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di quanto non fosse mai stata, e desiderò di poter volare.

      Alla fine, raggiunse le porte anteriori dell'abbazia, costruite in solida quercia. Quel luogo sembrava antico. Si meravigliò del fatto che, sebbene fosse il 1789, quella chiesa dovesse trovarsi lì da quelli che sembravano essere migliaia di anni.

      Non sapeva perché, ma quel luogo l'attirava. Non vedeva un altro posto dove andare; pertanto si fece coraggio e bussò leggermente alla porta.

      Non ci fu alcuna risposta.

      Caitlin provò a girare la maniglia e fu sorpresa di trovare la porta aperta. Entrò.

      L'antica porta si apì lentamente, e occorse un istante per far sì che gli occhi di Caitlin si abituassero al buio dell'interno della chiesa. Quando la vista glielo consentì, si guardò intorno e rimase stupita dalla grandiosità e dalla solennità del luogo. Era ancora notte fonda e questa semplice ed austera chiesa, fatta interamente di pietra ed adornata da vetrate colorate, era illuminata da grandi candele posizionate un po' ovunque: alcune sembravano appena accese, altre erano quasi spente. In fondo alla navata c'era un semplice altare, intorno al quale erano piazzate altre dozzine di candele.

      Per il resto, appariva vuota.

      Per un istante, Caitlin si chiese che cosa ci facesse lì dentro. C'era un motivo particolare? O la mente le stava giocando un brutto scherzo?

      Improvvisamente, una porta laterale si aprì e Caitlin trasalì.

      Fu molto sorpresa di vedere una suora —bassa, fragile, che indossava delle vesti bianche fluttuanti, con un cappuccio bianco – dirigersi verso di lei. La donna camminava lentamente, e non vi erano dubbi sul fatto che la volesse avvicinare.

      Si liberò il volto dal cappuccio, guardò verso di lei e sorrise. Aveva dei grandi e luminosi occhi blu, e sembrava fin troppo giovane per essere una suora. Caitlin sentì il calore che proveniva da lei. E comprese anche che era una della sua specie: una vampira.

      “Sorella Paine,” la suora disse dolcemente. “E' un onore averti qui.”

      CAPITOLO DUE

      Il mondo appariva surreale a Caitlin, mentre la suora la guidava dentro l'abbazia, per un lungo corridoio. Era un posto splendido e chiaramente affollato, con le suore nelle loro vesti bianche che camminavano, preparandosi, sembrava, per i servizi mattutini. Una di loro muoveva una sorta di caraffa mentre camminava, diffondendo intorno il delicato aroma dell'incenso, mentre le altre recitavano dolcemente le preghiere del mattino.

      Dopo svariati minuti trascorsi a camminare in silenzio, Caitlin cominciò a chiedersi dove la suora la stesse portando. Finalmente, si fermarono davanti ad una piccola porta. La suora la aprì, svelando una piccola umile stanza, con una vista mozzafiato su Parigi. Caitlin ricordò la stanza in cui era stata, all'interno del chiostro a Siena.

      “Sul letto, troverai degli abiti puliti,” la suora disse. “C'è un pozzo in cui potrai lavarti, nel nostro cortile,” disse. Poi mosse l'indice, aggiungendo: “ed è per te.”

      Caitlin seguì il dito e vide un piccolo piedistallo in pietra nell'angolo della stanza, su cui c'era un calice in argento, colmo di un liquido bianco. La suora le sorrise.

      “Hai tutto ciò che ti occorre per una fresca notte di sonno. Dopo, la scelta spetta a te.”

      “Scelta?” Caitlin chiese.

      “Mi è stato riferito che possiedi già una chiave. Avrei bisogno di trovare le altre tre. In ogni caso la scelta di portare a compimento la tua missione e continuare il viaggio spetta sempre a te.”

      “Questo è per te.”

      Lei si protese in avanti e diede a Caitlin un cofanetto cilindrico d'argento, ricoperto di pietre preziose.

      “E' una lettera di tuo padre. Proprio per te. L'abbiamo custodita per secoli. Non è mai stata aperta.”

      Caitlin la prese con stupore, percependone il peso nella sua mano.

