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sarà tempo ormai, quando ti piaccia,

      ch'io dia licenza all'ombre e ch'io mi taccia. —

60

      Così con voluntà de la donzella

      la dotta incantatrice il libro chiuse.

      Tutti gli spirti allora ne la cella

      spariro in fretta, ove eran l'ossa chiuse.

      Qui Bradamante, poi che la favella

      le fu concessa usar, la bocca schiuse,

      e domandò: – Chi son li dua sì tristi,

      che tra Ippolito e Alfonso abbiamo visti?

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      Veniano sospirando, e gli occhi bassi

      parean tener d'ogni baldanza privi;

      e gir lontan da loro io vedea i passi

      dei frati sì, che ne pareano schivi. —

      Parve ch'a tal domanda si cangiassi

      la maga in viso, e fe' degli occhi rivi,

      e gridò: – Ah sfortunati, a quanta pena

      lungo istigar d'uomini rei vi mena!

62

      O bona prole, o degna d'Ercol buono,

      non vinca il lor fallir vostra bontade:

      di vostro sangue i miseri pur sono;

      qui ceda la iustizia alla pietade. —

      Indi soggiunse con più basso suono:

      – Di ciò dirti più inanzi non accade.

      Statti col dolce in bocca; e non ti doglia

      ch'amareggiare al fin non te la voglia.

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      Tosto che spunti in ciel la prima luce,

      piglierai meco la più dritta via

      ch'al lucente castel d'acciai' conduce,

      dove Ruggier vive in altrui balìa.

      Io tanto ti sarò compagna e duce,

      che tu sia fuor de l'aspra selva ria:

      t'insegnerò, poi che saren sul mare,

      sì ben la via, che non potresti errare. —

64

      Quivi l'audace giovane rimase

      tutta la notte, e gran pezzo ne spese

      a parlar con Merlin, che le suase

      rendersi tosto al suo Ruggier cortese.

      Lasciò di poi le sotterranee case,

      che di nuovo splendor l'aria s'accese,

      per un camin gran spazio oscuro e cieco,

      avendo la spirtal femmina seco.

65

      E riusciro in un burrone ascoso

      tra monti inaccessibili alle genti;

      e tutto 'l dì senza pigliar riposo

      saliron balze e traversar torrenti.

      E perché men l'andar fosse noioso,

      di piacevoli e bei ragionamenti,

      di quel che fu più conferir soave,

      l'aspro camin facean parer men grave:

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      di quali era però la maggior parte,

      ch'a Bradamante vien la dotta maga

      mostrando con che astuzia e con qual arte

      proceder de', se di Ruggiero è vaga.

      – Se tu fossi (dicea) Pallade o Marte,

      e conducessi gente alla tua paga

      più che non ha il re Carlo e il re Agramante,

      non dureresti contra il negromante;

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      che oltre che d'acciar murata sia

      la rocca inespugnabile, e tant'alta;

      oltre che 'l suo destrier si faccia via

      per mezzo l'aria, ove galoppa e salta;

      ha lo scudo mortal, che come pria

      si scopre, il suo splendor sì gli occhi assalta,

      la vista tolle, e tanto occupa i sensi,

      che come morto rimaner conviensi.

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      E se forse ti pensi che ti vaglia

      combattendo tener serrati gli occhi,

      come potrai saper ne la battaglia

      quando ti schivi, o l'avversario tocchi?

      Ma per fuggire il lume ch'abbarbaglia,

      e gli altri incanti di colui far sciocchi,

      ti mostrerò un rimedio, una via presta;

      né altra in tutto 'l mondo è se non questa.

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      Il re Agramante d'Africa uno annello,

      che fu rubato in India a una regina,

      ha dato a un suo baron detto Brunello,

      che poche miglia inanzi ne camina;

      di tal virtù, che chi nel dito ha quello,

      contra il mal degl'incanti ha medicina.

      Sa de furti e d'inganni Brunel, quanto

      colui, che tien Ruggier, sappia d'incanto.

70

      Questo Brunel sì pratico e sì astuto,

      come io ti dico, è dal suo re mandato

      acciò che col suo ingegno e con l'aiuto

      di questo annello, in tal cose provato,

      di quella rocca dove è ritenuto,

      traggia Ruggier, che così s'è vantato,

      ed ha così promesso al suo signore,

      a cui Ruggiero è più d'ogn'altro a core.

71

      Ma perché il tuo Ruggiero a te sol abbia,

      e non al re Agramante, ad obligarsi

      che tratto sia de l'incantata gabbia,

      t'insegnerò il rimedio che de' usarsi.

      Tu te n'andrai tre dì lungo la sabbia

      del mar, ch'è oramai presso a dimostrarsi;

      il terzo giorno in un albergo teco

      arriverà costui c'ha l'annel seco.

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      La sua statura, acciò tu lo conosca,

      non è sei palmi, ed ha il capo ricciuto;

      le chiome ha nere, ed ha la pelle fosca;

      pallido il viso, oltre il dover barbuto;

      gli occhi gonfiati e guardatura losca;

      schiacciato il naso, e ne le ciglia irsuto:

      l'abito, acciò ch'io lo dipinga intero,

      è stretto e corto, e sembra di corriero.

73

      Con esso lui t'accaderà soggetto

      di ragionar di quell'incanti strani:

      mostra d'aver, come tu avra' in effetto,

      disio che 'l mago sia teco alle mani;

      ma non mostrar che ti sia stato detto

      di quel suo annel che fa gl'incanti vani.

      Egli t'offerirà mostrar la via

      fin alla rocca e farti compagnia.

74

      Tu

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