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Una Bolla Fuori Dal Tempo. Andrea Calo'
Читать онлайн.Название Una Bolla Fuori Dal Tempo
Год выпуска 0
isbn 9788873042877
Автор произведения Andrea Calo'
Жанр Зарубежные любовные романы
Издательство Tektime S.r.l.s.
«Con la neve avrà comunque il suo fascino, non credi?», continuai. “E poi io l’ho già vista”, avrei voluto gridare. Ma riuscii a trattenermi.
Persi tra quelle parole giungemmo ai confini estremi della città, oltre i quali si apriva la sconfinata campagna. La temperatura nell’abitacolo dell’auto era divenuta davvero gradevole, decisi quindi di togliermi il cappotto che posai sui sedili posteriori. Mi sentivo più libera nei movimenti, più a mio agio, nonostante il collo alto del maglione che non ero abituata a portare e che, in parte, m’infastidiva. Mentre mi sporgevo per sistemare il cappotto, John si voltò per guardarmi. I nostri occhi s’incrociarono e in quel momento catturai tutta la bellezza e la profondità dei suoi, di quel colore verde che avevo già notato in aeroporto ma che solo in quel momento riuscivo ad apprezzare in tutta la sua intensità. Forse per via della mia pazzia, in quell’istante provai un forte desiderio di baciarlo. Ma si, perché non farlo? Siamo esseri umani in fondo, siamo fatti di carne e di ossa. Perché non concedersi ai piaceri della vita, giacché è così breve? Io amavo un uomo nella mia vita passata, lo so con certezza assoluta grazie a tutte le immagini preziose che conservo dentro di me. Perché in questa vita non ero ancora riuscita a incontrare la persona giusta, fino a quel momento? John non mi era indifferente e, forse, nemmeno io lo ero per lui. Stavo sbagliando tutto, forse? Stavo correndo troppo? Sarei caduta in un profondo baratro, come già successomi altre volte in passato? Mi stavo ponendo troppe domande alle quali non riuscivo a dare alcuna risposta. Risposi al suo sguardo con un cenno di sorriso. John ricambiò compiaciuto. C’era intesa tra noi e questo mi rendeva serena e, al momento, mi bastava.
CAPITOLO 5
Lungo i suoi bordi, la strada cedeva lo spazio a un’interminabile distesa di neve bianca, solo qua e là interrotta dalle impronte di passi dei bambini che giocavano nei campi ricoperti e pieni zeppi di pupazzi e di piccoli igloo. John era silenzioso e attento alla guida. Mi fece notare che c’erano diverse lastre di ghiaccio sulla carreggiata e per quel motivo, oltre alle evidenti condizioni di traffico lento, avremmo impiegato molto più tempo del previsto per giungere a destinazione. Probabilmente l’impiegata in aeroporto, che conosceva la zona, aveva ragione nell’indicarmi che ci sarebbero volute anche otto ore per completare il viaggio. Chiesi a John se non ci fossero altre strade che ci avrebbero permesso di anticipare anche solo di poco il nostro arrivo nel Wallowa.
«Kate, conosco questa strada a memoria ormai, tanto che potrei guidare anche a occhi chiusi. Purtroppo non abbiamo altra scelta. Potremmo uscire dall’autostrada e percorrere le strade di città e di campagna, ma ci allontaneremmo dalla strada principale per poi doverci ritornare necessariamente sopra. Inoltre non mi aspetto di trovare strade sgombre dalla neve e scorrevoli là fuori e il rischio di trovare ghiaccio aumenterebbe facendoci rallentare ulteriormente. Impiegheremmo ancora più tempo, quindi è meglio procedere così. Hai molta fretta di arrivare?».
«No, non ho fretta. Ho solo un bel po’ di cose da fare da quelle parti e vorrei iniziare quanto prima, senza perdere troppo tempo», risposi. Avrei dovuto parlargli di me nel dettaglio.
«Sono questioni davvero così importanti? Questioni di vita o di morte?», chiese sorridendo e voltandosi per guardarmi negli occhi e rilevare ogni mia eventuale bugia. Era la prima volta che lo faceva da quando eravamo in viaggio.
«Direi piuttosto “questioni di vita e di morte”, entrambe. E non è solamente un gioco di parole, credimi». Ero decisa ormai, avrei vuotato il sacco alla prossima domanda. Dopo la morte di mia madre promisi a me stessa di non rivelare più ad altri i miei pensieri, ma evidentemente non ero in grado di mantenere le promesse o i buoni propositi fatti. Accettai questo mio limite e decisi di aprirmi del tutto, un passo alla volta.
