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il coraggio di formulare quella domanda ad alta voce. Era una domanda che le frullava per la mente sin dalla prima volta che lo aveva incontrato. L'amava soltanto perché lo avrebbe condotto allo Scudo? O l'amava per lei? Ora, lo aveva chiesto finalmente.

      Il cuore sembrò esploderle fuori dal petto, mentre attendeva la risposta.

      Infine, lui si voltò e la guardò diritto negli occhi. Si avvicinò e le accarezzò una guancia con il dorso della sua mano.

      “Ti amo perché sei tu,” lui disse. “Ed è sempre stato così. E se stare con te significa rinunciare alla ricerca dello Scudo, allora è quello che farò. Anch'io desidero stare con te. Voglio continuare la ricerca, sì. Ma tu sei molto più importante per me adesso.”

      Caitlin sorrise, sentendo nel suo cuore qualcosa che non aveva mai provato prima d'allora. Un senso di pace, di stabilità. Nulla poteva ostacolarli ora.

      Lui le spostò i capelli dal viso, ed esplose in un sorriso.

      “E' buffo,” lui disse, “una volta io vivevo qui. Secoli fa. Non a Parigi, ma in campagna. Era un piccolo castello. Non so se ancora esiste. Ma possiamo cercare.”

      Lei sorrise, e lui improvvisamente la fece salire sulle sue spalle, e spiccò il volo. Nell'arco di pochi istanti, stavano volando in alto nel cielo, sopra Parigi, e erano diretti verso la campagna, alla ricerca della sua casa.

      La loro casa.

      Caitlin non era mai stata così felice.

      CAPITOLO CINQUE

      Sam faticava a star dietro a Polly, mentre lei camminava. La ragazza parlava in modo incredibilmente veloce, e non sembrava mai smettere, passando da un argomento all'altro con una rapidità che sembrava impossibile. Lui era ancora scombussolato a causa del viaggio nel tempo, di quel nuovo posto — aveva bisogno di elaborare il tutto.

      Ma stavano camminano già da quasi mezz'ora – anzi per la verità lui stava inciampando nei rami seguendola attraverso la foresta al suo passo svelto - e lei non aveva smesso un attimo di parlare. Sam era riuscito a malapena a dire qualche parola. Lei andò avanti, parlando del “palazzo” e della “corte”, dei membri del suo covo e di un imminente concerto e di un uomo di nome Aiden. Non aveva alcuna idea di chi lei stesse parlando, o perché lo avesse cercato — o persino dove lei lo stesse portando. Era determinato ad ottenere alcune risposte.

      “…naturalmente, non è esattamente un ballo,” Polly stava dicendo, “ma dopotutto, sarà un evento incredibile, ma non sono ancora sicuro di che cosa indossare. Ci sono così tante possibilità ma non so che cosa sia appropriato per un evento formale come questo”.

      “Per favore!” sbottò Sam, mentre lei saltellava allegramente per la foresta, “Mi spiace interromperti, ma ho delle domande da farti. Ti prego. Ho bisogno di risposte.”

      Finalmente, Polly smise di parlare e Sam sospirò di sollievo. Lei guardò quasi meravigliata, come se non si fosse resa conto di aver parlato per tutto il tempo.

      “Allora devi solo chiedere!” rispose allegramente. E poi, senza dargli il tempo di riordinare le idee, aggiunse impaziente: “Allora, di che cosa si tratta?”

      “Hai detto che sei stata mandata a prendermi,” Sam disse. “Da chi?”

      “E' una domanda semplice,” lei disse, “Aiden.”

      “E chi è?” Sam chiese.

      Lei si fece scappare un risolino “Accidenti, hai molto da imparare, non è vero? E' solo il mentore del nostro covo da migliaia di anni. Non sono certa del motivo per cui sia interessato a te, o perché mi abbia mandato, in una giornata così bella, ad attraversare tutta la foresta per venirti a prendere. Per quanto mi riguarda, avresti potuto arrangiarti da solo, alla fine. Per non dire, che avevo mille cose da fare oggi, incluso cercare un nuovo abito e—”

      “Ti prego,” Sam disse, provando ad aggrapparsi al suo pensiero, prima di perderlo ancora una volta. “Apprezzo davvero che tu sia venuta da me, e non intendo essere irrispettoso,” lui disse, “ma, ovunque stiamo andando, non ho davvero tempo. Capisci, sono venuto qui, indietro nel tempo e nello spazio, per una ragione. Devo aiutare mia sorella. Devo trovarla — e non ho tempo per questi viaggi secondari.”

