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so,” rispose Chantelle. “Ma il Natale mi piace tantissimo. Non vedo l’ora di sostituire le bandierine di foglie autunnali con quelle di fiocchi di neve.”

      Daniel si mise a ridere. Guardò Chantelle nello specchietto retrovisore.

      “Puoi decorare la locanda come vuoi,” disse.

      Emily sorrise tra sé. Adorava la creatività di Chantelle, e adorava il modo in cui la sua casa veniva trasformata per ogni festività, per ogni stagione, dalla mano della bambina. Non avrebbe scambiato questa cosa con nulla al mondo – non per i ragni di plastica che continuava a trovare dietro ai mobili dal giorno di Halloween né per le minuscole bandierine americane tra le assi del pavimento dal quattro di luglio. La sua vita era perfetta. E, incrociando le dita, così sarebbe rimasta.

      *

      Pochi minuti dopo tornarono a casa, e Daniel parcheggiò fuori dalla locanda. Il vasto vialetto adesso era completamente vuoto. In assenza delle automobili degli ospiti a riempire i posteggi esterni, il vialetto pareva improvvisamente enorme.

      Salirono i gradini del portico e oltrepassarono il grande portone della locanda. Entrando Emily scoprì, con sua sorpresa, che le decorazioni autunnali erano già sparite. Era mancata da casa per appena un paio d’ore, ma qualcuno aveva trasformato di nuovo la locanda in una tela bianca. Chi poteva essere stato?

      Pensò che Lois e Marnie avessero usato un po’ del tempo extra dovuto ai turni lenti per riordinare, o magari era stata Vanessa durante il turno delle pulizie. Ma poi udì delle voci venire dal soggiorno e istantaneamente capì chi aveva promosso le pulizie.

      Andò in soggiorno, ed ecco la colpevole: Amy. Amy era così organizzata che non era strano che avesse messo via immediatamente le decorazioni del Ringraziamento.

      Non era sola, però. Seduta sul divano accanto a lei, davanti al fuoco, con la testa di Mogsy a riposarle in grembo, a bere quella che sembrava cioccolata calda con marshmallow, c’era Patricia. Non solo fin dal primo assaggio del dolce smore si era abituata ai marshmallow, ma aveva anche imparato ad apprezzare l’affetto di un maleodorante cane che sta facendo la muta. E, cosa più importante, era rimasta per l’intero weekend del Ringraziamento. Era un miracolo, per quanto riguardava Emily, che lei e sua madre avessero trascorso tre intere giornate insieme senza uccidersi a vicenda. Le cose sembravano davvero cambiare per il meglio. Anzi, Emily aveva un po’ di nostalgia al pensiero che sua madre sarebbe partita quel giorno.

      “Amy!” esclamò Chantelle quando vide l’amica di Emily seduta sul divano. “Possiamo addobbare la locanda per Natale. Hai preso la roba?”

      Emily si accigliò e guardò Daniel, perplessa. Dall’espressione di lui capì che era incuriosito e divertito quanto lei.

      “Certo che sì,” rispose Amy con un largo sorriso.

      Afferrò un sacchetto dal pavimento, dove era rimasto nascosto dal divano. Emily riuscì a vedere un tessuto argento brillante, fiocchi di neve luccicanti e ghiaccioli di plastica fare capolino dalla sporta strapiena.

      “Cos’è tutta quella roba?” esclamò. “Avete complottato! Tutte e due!”

      Fece a Chantelle il solletico sulle costole e la bambina lanciò un gridolino. Poi si liberò dalle dita di Emily e corse da Amy. Afferrò il sacchetto e guardò dentro.

      “Forte,” disse a Amy. “Possiamo cominciare subito?”

      Amy guardò Emily come in cerca di approvazione.

      “Non guardare me,” disse ridendo Emily, alzando le mani come chiedendo una tregua. “Voi due chiaramente avete fatto i vostri piani!”

      Entrambe si affrettarono nel corridoio e si misero ad appendere sul soffitto luminarie natalizie e a spruzzare neve finta sulle lastre di vetro delle finestre. Emily le osservò dalla soglia, posandosi lì con le spalle. Provava una grande gioia natalizia.

