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la mente verso una crisi esistenziale. Osservò l’amica con ansia.

      Harry, dal canto suo, o non aveva nulla per la testa o era bravissimo a nasconderlo. Chiacchierava apertamente con Daniel e Chantelle dei tipi di pesce che potevano essere pescati nell’oceano, dei progetti per l’isola e della navigazione in generale.

      “Adesso che abbiamo una destinazione per le gite in barca ne faremo molto più spesso,” stava dicendo Daniel. “Traghetteremo la gente qui continuamente, per feste e picnic.”

      “Sembra meraviglioso,” disse Harry alla sua solita maniera allegra.

      Chantelle stava guardando in alto verso il padre con espressione estasiata. “Possiamo fare il Ringraziamento qui?” chiese, con gli occhi spalancanti.

      “Ne dubito,” rispose Daniel. “Ci vorrà molto tempo per installare il pozzo, sistemare le tubature e i generatori solari per l’elettricità. È un lavoro per molti più di pochi mesi, e il tempo invernale che arriverà presto non aiuterà. Mi spiace, piccola, c’è troppo da fare tra adesso e il Ringraziamento perché sia una cosa possibile.”

      Chantelle si imbronciò, triste.

      “Però possiamo assolutamente venire a visitare l’isola, per quanto ce lo permette il tempo,” le disse Emily. “E dato che non navigheremo più a caso, ma avremo un posto dove andare, penso che riusciremo a uscire più spesso di prima.”

      Chantelle meditò sulle parole per un momento, poi assunse di nuovo un’espressione felice.

      Emily sorrise a Daniel. Sembrava sollevato che avesse gestito la situazione così bene, ed Emily sentì un moto di orgoglio. Il suo istinto materno sembrava affinarsi a mano a mano che la data del parto si avvicinava.

      Dopo un momento raggiunsero l’isola e il vecchio molo che si reggeva a malapena. Il cartello sbiadito che proclamava che l’isola era in vendita c’era ancora.

      “Puoi cominciare col togliere quello!” disse Emily a Chantelle.

      Chantelle non ebbe bisogno di farselo dire due volte. Balzò giù dalla barca e lo strappò via dal terreno.

      Mentre legava la barca, Daniel fece un cenno in direzione di una catasta di vecchie casse marcescenti per il pesce. “Mettilo lì. Possiamo fare un falò.”

      L’idea del falò sembrò elettrizzare Chantelle. Saltò su e giù dall’entusiasmo.

      Emily scese con cautela dalla barca fin sulla terraferma, cercando di assorbire la strana realtà che adesso possedeva l’isola, che era sua. A differenza della locanda, che aveva ereditato, e della casa di Trevor, che era venuta in suo possesso attraverso il testamento, questa era la prima cosa che aveva davvero comprato, insieme a Daniel. Era loro, e la rilevanza soverchiante della cosa la colpì ancor più profondamente adesso che si trovava sul suo bagnasciuga.

      Alle sue spalle, Amy e Harry scesero dalla barca. Avevano entrambi addosso delle espressioni sconvolte mentre guardavano l’incolta e trascurata isola, con i detriti degli anni passati sparpagliati. Amy in particolare doveva aver pensato che Emily fosse impazzita a comprare quel deserto lotto di terra, circondato dall’oceano, pieno di scoiattoli e uccelli. Se pensava che Sunset Harbor non fosse civilizzata, che cosa accidenti doveva pensare dell’isola?

      “Lo so che non è granché a vedersi, al momento,” confessò Emily. “Ma c’è tantissimo potenziale.”

      “Certo,” disse Amy con aria turbata mentre procedeva con leggerezza sul terreno accidentato. I suoi abiti d’alta moda sembravano più fuori luogo che mai.

      “Volete fare il tour, ragazzi?” chiese Emily.

      Harry annuì con entusiasmo, ma Amy fece solo uno smorto suono di conferma.

      “Ve la mostro io!” urlò Chantelle.

      Aprì la strada lei, puntando fra gli alberi con Harry e Amy a rimorchio. I loro passi e le voci rumorose disturbavano gli scoiattoli neri che abitavano l’isola, facendoli correre su per gli alberi.

