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e candela’. È nuovo. Un sacco di visualizzazioni. Scusa, Mia! Stammi bene.

      Dannazione, pensò Mia con una bruttissima sensazione. Ecco che anche O-Date se ne andava. Ora aveva davvero zero entrate. Aveva una voglia disperata di tornare a letto, ma aveva solo due settimane per fare qualcosa. Aprì un nuovo documento e stese una lista delle cose da fare.

      Prendere scatoloni. Inscatolare roba.

      Cercare appartamento.

      Potenziali sponsor? Chiamate a freddo. Uff.

      Ok. Punto uno. Scatoloni. Non c’era un negozio UPS in fondo alla strada? Stava per cercarlo su Google, quando il suo telefono suonò di nuovo. Questa volta fece un salto e quasi le venne un colpo. Non posso proprio andare avanti così, pensò mentre fissava il numero, questa volta sconosciuto

      Prese il telefono. Tanto cos’altro poteva andare storto?

      “Pronto?”

      “Parlo con Mia Bold?”

      Mia si preparò ad ascoltare qualche offerta. “Sì.”

      “Ciao Mia! Sono contento di averti beccato,” disse un’amichevole voce maschile. “Prima di tutto, sono un grosso fan di The Vortex. Davvero un grosso fan!”

      “Ehm, grazie,” riuscì a dire Mia, arrossendo.

      “Mi chiamo Graham Stone. Sono un produttore. Una volta mi occupavo di serie TV a Hollywood. Mai sentito parlare di Presenze?”

      “Intendi dire quando la gente scompare, ma rimane attorno a noi?”

      “No, lo show in TV! Prima di diventare una cosa che si faceva nelle coppie, era una serie di un’ora.”

      “Non sono sicura di conoscerlo,” disse Mia, googlando il nome. Stava dicendola verità. Era presente nel database della IMDB con un breve elenco di accrediti e progetti. La maggior parte degli accrediti erano per effetti speciali fisici. Lo spettacolo Immagini fantasma era durato un anno.

      “… Senti, so che fai fatica con la commercializzazione del tuo prodotto,” disse Graham. “Ho sentito le tue promo. Ottima scrittura, ma sei un’artista, non una venditrice. Ecco dove entro in ballo io.”

      “Ok, ti sto ascoltando,” disse Mia, ora davvero incuriosita.

      “Sono un genio del marketing. Sto lavorando a un progetto nuovo di zecca e sto già parlando con la HBO e la Disney. Ho già Appuntamento con il Vampiro e O-Date come sponsor.”

      “Hai firmato O-Date?” gli chiese, irrigidendosi al pensiero dell’account che aveva appena perso. Si preparò a sentire cos’avesse da venderle questo tizio.

      “Ti chiamo per offrirti un lavoro. Il mio nuovo progetto è un podcast che si intitola Libro, campanella e candela.”

      “Ah, sì. Angie me l’ha accennato.” Quindi questa era la roba della campanella e della candela per cui la O-Date l’aveva scaricata? Lo show con un sacco di visualizzazioni?

      “Angie-pasticcino? È fantastica. Senti, non posso ancora pagarti, a parte la spartizione dei profitti. Ma i numeri cresceranno e ci saranno degli extra. Posso offrirti un ottimo appartamentino, totalmente gratuito. Ti piacerà un sacco!”

      Come fa a sapere che sto cercando casa? Doveva ammettere che Graham Stone era davvero un ottimo venditore, migliore di quanto lei sarebbe mai stata. Era molto sicuro di sé e il suo entusiasmo era contagioso.

      “Mi sembra fantastico, signor Stone, ma…”

      “Chiamami Graham.”

      “Ho un cane…”

      “Io adoro i cani! Come si chiama?”

      “Tandy.”

      “Come Vic Tandy! Che forza! Senti, il condominio è mio. Amiamo i cani! È un posto fantastico. Qual è la tua email? Ti mando un link.”

      “Ecco, è solo che non penso…”

      “Dacci un’occhiata. Cos’hai da perdere?”

      Quelle parole la scossero come un terremoto. Cos’aveva da perdere? Tutto attorno a lei stava già cadendo a pezzi.