«Spiegati un po’ meglio, non riesco a seguirti nel tuo discorso», chiese, incuriosito dalla mia risposta. Sul suo volto notavo un’espressione diversa, cominciava a mostrare i primi segni di una crescente preoccupazione.
«Io lascerei correre il discorso», e girandomi verso di lui per guardarlo negli occhi, «mi considereresti una povera pazza altrimenti, se te lo raccontassi». Queste parole, però, non facevano altro che accrescere la sua già evidente curiosità.
«Stai fuggendo da qualcosa o da qualcuno?»
«No, al contrario. Sto andando a trovare qualcuno».
«Si tratta di un uomo? Scusami Kate, io non volevo intromettermi nelle tue questioni private».
«Nessun uomo, semmai una donna». Mi guardava divertito ma con insistenza. Capii che forse aveva inteso la cosa come riguardante la mia sfera sessuale più intima.
«Non credo tu abbia realmente capito quello che intendevo dire, John», lo avvisai, «Non è una questione fisica o di sesso».
«Che cosa avrei dovuto capire quindi? Spiegati meglio se puoi».
«Non sono omosessuale».
«Io non ho mai dubitato sai?»
«Ne sei sicuro? Hai fatto una faccia strana pochi istanti fa».
«Con la scollatura che mi mostravi questa mattina e con le tue storielle sulle prestazioni sessuali degli italiani mi stavi forse comunicando di essere omosessuale? Non sembrava per nulla! O forse io non sono stato in grado di capire», rispose con orgoglio. Mi divertiva quel dialogo, volevo stuzzicarlo ancora un po’ prima di parlargli della mia vita precedente.
«Non fare anche tu come quelli che si comportano da stupidi per non andare a fare la guerra, caro John!», esclamai. Mi rispose con un punto interrogativo stampato in viso, senza esprimere una parola, «Davvero tu non hai mai sentito parlare di quanto sono bravi gli italiani a letto? Non vorrei mai ferire il tuo orgoglio maschile ma credo che qualche interrogativo forse tu potresti anche portelo, o mi sbaglio?». Il volto di John ritornò assai serio, proprio come avvenne quel mattino stesso e forse anche di più. Ottenni la conferma che quello doveva essere per lui un argomento davvero delicato. Immediatamente capii, ascoltando la sua confessione.
«Mia moglie mi ha lasciato per un italiano. Tutto quanto accaduto tra di loro era cominciato come una pura storia di sesso, tanti anni prima che ci lasciassimo, poi trasformatasi in amore e concretatisi in una gravidanza. Si chiamava Antonio, era un ragazzo proveniente da Avellino, una città nel sud dell’Italia che avrai probabilmente sentito nominare». Annuii con la testa, intenta ad accompagnarlo durante la sua apertura verso di me. Anche lui, evidentemente, voleva espellere quel malessere che portava da tanto tempo nel suo cuore.
«Lui era più giovane di mia moglie, una decina di anni in meno».
«Ora tutto mi è più chiaro John. Come mai parli di lui al passato?», chiesi, ma con estrema delicatezza.
«Il loro rapporto era diventato burrascoso. Lui voleva tornare in Italia e portarla via con sé, mia moglie però non voleva. L’ha lasciata dopo aver saputo che aspettava un figlio da lui, solo pochi mesi dopo il concepimento».
«E tu come sai queste cose? Sei rimasto in contatto con tua moglie mentre loro si frequentavano?».
«Ovviamente no. Ma avevo gente che m’informava».
«Ma ti facevi del male nel voler investigare su di lei e su quell’uomo, John».
«Si, ma io l’amavo e non riuscivo a rassegnarmi all’idea di averla persa». Capii il suo stato d’animo, quello di un uomo davvero innamorato e provato da una forte delusione. Che sua moglie l’avesse tradito per poi lasciarlo o che fosse definitivamente morta non faceva alcuna differenza per lui. Si sarebbe trattato della stessa tipologia di dolore e della medesima intensità.
«Siete comunque rimasti in buoni rapporti, giusto?».
«Giusto. Lei è tornata da me, chiedendomi di ricominciare insieme, di riprendere la nostra vita di coppia. Io le ho chiuso diverse volte la porta in faccia, soprattutto le prime volte non riuscivo nemmeno a guardarla negli occhi.