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sorriso di Amy non fece che allargarsi. “Ci puoi scommettere!”

      Oggi Amy aveva una giornatona di shopping, con appuntamenti prenotati a potenziali sedi per il matrimonio e con molti agenti immobiliari per vedere delle case. E dato che Harry lavorava al ristorante tutto il giorno, Emily era passata a offrire supporto e parole sagge. Era, ovviamente, elettrizzata all’idea di aiutarla.

      Montarono nella Chrysler bianca di Amy e partirono.

      “Dov’è il primo appuntamento?” chiese Emily dal sedile del passeggero.

      “Eastern Road,” disse Amy guardando oltre il volante se c’era traffico. Non vedendo auto, svoltò nella strada principale.

      “Ooh,” disse Emily. “È una bella zona della città. Dall’altra parte del porto rispetto a casa mia, ma comunque vicina.”

      “Soprattutto rispetto a New York,” scherzò Amy. “C’è una brochure nel portaoggetti. Da’ un’occhiata.”

      Emily infilò una mano e, trovata la cartellina patinata, la aprì. Sfogliò i fogli di carta che c’erano dentro. Tra le informazioni legali e i dettagli della proprietà – tre camere, notò Emily con un sorriso avveduto – trovò una selezione di fotografie. La casa sembrava meravigliosa. Se Harry e Amy stavano davvero progettando di metter su presto famiglia, quello sarebbe stato il posto adatto dove farlo! Sorrise tra sé, ma poi vide il prezzo tanto alto da far piangere e quasi soffocò.

      “Quella ha uno studio esterno,” la informò Amy continuando a guidare. “Al momento lo usano come studio d’arte, ma io lo trasformerei in un ufficio. Se dovrò lavorare a casa full time mi piacerebbe avere uno spazio separato, sai.”

      “Certo,” disse Emily pensando ai contro del vivere e lavorare nello stesso luogo che si vedeva ogni giorno. “Questo spazio sarebbe perfetto.”

      Superarono il porto. Era una giornata tranquilla, perciò Stuart, Evan e Clyde erano andati all’isola per la ristrutturazione. Emily sentiva di essere fortunata che il tempo fosse così mite. Sembrava proprio che si fossero organizzati per terminare i lavori in tempo per le prenotazioni di aprile. Era una cosa in meno di cui preoccuparsi!

      “Avete pensato più alla luna di miele prenatale?” chiese Amy.

      “Non proprio,” le disse Emily.

      “Dovreste andare,” insistette Amy. “Avete quasi finito il tempo!” Fece un cenno con la testa in direzione del pancione di Emily, che cresceva a vista d’occhio. Poi aggiunse, “Ci sono degli adorabili hotel che offrono fantastici pacchetti per queste cose.”

      Emily strizzò gli occhi con sospetto. “Hai fatto delle ricerche?”

      Amy sorrise con malizia. “Solo un pochino. Guarda nella tasca dietro al tuo sedile.”

      Alzando allegramente gli occhi al cielo, Emily si sporse all’indietro e trovò un pacco di riviste patinate. Le sollevò. “Un pochino?” scherzò.

      “Okay, magari parecchio,” confessò Amy. “Voglio davvero che tu ti prenda una pausa! La mia preferita è quella in cima. La spa a Québec City.”

      Emily guardò la prima scelta di Amy. Localizzata nella vecchia zona di Québec City, sembrava più un castello che un hotel.

      “È proprio nel centro della città vecchia,” disse Amy. “Perciò c’è moltissima cultura e roba del genere. Le mura. Una cittadella. Musei a profusione.”

      “Sei sicura di non volerci andare tu?” scherzò Emily sollevando un sopracciglio.

      Amy rise. “Certo che ci voglio andare. Quand’è il mio turno, ovviamente. Ma adesso sono concentrata sul matrimonio e sulla casa. Quando sarà la mia ora per la luna di miele prenatale, andrò lì, te lo prometto.” Si sporse e fece tamburellare il dito sulla rivista.

      Emily abbassò di nuovo lo sguardo sullo sconvolgente castello. Magari non era una cattiva idea. Il pacchetto includeva uno speciale massaggio per la futura mamma e un massaggio antistress per il futuro padre. In più tutti i prodotti erano naturali, senza pericolosi agenti chimici, e tutto il cibo era biologico. Sembrava proprio idilliaco. La dottoressa Arkwright avrebbe sicuramente approvato che Emily riducesse lo stress. Meglio tardi che mai!

