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di lei, con il suo enorme campanile che si innalzava al di sopra di ogni altra edificio.

      Caleb si abbassò ancora di più, quasi a sfiorare l'acqua, e l'aria umida del fiume li rinfrescò in quella calda mattina di luglio. Caitlin alzò lo sguardo e contemplò la città che si estendeva su entrambe le sponde del fiume, mentre volavano sopra e sotto i numerosi ponti ad arco, stesi da una sponda del fiume all'altra. Poi, Caleb risalì, superando il lungofiume e atterrando dolcemente, dietro un grosso albero, lontano dalla vista dei passanti.

      Caitlin si guardò intorno e vide che lui li aveva condotti in un enorme giardino all'italian, che sembrava estendersi per chilometri, proprio lungo il fiume.

      “Le Tuileries,” Caleb disse. “E' lo stesso giardino del secolo XXI. Nulla è cambiato. E' ancora il posto più romantico di Parigi.”

      Con un sorriso, le si avvicinò e le prese la mano. Cominciarono a passeggiare insieme, lungo un sentiero che attraversava il giardino. Lei non si era mai sentita così felice.

      C'erano così tante domande che non vedeva l'ora di fargli, così tante cose che moriva dalla voglia di dirgli, da sapere a malapena da dove cominciare. Ma doveva iniziare da qualche parte, perciò pensò di partire da quello che più recentemente le si era impresso nella mente.

      “Grazie,” disse, “per Roma. Per il Colosseo. Per avermi salvata,” disse. “Se non fossi arrivato in quel momento, non so che cosa sarebbe successo.”

      Si voltò e lo guardò, improvvisamente insicura. “Ricordi?” gli chiese in modo preoccupato.

      Lui si voltò, la guardò ed annuì; Caitlin vide che la sua risposta era positiva. Ne fu sollevata. Almeno, infine, erano nella stessa pagina. I loro ricordi erano tornati. Soltanto questo significava tantissimo per lei.

      “Ma non ti ho salvata,” lui disse. “Sei riuscita a gestirti da sola molto bene senza di me. Al contrario, tu hai salvato me … e semplicemente stando con te — non so che cosa farei senza di te” le disse.

      Mentre le stringeva la mano, lei si sentì come l'intero mondo tornasse lentamente al suo posto intorno a lei.

      Mentre passeggiavano nei giardini, lei guardò con meraviglia tutte le varietà di fiori, le fontane, le statue …. Era uno dei luoghi più romantici in cui fosse mai stata.

      “E mi dispiace,” lei aggiunse.

      Lui la guardò e lei temeva di dirlo.

      “Per tuo figlio.”

      Il volto di Caleb s'incupì; lei distolse lo sguardo e vide una reale smorfia di dolore attraversarlo.

      Stupida, lei pensò. Perché devi sempre rovinare il momento? Perché non potevi aspettare ancora un attimo?

      Caleb deglutì e annuì, troppo sopraffatto dal dolore persino per parlare.

      “E mi dispiace per Sera,” Caitlin aggiunse. “Non intendevo mettermi in mezzo tra voi due.”

      “Non essere dispiaciuta,” disse. “Non aveva nulla a che vedere con te. Riguardava me e lei. Non eravamo fatti per stare insieme. E' stato un errore sin dall'inizio.”

      “E poi, infine, volevo dirti che mi dispiace per quanto è successo a New York,” lei aggiunse, sentendosi sollevata, come se si fosse privata di un grosso peso dallo stomaco. “Non ti avrei mai trafitto con la spada, se avessi saputo che eri tu. Lo giuro, credevo che fossi un'altra persona, un muta-forma. Mai in un milione di anni, avrei pensato che fossi davvero tu.”

      Lei si sentì dilaniata a quel pensiero.

      Lui si fermò e la guardò, tenendola per le spalle.

      “Niente di tutto questo conta adesso,” lui disse, sinceramente. “Tu sei tornata indietro per salvarmi. E so che lo hai fatto ad un grosso prezzo. Poteva persino non funzionare. E hai rischiato la tua stessa vita per me. E hai rinunciato a nostro figlio per me,” aggiunse, guardando in basso, colto da un dolore improvviso. “Ti amo molto di più di quanto non riesca a dire,” soggiunse con lo sguardo sempre puntato a terra.

      Lui la guardò con gli occhi lucidi.

