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erano sempre salutati dalla plebe con eguale entusiasmo.

      Ma le società segrete e gli emissarii di esse non trascuravano allora la educazione politica del lazzarone. – La classe media della popolazione apparteneva quasi per intiero a quelle società segrete, ed andava ispirando al popolo con cui mantenevasi in relazioni strette e famigliari, l'odio dello straniero e dei suoi strumenti, l'amore della libertà e della gloria, e l'entusiasmo per quel Garibaldi il cui valore emulava la potenza del clero nel far miracoli, il che eccitava nel cuore dei lazzaroni un ardente desiderio di vedere e di acclamare quel prodigioso eroe, ed un certo raccapriccio al solo pensiero che il Borbone imponesse loro di combatterlo.

      I progressi delle istruzioni e delle intimazioni date dal ceto medio al basso popolo, apparivano nella agitazione che subentrava alla naturale indolenza del popolo napoletano. – Il governo borbonico confiscava i giornali che trattavano delle cose d'Italia, e credeva con ciò di mantenere il popolo in quella assoluta ignoranza di cui si era fatto uno scudo; ma gli emissarii delle segrete associazioni spargevano a voce le notizie meglio adatte all'umore ed al carattere di quelle plebi; raccontavano i combattimenti e le vittorie conseguite sull'austriaco, la confusione e lo spavento del nemico, le prodezze del re Vittorio e di Garibaldi che apparivano come altrettanti Orlandi, presentavano alla immaginazione di quel popolo, un quadro così seducente che al confronto di questo impallidiva e si oscurava lo splendore delle cerimonie religiose, i miracoli di S. Gennaro ed altri, ed il magico sfarzo delle feste di corte.

      Ognun sa come Garibaldi entrò a Napoli, accompagnato soltanto dal suo stato maggiore, e come attraversasse le vie ingombre di popolo e di soldati borbonici, salutato dalle entusiastiche acclamazioni di quelli su di cui faceva appunto il re per combatterlo. – Non un colpo di fucile fu tirato quel giorno a Napoli; e fu questo per noi grande ventura, poichè cessato l'incanto che attraeva quelle moltitudini a Garibaldi, troppo facile cosa sarebbe riescita l'impadronirsi di lui e lo annientare tutti gli effetti della spedizione Siculo-Napoletana. Fortunatamente però, l'incantesimo non fu rotto. – I soldati borbonici si ritirarono a Gaeta ove li aspettava il re, ed il popolo lasciato in balìa di sè medesimo, si abbandonò all'ebbrezza della sua gioja e della sua ammirazione per quell'eroe ch'era venuto per così dire disarmato a liberarlo.

      Da quel momento sino ad oggi, Napoli ha subìto le varie peripezie che subiva il rimanente d'Italia; ma non ha dato segno di essersi pentito di quella sua rapida trasformazione. – Non camminò con passo veloce sulla via del progresso e della civiltà; ivi, non meno che altrove va deplorata la inerzia delle classi educate e colte; che poco o nulla hanno tentato per riscattare la plebe dalla sua secolare ignoranza. – Pure un certo quale progresso è evidente per chi visita oggi Napoli, e si ricorda come lo aveva lasciato alcuni anni addietro. – Le vie principali della città sono sgombre dalle immondezze e dai rottami che le disonoravano altre volte; alcuni ampj ed eleganti magazzini di stoffe, di ornamenti in oro o in corallo, adornano invece la città, e gareggiano già in estensione ed in lusso coi principali magazzeni di Parigi e di Londra, il popolo quasi ignudo che giaceva disteso in terra sulla sponda del mare, e sul lastrico delle contrade, è pressochè interamente scomparso. – I bambini di quei padri non istanno più li interi giorni rotolati ed aggruppati sui marmi delle chiese per godere un poco di fresco, intento favorito dal modo loro di vestire che consisteva nella assenza completa di qualsiasi pezza di tela o di stoffa che ne coprisse il corpo o le membra. – Da tutto ciò si vede che il popolo Napoletano, non ignora da qual lato dell'orizzonte spunti il sole del viver civile, e desidera uniformarsi anch'esso alle leggi della civile società.

      Diciamo ancora che il Napoletano sottoposto per la prima volta a gravose imposte, condotto sul campo di battaglia per difendervi dei principii a lui poco noti ed apparentemente estranei ai suoi interessi, non ha mai dato segno di malcontento; e meno ancora di tendenza alla ribellione.

