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scuola. È la falegnameria il problema più grande. Ci sono volte in cui riceviamo un grosso ordine e non molto tempo per eseguirlo. Prima, quando ero solo un dipendente, sarei stato uno dei tanti e al massimo avrei dovuto fare un’ora o due in più ogni giorno lavorativo. Potevamo condividere il fardello. Ma dato che sarò io a supervisionare l’attrezzatura usata e che sarò il solo responsabile della qualità, dovrò essere sul posto per ogni ordine, a monitorare tutto fino alla fine, proprio come faceva Jack. Sai quanto possono aumentare le ore, comunque. Be’, adesso non farò più parte dell’organizzazione dei turni. Ne sarò a capo, e da me ci si aspetterà che sia presente nei momenti di forte attività.”

      Più Daniel ne parlava più Emily sentiva l’ansia crescere. La promozione arrivava in un brutto momento. Il pensiero che Daniel non ci fosse mentre lei penava la preoccupava. E il congedo di paternità? Avrebbe ancora potuto permetterselo?

      Ma più dell’ansia, esplodeva di felicità per lui. Era anche estremamente orgogliosa di Daniel, e non voleva buttargli giù l’umore in alcun modo. Aveva raggiunto così tanto da quando lo aveva conosciuto. Inoltre c’era Amy a riempire i vuoti.

      “Sono felicissima per te,” disse. “Te lo meriti, dopo tutto il tuo duro lavoro.”

      “Sicuramente l’aumento ci farà comodo,” rispose Daniel toccandole delicatamente lo stomaco con la mano libera. “Dato che presto avremo più bocche da sfamare.”

      Emily sorrise e sospirò di soddisfazione. Nonostante le avversità che stava affrontando, guardava ancora al futuro, all’incontro con la piccola Charlotte.

      Quando Daniel tornò a parlare sembrava un po’ malinconico. “Più responsabilità vuol dire più stress. Spero che avrò ancora l’energia di trascorrere del tempo con le bambine.”

      “Sarai fantastico,” lo incoraggiò Emily. “Lo so che sarà così.”

      Anche se capace di recitare il ruolo della sposa che lo supportava da fuori, Emily era ancora piuttosto ansiosa sul cambio di ruolo di Daniel. Aveva la tendenza a lasciarsi prendere dallo stress, o a sentirsi schiacciato dall’aspettativa percepita. Era una cosa che in lui ammirava. Ma poteva anche andare a danno della famiglia, perché a volte sembrava che mettesse tutto il mondo prima di loro. Per Emily non era sempre facile ricordarsi che la vera ragione per cui a volte metteva le altre cose prima era per loro – per lei, e Chantelle, la locanda, e ovviamente per la piccola Charlotte.

      “Mi chiedo perché Jack non abbia promosso uno degli altri,” si chiese Daniel ad alta voce. “Sono relativamente nuovo in confronto ad alcuni dei vecchi.”

      “Probabilmente perché sei giovane,” disse Emily. “Perché lavorerai duro per la tua famiglia. O magari perché sa che hai il talento per farcela da solo.”

      Daniel si accigliò. “Che cosa vuoi dire?”

      “Voglio dire che potresti facilmente aprire una falegnameria tua. Non è che non ne abbiamo lo spazio, qui. Potremmo convertire uno dei granai, dopotutto. E adesso hai un sacco di esperienza nel creare mobili. Cioè, hai fatto la culla per Charlotte nel tempo libero ed è fenomenale! La gente pagherebbe tantissimo per una cosa del genere, una culla unica per il loro bambino. Devi solo guardare il cartellino del prezzo sulla mia poltrona da allattamento per vederlo!” Rise ricordando le migliaia di dollari che Amy aveva gettato sulla poltrona a dondolo e sul poggiapiedi per lei.

      Daniel, d’altra parte, stava zitto. Aveva un’espressione sognante e lontanissima.

      “A che cosa stai pensando?” gli chiese Emily.

      Tornò in qua. “Sto solo pensando che potresti aver ragione sul fatto che Jack mi abbia promosso per tenermi lì invece che perdermi.”

      “Potrei aver ragione?” scherzò Emily. “Ho assolutamente ragione! Potresti gestire un’attività di mobili su ordinazione per bambini. O persino fare barche, se lo volessi. Hai il talento per fare tutto ciò che ti metti in testa di fare.”