      “La schiena mi sta uccidendo,” disse allora Daniel, apparendo alle sue spalle. “Vado a fare un lungo bagno.”

      “Buona idea,” disse lei. “Riposati.”

      Daniel lavorava tantissimo al momento per provvedere alla famiglia. Non voleva che si facesse male come era successo di recente al suo capo, Jack. Sarebbe stato un disastro. Doveva prendersi cura di sé.

      Lui le diede un bacio sulla guancia, poi salì di sopra, superando Amy e Chantelle.

      “Vieni, mamma!” esclamò Chantelle. “Devi aiutare anche tu!”

      Emily cominciava a sentirsi molto stanca giunta alla fine della gravidanza. Ma non voleva deludere Chantelle. Guardò Patricia, che sfogliava una rivista di design sorseggiando la bevanda al cioccolato.

      “Mamma? Vuoi darci una mano anche tu?”

      Patricia sembrò sorpresa. “Oh. Be’. Immagino di sì.”

      Emily fece un sorrisetto, molto contenta che la madre si unisse a loro. Tornò a voltarsi verso Chantelle.

      “Arriviamo!”

      Poi lei e Patricia andarono in corridoio e si misero a curiosare nella borsa di addobbi di Amy. Emily prese una decorazione brillante e si mise ad avvolgerla attorno al corrimano della scala, mentre Patricia selezionò del materiale luccicante e lo appese artisticamente attorno alle cornici dei quadri. Era un momento davvero meraviglioso per Emily, davvero pieno di pace e felicità.

      “Quand’è che ti sposi, Amy?” chiese Chantelle fissando dei fiocchi di neve ai muri con dell’adesivo colorato.

      “Non ho ancora deciso la data,” le disse Amy sorridendo tra sé. “Non riesco a decidere in quale stagione voglio sposarmi. E nemmeno in quale paese.”

      Chantelle sgranò gli occhi, come se il pensiero di un matrimonio oltreoceano non le fosse mai passato per la testa. “Potreste sposarvi in Lapponia! Renne e neve bianca!”

      Amy rise. “Pensavo più alle Bahamas. Tartarughe… e spiagge bianche.”

      “Sembra bello anche così,” concesse Chantelle.

      “Se hai bisogno di una mano per i preparativi,” disse Emily, “sarei molto felice di aiutare. Sei stata fantastica col mio matrimonio, mi piacerebbe restituirti il favore.”

      Amy sembrava commossa. “Davvero, Em? Sarebbe il meglio immaginabile. Però, onestamente, tu hai un sacco di cose da organizzare prima ancora che io sia pronta a sposarmi. Devi partorire, per cominciare! E una luna di miele preparto? Il tempo a tua disposizione sta scadendo.”

      Emily rise e scosse la testa. “No, anche te! Una luna di miele? La dottoressa ci ha chiesto se ne avremmo fatta una. È una nuova moda?”

      “Che cos’è una luna di miele preparto?” intervenne Chantelle.

      Amy sembrava sconvolta. “Non riesco a credere che nessuna delle due non ne abbia mai sentito parlare. Una luna di miele preparto è l’ultima occasione per la madre e il padre di fare una vacanza prima che le necessità del neonato prendano tutto il loro tempo.”

      “Non ho mai sentito parlare di qualcosa di così indulgente,” disse Patricia sbuffando.

      Ignorando sua madre, Emily notò che Chantelle sembrava un po’ preoccupata alla prospettiva che lei e Daniel se ne andassero per un weekend. La turbava sempre che se ne andassero, perché i primi terribili anni della sua infanzia le avevano insegnato che quando le persone se ne andavano non sempre tornavano a casa. Era un lavoraccio disfare il senso di rovina che l’opera di madre di Sheila le aveva instillato.

      “Non ti preoccupare, tesoro,” le disse Emily. “Se non posso più volare non ha molto senso.”

      “Emily!” esclamò Amy, incredula. “Il senso è che tu e Daniel approfittiate dell’ultima possibilità che avete di fare un viaggio romantico insieme. Le vostre vite stanno per cambiare per sempre. Non volete un gran finale? Non dovete per forza andare lontano. Potreste andare in macchina fino a Québec City. È bellissima

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