      “Daniel probabilmente se ne verrà fuori con una ragione molto logica e pratica sul perché non dovremmo andare,” disse Emily. Enumerò sulle dita. “Chantelle. L’isola. Il parto imminente. Per dirne solo alcune.” Però si fece scivolare la rivista nella borsa comunque per mostrargliela dopo. Magari sarebbe riuscita a convincerlo.

      Si immisero nel vialetto della prima casa. Emily la adorò immediatamente. Il prato esterno era ampio con una siepe per della privacy extra, e c’era spazio a sufficienza perché almeno due auto si parcheggiassero fuori. La casa era ancor più carina dal vero. C’era un bel portico sul davanti, non grande quanto quello distribuito su più lati della locanda, ma c’era spazio per una sedia a dondolo e un tavolo da bistrot con le sedie.

      “Posso già dirti che mi piacerà moltissimo,” disse Emily.

      Ma Amy non sembrava tanto convinta. “È un po’ deludente,” disse.

      “Sei pazza?” disse trasalendo Emily. “Sembra uscita da un film!”

      “Sì,” continuò Amy con voce distratta. “Da un film noioso.”

      Emily alzò gli occhi al cielo di fronte al perfezionismo di Amy, però allo stesso tempo sapeva di non dover essere così dura. La vita di Amy era stata completamente diversa da quella di Emily. L’attività avviata nella stanzina del dormitorio del college aveva avuto successo, e si era comprata un appartamento a New York poco dopo i vent’anni. Per Amy la casa aveva sempre significato indipendenza. Adesso avrebbe voluto dire vita domestica. Emily doveva ammettere che, per i gusti di Amy, era possibile che fosse un po’ troppo ragionevole. Non c’era ascensore da affrontare, nessun mormorio del traffico in lontananza. In poche parole, non c’erano sfide. Se Amy voleva essere felice in quel nuovo stadio della sua vita, capì Emily, doveva trovare una casa eccezionale, non una semplicemente adorabile.

      *

      Dopo una lunga giornata di visite per le case e le sedi del matrimonio, a Emily serviva un sonnellino alla locanda. Stava cominciando a farsi incredibilmente stanca nelle ultime settimane di gravidanza, ma sapeva che avrebbe solo dovuto abituarcisi, perché una volta nata la piccola Charlotte le cose non avrebbero fatto che peggiorare!

      Sonnecchiò nel letto, scivolando dentro e fuori dal sonno, approfittando della casa vuota per permettere ai cani di dormire in fondo al letto – cosa che di solito era proibita. Lesse attentamente la brochure della spa nel Québec, rimuginando su come presentare l’idea a Daniel. Poi si ricordò di una promessa che aveva fatto a Chantelle; di invitare nonno Roy per Natale.

      Non aveva avuto cuore di dire a Chantelle, quando glielo aveva chiesto, che suo padre non si faceva sentire da molti giorni e che i messaggi che gli aveva lasciato in segreteria non avevano ottenuto risposta. Anzi, comprese in quel momento, non aveva avuto cuore di ammetterlo con se stessa. Aveva proprio fatto finta di non vedere, non volendo neanche per un secondo prendere in considerazione che cosa potesse voler dire; che suo padre era morto. Persino adesso si rifiutava di permettersi di prendere seriamente in considerazione la cosa. Lui aveva Vladi, il suo caro amico, a prendersi cura di lui, ed Emily aveva fatto promettere all’anziano greco di chiamare se fosse accaduto qualcosa. Scelse invece di credere che Roy fosse andato all’avventura, e che si stesse divertendo troppo per notare che i giorni passavano.

      Afferrò il laptop e scrisse una rapida email. L’approccio telefonico chiaramente non stava funzionando, e anche se lui era molto meno presente via email, sembrava una buona idea cambiare strada.

      Caro papà,

      ho chiamato un paio di volte ma non ti ho sentito, quindi presumo che ciò voglia dire che tu stia approfittando al massimo del bel tempo che fa in Grecia e che sia in giro in barca con Vladi! Chantelle mi chiede se verrai per Natale. Lo so che hai chiarito che non volevi prendere aerei, soprattutto per venire

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