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io.

Don Candido

      Sarà stata la espressione spontanea del mio animo di buon credente al pensiero di quella cosa divina che si chiama la Provvidenza. (Con le braccia in atto ascetico e gli sguardi rivolti di nuovo al cielo) Voi lo sapete che io sono un…

Cesare

      Un orangutango.

Don Candido

      Un orangutango?!

Cesare

      Precisamente! Sotto la veste del santone, in voi si nasconde il bruto, signor mio!

Don Candido

      Si nasconde il bruto in me?!

Cesare

      O che vorreste dire che si nasconde in me?

Don Candido

      Non oserei.

Cesare

      Perchè non lo pensate.

Don Candido

      Perchè non lo penso.

Cesare

      Ecco. (Pausa.) (Un po' turbato e nervoso) Volete un Cognac?

Don Candido

      Io no: mai!

Cesare

      Un Whisky?

Don Candido

      Niente, niente.

Cesare

      Io, sì. (Versa in un gran bicchiere il Whisky e l'acqua di soda.)

Don Candido

      In verità, almeno di mattina, dovreste astenervene anche voi. Questi liquori vi bruciano.

Cesare

      Visto che mi piacciono, lasciate che mi brucino. (Beve avidamente mezzo bicchiere di Whisky. – Dal portasigari, cava un altro avana e lo accende. Poi, con un lievissimo tremito nella voce:) Dunque… dove eravamo rimasti?

Don Candido

      Al bruto.

Cesare

      Sicuro: al bruto. (Pausa. – La sua fisonomia muta, atteggiandosi a una curiosa ed amara intimità.) Ditemi un po': quante volte avete cercato di raccogliere le briciole cadute dalla mia mensa?

Don Candido

      Signor Cesare!

Cesare

      Credete che io ve ne rimproveri?

Don Candido

      Ma… mi maraviglio!

Cesare

      Sono gl'incerti di ogni intelligente segretario come voi.

Don Candido

      Mi addolorate parlandomi così.

Cesare

      (sempre più intimo) Ora, per esempio, ci sarebbe una briciola abbastanza preziosa; ma… vi prego di rinunziarci, perchè… è molto attaccaticcia. Se si attacca a voi, mi parrà di non essermene ben liberato io.

Don Candido

      Questa sarebbe, diciamo così, la liquidazione?

Cesare

      Appunto. Io liquido la Gigetta.

Don Candido

      Ah?

Cesare

      Alquanto matura, ma… ancora…

Don Candido

      Senza dubbio.

Cesare

      E mi pare onesto il metterla in libertà prima che le rughe la costringano al riposo.

Don Candido

      Una certa libertà glie l'avete già concessa da un pezzo…

Cesare

      Naturale! Benchè ne fossi stato innamoratissimo in illo tempore, sono circa otto anni che non ho con lei che qualche rapporto… di condiscendenza. Ella avrebbe avuto tutto l'agio di fare il comodo suo.

Don Candido

      Lo ha fatto? Lo ha fatto?

Cesare

      No, povera diavola! Avendo ottenuto da me… un singolare favore… un favore che, modestia a parte, nessun altro uomo le avrebbe reso, ella mi si è mostrata sempre riconoscente e devota fino alla esagerazione. Ed è proprio per questo che non ho mai saputo avere l'energia di troncare completamente.

Don Candido

      Ma poi, diciamo così, tutto a un tratto…

Cesare

      Tutto a un tratto, non so come, sono stato vinto… dal bisogno urgente di non avere più nulla di comune con lei.

Don Candido

      Benissimo. (Breve pausa.) Glielo avete detto?

Cesare

      E no. Glielo dovete dire voi.

Don Candido

      Io?!

Cesare

      Vi munirò di una letterina per avvertirla che vi ho incaricato di compiere una delicata missione, e voi ve la caverete… con due parole.

Don Candido

      Temo che non le basteranno.

Cesare

      Io vi prego sul serio di essere laconico ed esauriente.

Don Candido

      Ma, in conclusione, mi ci mandate con le mani vuote?!

Cesare

      Vi affiderò, beninteso, la piccola somma che le ho destinata. Sarà una buon'uscita ragionevole. In fondo, io non avrei nessun obbligo verso di lei. Quando l'ho conosciuta, non era che una cosuccia di second'ordine. Ha vissuto per dieci anni come una gran signora… Non ha di che lamentarsi. Adesso, il mio pourboir le permetterà di non aver troppa fretta, e di questo io sarò molto contento. Le donne di quel genere, caro don Candido, se hanno troppa fretta, si discreditano, e allora… non c'è rimedio: sempre più giù, sempre più giù, irreparabilmente.

Don Candido

      (con gli occhi afflitti e pietosi) Eh!.. non ne parliamo!

Cesare

      Sì, meglio non parlarne, perchè la cosa non è allegra. Suol dirsi che la prostituzione sia la vendetta delle donne contro gli uomini; ma è molto difficile che esse medesime non restino miseramente vittime della loro vendetta. (Rannuvolandosi)… E anche l'uomo più cinico ne è talvolta… conturbato! (Si alza)… Vado a scrivere la lettera e a prendere il danaro. (Esce dal fondo.)

Don Candido

      (resta seduto tutto compunto.)

SCENA IINELLINA, DON CANDIDO, poi CESARE

      (Entra Nellina dalla porta a destra, e si avanza lenta, molle, quasi sciatta, tutta intenta a fumare una sigaretta. La fuma con evidente inesperienza, tenendola fra le labbra strette e protese e soffiandovi dentro. – Don Candido, che ha le spalle verso la porta da cui Nellina è entrata, non si accorge di lei. – Ella, abituata alla presenza di lui, non gli bada neppure. Un po' di fumo le va in gola. Tossisce. Don Candido si volta.)

Don Candido

      Oh, siete voi, Nellina?

Nellina

      (come se non avesse udito, continua ad occuparsi soltanto della sua sigaretta.)

Don Candido

      (con maraviglia) Fumate?!

Nellina

      (seccamente) Sì.

Don Candido

      Se vi vede il signor Cesare!..

Nellina

      Me le ha date lui le sigarette.

Don Candido

      (con una smorfia furba) Ottimamente. (Abbassa gli sguardi a terra, riunisce le mani sul petto, e la guarda di sottecchi.)

(Breve pausa.)Nellina

      Ohè!.. Perchè mi guardate?

Don Candido

      Ma io… non guardo che il pavimento. (Fissa gli sguardi sul pavimento per mostrare di aver detto il vero.)

Nellina

      No. Mi stavate guardando con lo sguardo di sbieco.

Don Candido

      Vi giuro che v'ingannate.

Nellina

      Uhm! Non è la prima volta che vi ho sorpreso a guardarmi in un certo modo.

Don Candido

      (come scandalizzato) Ma, dico: per chi mi prendete?

Nellina

      (freddamente astiosa) Per una robaccia.

Don

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