      In quel momento, si baciarono. Lei si sentì sciogliere tra le sue braccia, sentì tutto il suo mondo rilassarsi, mentre si baciavano per quella che ad entrambi sembrò un'eternità. Fu il più grande momento che avevano condiviso sin da quando erano insieme e, in un certo senso, le sembrò di cominciare a conoscerlo per la prima volta.

      Infine, lentamente, le loro labbra si allontarono mentre gli occhi dell'una restavano fissi in quelli dell'altro.

      Poi distolsero entrambi lo sguardo, si presero per mano e continuarono la loro passeggiata nei giardini, lungo il fiume. Caitlin comprese quanto fosse bella e romantica Parigi e sentì che, in quel momento, tutti i suoi sogni si stavano realizzando. Era questo tutto ciò che lei desiderava dalla vita. Stare con qualcuno che l'amasse—che l'amasse davvero. Ritrovarsi in una tale splendida città, un luogo così romantico. Sentirsi come se avesse un'intera vita ad attenderla.

      Caitlin sentì il cofanetto prezioso nella tasca, e ne fu infastidita. Non voleva aprilo. Lei voleva molto bene a suo padre, ma non voleva leggere una sua lettera. In quel momento sapeva perfettamente che non voleva più proseguire nella sua missione. Non intendeva rischiare di dover tornare di nuovo indietro nel tempo o di andare in cerca di altre chiavi. Voleva solo stare lì, in quell'epoca, in quel luogo, con Caleb. In pace. Non voleva cambiare nulla. Era determinata a fare qualunque cosa pur di proteggere il loro tempo prezioso insieme, per rimanere insieme a lui. E una parte di lei sentiva che ciò significava rinunciare alla missione.

      Lei si voltò a guardarlo. Era così nervosa alla sola idea di confessare i suoi pensieri ma sentiva di doverlo fare.

      “Caleb,” lei disse, “non voglio continuare la ricerca. Mi rendo conto di avere una speciale missione; sono consapevole del fatto che dovrei aiutare gli altri, che dovrei trovare lo Scudo. Può sembrare egoista, e mi spiace se è così. Ma voglio soltanto stare con te. Ecco ciò che è più importante per me adesso. Restare in questa epoca, e in questo luogo. Sento che se continuassimo a cercare, finiremmo in un altro tempo, in un altro luogo. E che potremmo non stare insieme la prossima volta…” Caitlin s'interruppe, accorgendosi di non riuscire più a trattenere le lacrime.

      Fece un profondo respiro nel silenzio che aveva seguito le sue parole. Si chiese che cosa lui pensasse di lei, e sperò che non disapprovasse la sua decisione.

      “Riesci a capire?” chiese, incerta.

      Lui guardava verso l'orizzonte; sembrava preoccupato. Poi, finalmente, si voltò e la guardò. L'ansia di lei prese il sopravvento.

      “Non intendo leggere la lettera di mio padre, o trovare altri indizi. Voglio solo che noi stiamo insieme. Voglio che le cose restino esattamente come sono ora. Non voglio che cambino. Spero che tu non mi odi per questo.”

      “Non potrei mai odiarti,” lui disse, dolcemente.

      “Ma non approvi?” gli chiese. “Pensi che dovrei continuare con la missione?”

      Lui distolse lo sguardo, ma non disse nulla.

      “Di che cosa si tratta?” continuò lei. “Sei preoccupato per gli altri?”

      “Immagino che dovrei esserlo,” rispose. “E lo sono. Ma anch'io ho delle ragioni egoistiche. Immagino … nel profondo della mia mente, speravo che, se avessimo trovato lo Scudo, in qualche modo, avrebbe potuto aiutarmi a riavere mio figlio. Jade.”

      Caitlin si sentì terribilmente in colpa, quando comprese che rinunciare alla sua missione equivaleva a lasciare andare per sempre suo figlio.

      “Ma non è quello il modo,” lei disse. “Ignoriamo se, ritrovando lo Scudo, sempre che esista, lo potremmo riportare indietro. Ma sappiamo che, se smettiamo di cercare, possiamo stare insieme. Si tratta di noi. E' questo che più conta per me.” Lei si fermò. “E' quello che più conta per te?”

      Lui distolse lo sguardo dall'orizzonte, e annuì. Ma non la guardò.

      “O

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