      Era davvero ovvio per Emily, ma Daniel sembrava sconvolto, come se il pensiero non gli fosse mai passato per la testa.

      “Non ci avevo mai pensato in questi termini,” disse. “Per me è solo un lavoro, sai.”

      “Solo un lavoro! Sei troppo umile, a volte,” proseguì Emily. “Quante persone credi che abbiano quel tipo di capacità? Tu hai talento, Daniel. Devi pensare più in grande, a volte.”

      Invece di incoraggiarlo, le sue parole parvero spingerlo alla ritirata.

      “Io penso in grande,” mormorò, sulla difensiva. “Ma non sono bravo quanto tu pensi che io sia.”

      “Non lo penso solo io,” gli disse Emily delicatamente. “Chiaramente lo pensa anche Jack.”

      Non voleva insistere tanto. Voleva solo che Daniel capisse di avere talento, e che questo talento avrebbe potuto condurlo lontano. Ma lui sembrava ritirarsi, sgonfiandosi sotto al peso della percezione delle cose di lei.

      Silenziosamente, Daniel abbassò il viso verso la sabbia, raccogliendo sassolini e lanciandoli per la spiaggia.

      Proprio allora il telefonino di Emily prese a suonare. Sospirò, da un lato sollevata di essere stata salvata per un pelo, ma dall’altra parte frustrata di venire privata della possibilità di approfondire le ragioni dell’apparente cambiamento di umore di Daniel.

      Rovistò nella borsa e prese il cellulare. Con sorpresa vide che la stava chiamando l’agente immobiliare per l’isola. Il nome le si illuminava davanti come una sorgente di luce.

      “Sono loro!” esclamò forte, sentendo l’agitazione in fibrillazione nel petto.

      Daniel alzò brusco lo sguardo da dove stava lanciando sassolini. Dal bagnasciuga, Chantelle si voltò al suono della voce di Emily.

      “È l’agente!” le urlò Emily attraverso la spiaggia.

      I due cani rispecchiarono i movimenti di Chantelle, e tutti e tre attraversarono la spiaggia in saltelli verso Emily, sollevando nuvole di sabbia alle loro spalle.

      Una volta che ebbe raggiunto Emily Chantelle si bloccò sul posto, e i cani corsero loro intorno in cerchi, l’acqua salata del mare che gli si avvinghiava al pelo, abbaiando con la loro comprensione istintiva che stava per accadere qualcosa di entusiasmante.

      Con respiro irregolare, Emily rispose alla chiamata e la mise subito in vivavoce. La famiglia si affollò in avanti, guardando il telefono in aspettativa. Era come se quella scatolina di plastica avesse in suo potere il loro intero futuro.

      “Siamo tutti qui,” spiegò Emily. “Sulle spine. Allora, qual è la novità?”

      Da quando avevano fatto l’offerta, Emily si era preparata al peggio. Anzi, si era decisamente convinta che la cosa non sarebbe andata a frutto, che non avrebbero avuto l’isola. Non era il tipo di cosa che accadeva alle persone normali. Ma nonostante avesse continuato a ripetersi all’infinito che non sarebbe accaduto, era stata incapace di raffreddare il baluginio di entusiasmo che sentiva dentro, quel frammento di speranza che sfidava la parte pessimista della sua mente con il semplice mantra, e se…

      L’agente parlò, la voce attraversava la linea in crepitii.

      “È una buona notizia,” disse la donna. “L’offerta è stata accettata. L’isola è vostra!”

      Emily non riusciva a credere a ciò che aveva appena sentito. L’energia statica della linea le aveva fatto sentire quello che voleva? Ma quando alzò lo sguardo sugli occhi di Daniel, li vide brillare di sorpresa ed esultanza. Quando Chantelle balzò in aria e si mise a saltare su e giù, agitando le braccia, Emily seppe che non c’era dubbio.

      I cani si misero ad abbaiare di fronte alla commozione di Chantelle, facendo un salto con le zampe fradice, impiantandole orme bagnate di sabbia su tutti i vestiti.

      “Davvero?” balbettò Emily sforzandosi di sentire la voce crepitante attraverso il baccano. “Ce l’abbiamo davvero?”

      “Ce l’avete davvero,”

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