      Mentre Emily camminava dopo di loro, più lenta per via dell’andatura a papera della gravidanza, sentiva Chantelle fare annunci entusiasti.

      “Qui faremo una casa sull’albero,” disse loro Chantelle. “Sarà una nave dei pirati perché ci giochiamo io e Charlotte. E lì si troverà la sala da ballo del castello magico delle fate.”

      Daniel, avendo finito di assicurare la barca, giunse accanto a Emily e la aiutò per la selva. Affiancarono gli altri, Emily ansimando leggermente per lo sforzo e l’euforia che provava dal trovarsi lì.

      Amy sollevò le sopracciglia quando si avvicinarono, sorpresa e interessata.

      “Farai tu tutto il lavoro?” chiese a Daniel. “Pare che ce ne sia molto da fare. Troppo per un uomo solo, soprattutto per un futuro padre.”

      Emily sorrise tra sé e sé; la sua amica aveva sempre i suoi migliori interessi a cuore, e sapeva quante difficoltà patisse Emily ogni volta che Daniel era fuori di casa.

      “No!” esclamò Daniel con una risata. “Abbiamo dei fantastici impresari per il lavoro. Due ragazzi, freschi di college. Vogliono disperatamente aggiungere qualcosa al portfolio, perciò da loro ci aspettiamo cose davvero favolose.”

      “E oltre a navi dei pirati e castelli magici,” disse Harry, “dove saranno le parti della locanda?”

      “Be’, ci sarà un capanno da tre stanze che vogliamo iniziare come una specie di ritiro per scrittori. Poi Tracy farà dei laboratori di yoga sull’isola, come ritiri benessere di una giornata.”

      “Pare fantastico,” disse Harry. “Quanto pensate di fare durante l’inverno?”

      “Dipende dal tempo,” disse Daniel. “È un peccato che ci sia voluto tanto per la vendita, davvero. Quest’estate di San Martino avrebbe potuto farci partire in anticipo, ma sono sicuro che sarà finita per quando avremo organizzato tutti i macchinari e i materiali.”

      Pensare al futuro preoccupò Emily. L’isola non era più una fantasia o un sogno. Era reale. Adesso tutto doveva essere pratico. C’era tantissimo da organizzare e pagare, così tanti componenti da allestire. Avevano appena finito il restauro della casa di Trevor. Sembrava un po’ come se fossero saltati dalla padella alla brace!

      Eppure, era elettrizzata. Non riusciva quasi a credere che lei e Daniel avessero avuto il coraggio di comprare un’isola. Non solo erano stati abbastanza coraggiosi da fare un figlio insieme, erano stati abbastanza coraggiosi da seguire i loro sogni, a prescindere da quanto folli potessero sembrare. Emily sorrise tra sé, sapendo che sopra ogni altra cosa loro erano una squadra, e che insieme erano indistruttibili.

      “Adesso andiamo ad accendere il fuoco,” disse Daniel sfregandosi contento le mani. “Chantelle, puoi raccogliere tutti i pezzi di legno sulla spiaggia?”

      Lei annuì e corse via, sempre bisognosa di un’occupazione, volendo sempre fare la sua parte per aiutare. Poi Daniel prese un pacchetto di marshmallow dalla tasca della giacca. Emily rise deliziata, sapendo quanto sarebbe stata felice Chantelle, tornata dal giro in spiaggia, di scoprire il progetto di Daniel di tostare marshmallow attorno al falò.

      “Avresti dovuto portare la chitarra!” disse Emily.

      Ma Daniel si limitò a sorridere e la baciò teneramente. “Ci saranno tantissime altre occasioni di cantare attorno al fuoco,” disse, con gli occhi che si facevano sognanti. “Tu, io, e le ragazze.”

      Emily lo guardò, meravigliata dall’uomo che era, dal suo splendore, e così elettrizzata per il loro futuro insieme, per tutte le avventure che li aspettavano.

      *

      Con le bocche appiccicose per via dei marshmallow fusi e pance e guance che dolevano per il ridere, il gruppetto tornò alla barca. Lo aveva suggerito Daniel, dicendo che presto avrebbe fatto buio. Inoltre non c’erano ancora tubature sull’isola, e la piccola Charlotte aveva la tendenza a prendere a calci la vescica di Emily

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