      “Vedi, in realtà, non lo definirei proprio un viaggio secondario” ribattè Polly. “Aiden è solo l'uomo più apprezzato di tutta la corte. Se è interessato a te, allora non è una perdita di tempo” osservò. “E chiunque tu abbia bisogno di trovare, se qualcuno può indicarti la via, allora quello è lui.”

      “Dunque, dov'è che stiamo andando, esattamente? E quanto dista da qui?”

      Lei fece diversi altri passi attraverso la foresta, e lui si affrettò per starle dietro, chiedendosi se gli avrebbe mai risposto, se gli avrebbe mai dato una risposta chiara — quando, in quel preciso momento, la foresta si aprì improvvisamente.

      La ragazza si fermò, e Sam accanto a lei, basito.

      Davanti a loro vi era un immenso campo aperto, che conduceva, in lontananza, fino a degli splendidi giardini all'italiana, in cui l'erba era tagliata in forme elaborate di varie grandezze. Era bello, come un'opera d'arte vivente.

      Ma ancora più sorprendente era quel che si intravedeva oltre i giardini: un palazzo, più grande di ogni edificio che Sam avesse mai visto nella sua vita. Interamente costruito in marmo, si estendeva per quanto lui poteva vedere in ogni direzione. Aveva uno stile classico, con dozzine di enormi finestre, e una grossa scalinata marmorea che conduceva alla sua entrata. Sapeva di aver visto delle fotografie di quell'edificio da qualche parte, ma non riusciva a ricordare che cosa fosse.

      “Versailles,” Polly disse, fornendogli la risposta, come se gli avesse letto la mente.

      Lui la guardò, e lei gli sorrise.

      “E' dove viviamo. Sei in Francia. Nel 1789. E sono sicura che Aiden ti accoglierà in mezzo a noi, sempre che Maria lo permetta.”

      Sam la guardò, con aria interrogativa.

      “Maria?” le chiese.

      Il suo sorriso si allargo e scosse la testa. Si voltò e saltellò per il campo, diretta al palazzo. Frattanto, ribattè:

      “Perché, Maria Antonietta, naturalmente!”

      *

      Sam camminò al fianco di Polly, fino all'immensa scalinata marmorea, diretti verso le porte d'entrata del palazzo. Man mano che si avvicinavano, Sam notava sempre nuovi particolari. La magnificenza e le proporzioni di quel palazzo erano incredibili. Tutto intorno a lui, in ogni direzione, c'erano persone che credeva facessero parte della corte reale, con alcuni degli abiti più belli che avesse mai visto. Non riusciva a credere di trovarsi davvero in quel posto. Se qualcuno gli avesse detto che stava sognando, gli avrebbe creduto. Non era mai stato in presenza di un re prima di allora.

      Naturalmente Polly non aveva smesso di parlare e Sam si costrinse a concentrarsi su quello che stava dicendo. Apprezzava che gli stesse intorno, gli piaceva la sua compagnia, sebbene prestarle attenzione fosse davvero difficile. La trovava anche carina. Ma c'era qualcosa in lei che lo rendeva incerto: non capiva se fosse attratto da lei o se gli piacesse soltanto come amica. Con le sue ex, era stata passione a prima vista. Con Polly, era più come una sorta di cameratismo.

      “Vedi, la famiglia reale vive qui,” Polly disse, “ma anche noi viviamo qui. Ci vogliono qui. Dopotutto, siamo la miglior protezione che hanno. Viviamo insieme in quella che potresti definire un'amichevole armonia. Serve ad entrambi. Con questa enorme foresta, possiamo cacciare illimitatamente, un gran posto in cui vivere, e un'ottima compagnia. E, in cambio, collaboriamo nella protezione della famiglia reale. Senza contare che alcuni di loro sono dei nostri, comunque.”

      Sam la guardò, sopreso.

      “Maria Antonietta?” le chiese.

      Polly annuì leggermente, come se provasse a mantenere un segreto, ma non ne fosse in grado.

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