio per rassicurarlo, come per dirgli che se la stava cavando bene. Prese nota mentalmente di sostenere Daniel il più spesso possibile, di ricompensarlo e confortarlo; chiaramente stava facendo fatica.

      Proprio allora incontrarono Serena.

      “Oddio!” urlò Serena facendo passare lo sguardo da Chantelle a Daniel a Emily. “È… fantastico… DAVVERO.”

      Emily non aveva avuto l’occasione di dire a nessuno del ritorno di Daniel, e neanche del fatto che avesse portato con lui Chantelle. Serena era stata una delle persone che le erano state vicine, che l’avevano supportata in quelle dure settimane in cui Daniel non c’era. Sapeva che per la sua giovane amica voleva dire molto vederli tutti insieme, felici e uniti.

      Serena si curvò per parlare con Chantelle. Aveva una tale abilità naturale nel connettersi con le persone che Emily vide Chantelle lasciarsi prendere subito da lei.

      “Sai, vendono lo zucchero filato color arcobaleno qui,” stava dicendo Serena. “E luccica! Vuoi venire a prenderne un po’ con me?”

      Chantelle alzò lo sguardo su Daniel ed Emily. Entrambi la incoraggiarono con un cenno della testa. Guardando Serena e Chantelle che si allontanavano mano nella mano in direzione della bancarella dello zucchero filato, Emily sentì un improvviso senso di perdita, quasi di lutto. La bambina aveva solo attraversato la strada e già Emily ne sentiva la mancanza. Dev’essere così che si sentono le altre madri, pensò tra sé e sé con un sorriso.

      Proprio allora Daniel la avvicinò a sé, come a caccia di conforto e rassicurazione.

      “Stai andando bene,” gli disse appoggiando la testa sulla sua spalla.

      “Non mi sembra,” rispose lui. “Mi sembra di essere in costante attesa di un disastro.”

      “Ha perfettamente senso,” lo rassicurò Emily. “Adesso sei un papà. Hai istinti da papà.”

      Daniel rise. “Istinti da papà, eh?” scherzò, a suo agio per la prima volta da quando avevano lasciato la locanda. “Come il senso di ragno?”

      Emily annuì con vigore. “Però mille volte meglio.”

      Mentre si zittivano per guardare Chantelle e Serena allo stand dello zucchero filato, Emily si sentì soddisfatta e immensamente felice. Più felice, anche, di quanto aveva mai creduto possibile.

      Poi Serena e Chantelle tornarono indietro saltellando – Chantelle con il viso appiccicoso per via dello zucchero.

      “Prendine un po’, Emily!” urlò porgendole lo zucchero filato color arcobaleno.

      Emily ne prese un morso, sopraffatta dalla gioia perché la bambina aveva voluto condividerlo con lei. “Gnam!” disse raggiante, anche se si stava sforzando di trattenere delle lacrime di felicità.

      “Papà ne vuole un po’?” suggerì Emily. L’ultima cosa che voleva era che Daniel rimanesse tagliato fuori, anche se un boccone di luccicante zucchero filato color arcobaleno probabilmente era l’ultima cosa che lui avrebbe voluto mangiare.

      Chantelle timidamente porse il bastoncino con il dolce a Daniel. Daniel aprì la bocca, esageratamente, poi masticò esasperando il rumore mentre prendeva un finto boccone

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