      “Mia Bold chiocciola The Vortex punto com,” gli disse.

      Si sentì un ping e subito le arrivò un link. Ci cliccò sopra e si trovò a guardare un sito immobiliare. Mentre scorreva le foto, rimase a bocca aperta. L’appartamento era bellissimo, con una certa atmosfera da vecchio mondo coloniale, ed era completamente arredato. Sembrava accogliente, ben messo e pronto per essere abitato. Alla fine vide l’indirizzo.

      “Ma è in Massachusetts!”

      “Già.”

      “Salem, Massachusetts? Il posto del processo alle streghe?”

      “Proprio quello!”

      Quanti posti stregati aveva voluto andare a vedere a Salem? Troppi per poterli contare. Dunque, c’era la prigione di Salem, il Proctor’s Ledge, la Tenuta Turner-Ingersoll, la Casa della Strega, il vecchio cimitero, e molti altri.

      Controllò su Maps la strada da Fishtown a Salem. Erano cinque ore di macchina. Per un momento fu tentata di dire sì. Bastava tirare fuori la sua vecchia auto dal garage a casa di Brynn, e lasciare la città. Dimenticare Mark e non dover spiegare alla sua famiglia l’intera storia. Semplicemente imboccare la strada e ripartire da zero. Potrei semplicemente prendere e partire così? Non sono mai vissuta in nessun posto oltre alla Pennsylvania. Le cose sono difficili, certo. Ma partire così e trasferirmi a trecento miglia di distanza? Decise sensatamente che l’intera idea era una follia.

      “Senti, apprezzo davvero l’offerta, ma devo dire di no.”

      “Non vuoi neanche sapere qual è il lavoro?”

      “Scrivere?” Le sembrava piuttosto ovvio.

      Graham rise e la sua voce rimbombò attraverso il telefono.

      “Voglio molto di più, Mia! Voglio che tu sia il nostro pezzo forte.”

      “Il vostro pezzo forte?”

      “Sì, sai, quella col cervello. La conduttrice. Ci serve qualcuno con una base scientifica, e tu sei la migliore. Adoro come scrivi. Adoro la tua voce. Ho visto un tuo video su YouTube, e hai anche l’aspetto giusto. Sei strepitosa! Ti voglio per il mio spettacolo. Voglio fare di te una star!”

      Mia era riconoscente che Graham non potesse vedere com’era arrossita.

      “Mi sento lusingata, ma…”

      “La prima puntata è tra tre settimane. Prenditi un po’ di giorni per pensarci, ma ti avviso che potrei diventare insistente.  Mi farò sentire.” Graham riagganciò prima che Mia potesse rispondere.

      Scosse la testa. Era davvero successo?

      CAPITOLO CINQUE

      Mia smontò dall’Uber, cercando con attenzione di trovare il giusto equilibrio sulle sue scarpe vintage con i tacchi alti, mentre camminava sul marciapiede irregolare. La verità era che si sentiva un po’ nervosa all’idea di partecipare alla cena annuale dell’Incatramata con piume. Sollevò lo sguardo sulla solida struttura in mattoni della City Tavern che incombeva su di lei. L’edificio storico, situato a un tiro di schioppo dal fiume Delaware, era stato frequentato dai delegati del primo Congresso Continentale, riunito nella vicina Carpenter’s Hall nel 1744. A presenziare il congresso si erano succeduti George Washington, Thomas Jefferson, John Adams e l’antenato della sua famiglia adottiva, Henry Middleton, padre di Arthur Middleton, che aveva firmato la Dichiarazione d’Indipendenza. In parole povere: quel posto aveva un passato molto importante.

      Il dress code per la serata era un semi-formale con ‘accenti dell’epoca’. Mia aveva scelto un vestito in pizzo color crema dal taglio moderno, con una gonna a più strati increspati e scollo rotondo. Gli accessori non erano una difficoltà, perché il suo patrigno, Daniel Randolph Middleton, era un commerciante di antiquariato che forniva reali pezzi americani a ricchi europei. Infatti, ogni Natale da quando aveva compiuto diciotto

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