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alla tua porta e non mi rispondi…

      — Ciao, buongiorno — rispondo. George alza gli occhi al cielo quando sente la mia voce mielosa al telefono. Lo spingo leggermente. — Io e George siamo da Starbucks. Ti serve qualcosa?

      — Ti volevo solo far sapere che sto partendo per un viaggio importante. C’è un locale che, secondo l’agente immobiliare, sarebbe perfetto per la nuova succursale dell’“After Dark”. I ragazzi stanno pensando di espandersi in altre città.

      — Ah, va bene. Starai via a lungo?

      — Ancora non lo so. Ho intenzione di rimanere una settimana per studiare il posto e fare qualche indagine. Forse un po’ di più, ma ti farò sapere.

      — Va bene, Danny. Puoi stare tranquillo, andrà tutto bene all’“After Dark”. Vengono anche i ragazzi?

      — Viene Zach, ma Rafe resta e si occuperà di tutto. Se hai bisogno di qualcosa, chiamalo. Devo correre o farò tardi. Abbi cura di te. Baci.

      — Lo farò. Buon viaggio. Baci.

      Attacco il telefono con un’espressione triste sul viso e George alza il sopracciglio chiedendo che cosa sia successo.

      — Sta partendo per andare a vedere un locale. Non posso credere che non vedrò Danny per così tanti giorni.

      — Dio mio, Julie, dimentica quell’uomo! Devi crescere, ragazza ti trascinerò a qualche festa pazzesca, rimorchierai un figo pazzesco e ti toglierai Daniel dalla testa.

      Rido al suo commento.

      — Lascia perdere. In questo momento l’unica cosa pazzesca che voglio è un bagno caldo.

      ***

      97885793075_0020_008.jpgAlle cinque del pomeriggio, arrivo all’“After Dark” e mi preparo per il mio turno. Prima di iniziare a lavorare, le cameriere si riuniscono sempre per ripassare i dettagli, ascoltare le prove della band e avere un feedback della sera precedente.

      Prima di entrare nella sala principale vengo sorpresa dalle grida di Rafe che sta al telefono.

      — figlio di puttana! Non posso credere che tu mi stia facendo questo proprio oggi!

      Spalanco gli occhi e porto le mani alla bocca. Questo è il tipo di reazione, qualunque essa sia, che mi aspetterei da chiunque ma non da Rafe. È educato, affascinante, ha un timbro di voce un po’ roco, che fa impazzire molte delle ragazze al bar, e non dice mai parolacce.

      Ovviamente, tutti i dipendenti sono scioccati, proprio come me.

      Attacca il telefono come se avesse perso il suo migliore amico. E tutti si dileguano, spaventati da questo suo lato nuovo e strano.

      Tranne me, che non ho paura del pericolo.

      — Rafe, che cosa è successo? Posso aiutarti? — chiedo, senza lasciarmi scuotere troppo dal suo nervosismo.

      — No — risponde bruscamente, ma subito dopo avermi guardata, il suo tono diventa più gentile. — Scusami. No, Julie. — Si passa entrambe le mani tra i capelli, mostrando tutta la sua tensione. — Ho due ore di tempo per trovare un nuovo cantante. Sono fottuto.

      — Che cosa è successo a Snash?

      Snash è il cantante di “The Band” — un nome ridicolo come quello del cantante — che suona qui al bar nei fine settimana.

      — L’idiota ha smesso di cantare. Ha detto di avere avuto una visione con un guru che gli ha detto di lasciare tutto e di andare in India alla ricerca della pace interiore. Riesci a crederci?

      Sì, posso crederci. O meglio, potrei perché Snash è sempre stato tutta una questione di pace interiore. Fa schifo.

      — Posso aiutarti io, Rafe. Mi lasci cantare? Per favore. — Ho indossato la mia migliore maschera da “Gatto con gli stivali” per cercare di convincere quest’uomo che ha chiaramente bisogno di aiuto.

      Mi guarda, si passa entrambe le mani tra i capelli già del tutto scompigliati e abbassa di nuovo la testa.

      — Dolcezza, sai che questo è un argomento tabù da queste parti. Se lo faccio, Danny mi ucciderà.

      — Non capisco per quale motivo non mi lasci cantare al bar. Canto molto bene, lo sai. Non ti metterò in imbarazzo.

      — Danny pensa che se canti qui, i ragazzi ci proveranno con te, che sei una ragazza troppo innocente per affrontare questi squali.

      — Siete ridicoli. Ho ventitré anni, per l’amor di Dio. Non sono una bambina, so come difendermi. Quando lo capirete tutti?

      — So che sei una donna, ma Dany considera te e Jo come le sue sorelline. Questo per un ragazzo è sacro.

      — È una stronzata e tu lo sai. E chi metterai al posto di Snash?

      — Non lo so, Julie. Non lo so.

      Mi allontano da lui schiumando dalla rabbia. Come possono essere così stronzi? Devo fare qualcosa per cambiare questa situazione.

      Sto al bar ad aiutare Justin, il barista, a mettere a posto le bevande, finché Rafe, un’ora dopo, viene da me con un’aria sconfitta.

      — Sai che quando Danny scoprirà che ti ho lasciato cantare, romperà con me, vero?

      — Non hai trovato nessuno?

      — No, Julie. Nessuno. Puoi?

      Lancio un grido e gli salto addosso.

      — Uhuuuuuuu! Certo!

      Mi mette giù e scuote la testa mormorando “Sono fottuto”. Dopodiché va in ufficio mentre io faccio la mia danza della vittoria e chiamo Jo e George chiedendo loro di portarmi dei vestiti adeguati, i trucchi e il loro appoggio morale.

      Julie

      Mentre aspetto le mie due fate madrine, mi dirigo verso il palco per parlare con i ragazzi della band e scoprire la scaletta prevista per la serata.

      Ho una buona memoria musicale e non ho difficoltà a memorizzare i testi. Inoltre, ho cantato con loro innumerevoli volte prima dell’apertura del bar – e lontano da Danny, ovviamente.

      — La nostra stella è pronta a brillare? — domanda Alan, il chitarrista. È il più carino dei tre musicisti. Alto, capelli castani lisci e tutto tatuato. Spesso scherzo con Jo affermando che lui è l’incarnazione di Kellan Kyle, il giovane protagonista del libro Intenso Demais, di S. C. Stephens.

      — Sì! Sono molto nervosa, ma voglio fare del mio meglio. Voglio che sia il primo di molti spettacoli.

      — Sai che quando Danny lo scoprirà...

      — Lascia Danny fuori da tutto questo. Il sabato sera la gente viene qua aspettandosi di ballare al suono della musica di The Band. Non possiamo deludere i clienti – esclamo con un sorriso sul volto, mostrando una sicurezza che non sento.

      — Per me va bene — dice Alan, ridendo. — Sarà meraviglioso suonare con te. La nostra scaletta di stasera è questa, ma penso che possiamo fare alcune modifiche per mostrare un po’ di più la tua personalità durante lo spettacolo — continua, porgendomi un foglio contenente l’elenco delle canzoni.

      Do un’occhiata ai titoli, approvando le sue scelte e pensando ad altre tre o quattro canzoni che vorrei includere.

      — Hai una penna? Vorrei aggiungere alcune canzoni, se per te va bene!

      — Certo! Puoi aggiungere o togliere quello che vuoi.

      Mi siedo sul bordo del palco per scrivere e penso che questa sia una meravigliosa

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