      “Io spero che continuerai con la tua missione,” lei disse dolcemente. “Abbiamo bisogno di te, Caitlin.”

      Improvvisamente la suora si voltò per andarsene via.

      “Aspetta!” Caitlin gridò.

      La religiosa si fermò.

      “Mi trovo a Parigi, è corretto? Nel 1789?”

      La donna le sorrise. “E' corretto.”

      “Ma perché? Perché sono qui? Perché adesso? Perché in questo luogo?”

      “Temo che dovrai scoprirlo da sola. Sono soltanto una semplice serva.”

      “Ma perché sono stata condotta in questa chiesa?”

      “Ti trovi nell'Abbazia di San Pietro. A Montmartre,” la donna disse. “Si trova qui da migliaia di anni. E' un luogo molto sacro.”

      “Perché?” Caitlin chiese ancora.

      “Questo era il luogo in cui tutti s'incontravano per prendere i voti per la fondazione della Compagnia di Gesù. E' proprio qui che è nata la cristianità.”

      Caitlin stette a guardare, senza parole, e infine la suora sorrise dicendo: “Benvenuta”.

      E con ciò, si inchinò lievemente e si allontanò, chiudendo gentilmente la porta dietro di sé.

      Caitlin si voltò e scrutò attentamente la stanza. Fu grata per l'ospitalità, per il cambio di abiti, per la possibilità di lavarsi, per il letto comodo che si trovava nell'angolo. Non pensava di riuscire a fare un altro passo. Infatti, era talmente stanca, che sentiva che avrebbe potuto dormire per sempre.

      Tenendo il prezioso cofanetto, si diresse verso l'angolo della stanza, e lo mise giù. La pergamena poteva aspettare. Ma non valeva lo stesso per la sua fame. Sollevò il calice traboccante e lo esaminò. Poteva già sentire che conteneva del sangue bianco.

      Se la portò alle labbra e bevve. Era più dolce del sangue rosso, e andò giù facilmente—e corse più rapidamente per le sue vene. Nell'arco di momenti, si sentì rinata, e più forte di quanto non fosse mai stata. Avrebbe potuto bere per sempre.

      Infine, Caitlin rimise a posto il calice vuoto, e portò il cofanetto d'argento a letto con lei. Si sdraiò e si rese conto di quanto le gambe le facessero male. La fece sentire così bene, restare distesa lì.

      Si sdraiò e poggiò la testa contro il piccolo e semplice cuscino, e chiuse gli occhi, appena per un secondo. S'impose di riaprirli dopo un istante, proprio per leggera la lettera di suo padre.

      Ma nel momento in cui gli occhi le si chiusero, un incredibile sfinimento s'impadronì di lei, Non avrebbe potuto riaprirli, nemmeno se avesse tentato. Nel volgere di pochi secondi, giaceva profondamente addormentata.

      *

      Caitlin era nell'arena del Colosseo di Roma, vestita con un'armatura da combattimento, una spada salda in mano. Era pronta a combattere contro chiunque l'attaccasse — effettivamente, sentiva la voglia di combattere. Ma appena iniziò a girarsi, guardandosi intorno, si accorse che, in ogni direzione, lo stadio era vuoto. Guardò in alto, verso le file di sedili, e vide che l'intero edificio era vuoto.

      Caitlin battè gli occhi, e, quando li aprì, non si trovava più nel Colosseo, ma nel Vaticano, nella Cappella Sistina. Brandiva ancora la sua spada, ma ora indossava delle vesti.

      Guardò nella stanza e vide centinaia di vampiri con lumimosi occhi blu, tutti schierati ordinatamente: tutti indossavano vesti bianche,. Erano fermi, immobili, lungo la parete, silenziosi … concentrati su quello che stava accadendo.

      Caitlin lasciò cadere la sua spada, che colpì il pavimento della stanza vuota, con un secco rumore metallico. S'incamminò lentamente verso il capo dei sacerdoti, gli si avvicinò e prese da lui un enorme calice di argento, colmo di sangue bianco. Lei bevve, e il liquido traboccò e le cadde lungo le guance.

      Improvvisamente,

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