      Tutto ciò ne dà liete speranze per l'avvenire, e poichè Napoli si mostra così bene disposta a lasciarsi guidare ed a porre la sua fiducia nel senno altrui, piuttosto che nei suoi naturali istinti, e nelle sue proprie impressioni, tanto più deploriamo la lentezza con cui il nostro governo e le classi più colte e più facoltose della popolazione si occupano di fondare associazioni ed istituzioni dirette alla educazione ed alla istruzione del popolo. Che cosa non siamo noi in diritto di aspettare da un popolo che per tanti secoli corrotto e depravato di proposito da un iniquo ed assurdo governo, acquistata in un giorno la illimitata libertà che si compete soltanto alle più incivilite nazioni, non abusa di così gran dono, e si sottopone di buona voglia a tutti i sacrificii che sono come il prezzo della sua libertà!

      Non possiamo tributare le medesime lodi alla Sicilia. – Ivi la corruzione si mesce alla naturale ferocia di una popolazione derivata in parte dall'Arabo, e quell'isola che fu un giorno popolare e ricca oltre ogni credere, non ha fatto sin qui uso della acquistata libertà se non per compiere atti che non si possono paragonare che alle carnificine del medio evo, o dei popoli selvaggi. – La camorra che alleata al brigantaggio nel Napoletano, ritardava il progresso di quelle popolazioni verso la civiltà, opprime e disonora la Sicilia con una impudente tirannide che non ha pari. – L'isola che per due terzi della sua estensione è posseduta dalle corporazioni religiose e dalle manimorte, è pressochè deserta, ed è del tutto incolta. – La legge si sforza invano di ridurre sotto il suo scettro i Siciliani, che vi si sottraggono colla più odiosa violenza, minacciando di morte, e non sono le loro, vane minaccie, i magistrati, ed i testimonii che potrebbero convincerli di innumerevoli delitti. – La missione della polizia non può essere adempita poichè un sistema di falsificazione di tutti gli atti civili, seguito da lunghissimi anni rende vana qualsiasi vigilanza della autorità. – I depositarii degli atti civili di nascita, di morte, di contratto, matrimonio, ecc. ecc. avevano per costume di riempire varii fogli di carta per ogni uomo che temeva la luce del giorno, e l'esame della sua condotta. – Sopra uno di quei fogli l'individuo di cui trattavasi, era presentato come vivo; su di un altro come morto; sopra un terzo figurava come del sesso femminile; e quando le nuove autorità mandavano ispettori a verificare lo stato civile di un sospetto, gli si presentava ora l'uno ora l'altro di quei fogli, secondo lo richiedevano le circostanze. – La colonna mobile che durante gli scorsi anni ebbe per missione di purgare la Sicilia dalle orde di briganti che la infestavano, operò milaottocento catture, ed i catturati erano pressochè tutti assassini di molte vittime, esseri che dell'umana natura conservavano appena l'aspetto, e questo ancora corrotto e degradato. – Non parlerò della strana ostinazione colla quale i Messinesi inviarono per tre volte al Parlamento il contumace Mazzini sebbene dal Parlamento stesso avvertiti della illegalità di tale elezione. – Non parlerò degli ultimi fatti di Palermo in cui un popolo ferocemente fanatico ed istigato dallo spirito di vendetta che disonora pur troppo una gran parte di quel clero ignorante e sensuale, commise delle atrocità che non mi regge il cuore di descrivere; ma osserverò soltanto che un popolo il quale si vale della recentemente acquistata libertà, per assimilarsi alle fiere, ha bisogno di una rigorosa tutela, e di severe repressioni.

      Pure anche in mezzo a sì luttuose scene, ed a così colpevoli eccessi, il naturale facile al progresso, e l'ingegno aperto agli insegnamenti morali e civili, si scorge chiaramente nel popolo Siciliano. – La vigliaccheria non è un vizio in cui lo trascinano gli altri molti vizii di cui è preda. – Tutti gli uffiziali che ebbero sotto gli ordini loro dei soldati Siciliani, li dichiarano valorosi, e riconoscono altresì che l'indole loro, cupa dissimulata e crudele, si dirada e si emenda sotto l'influenza della militare disciplina. – Dicono essi che il soldato Siciliano tornando alle proprie case vi porta dei germi fecondi di moralità, ed una certa quale inclinazione al bene a cui era affatto estraneo quando rivestiva per la prima volta la divisa militare.

      I soldati licenziati potranno diventare i primi maestri del vivere civile pei loro concittadini, ma se ad essi è lasciata esclusivamente la missione di civilizzare la Sicilia, l'ardua impresa non sarà compita in un secolo. – Un uomo si è distinto in Sicilia per l'ingegno, l'operosità, la moralità ed il patriottismo, e quest'uomo è oggi Prefetto di Palermo. – Ciò dimostra che il governo è ansioso di impiegare gli strumenti di civiltà che gli fornisce il paese. – Ma desso non può crearli. – Ora spetta a tutti coloro che si sentono superiori alle basse passioni del volgo e capaci di cooperare fosse pure menomamente alla riforma di uno stato sociale così miserabile e vergognoso, il concertarsi fra di essi, ed il dedicarsi a sì nobile e così sacrosanta impresa.

      Fondare

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