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le tre figure a cavallo giunsero al ranch dei Ryan, il sole al tramonto gettava un’ombra dorata sul terreno. Passando sotto un arco in ferro battuto, Molly lesse: SR Ranch.

      «Che cosa significa SR?» chiese.

      Matt rallentò l’andatura e si portò al suo fianco. «Sono le iniziali di mia madre, Susanna Ryan» rispose. «E il marchio del nostro bestiame. Non eri mai stata qui?»

      Molly scosse la testa. «A mamma non piaceva allontanarsi troppo. Credo che la sua regola fosse dieci miglia o meno perciò, no, non ricordo di essere mai stata qui.» Fece una breve pausa, quindi aggiunse: «O al ranch dei Walker.»

      «Quella proprietà è cresciuta negli ultimi anni» disse Matt. «Adesso Davis gestisce circa trentamila capi di bestiame su cinquantamila acri di terra.»

      «Si fa fatica a immaginare» intervenne Claire. «Quanto è grande questo ranch?»

      «Contiamo quasi cinquantamila capi. Mio padre ha esteso gli acri dell’SR fino a quasi ottantamila.»

      «Come fate a gestirlo?» chiese Molly.

      Matt sorrise, scrutando tutt’intorno. «Tra allevatori si discute la possibilità di segnare i propri confini con un nuovo tipo di recinzione chiamata filo spinato, ma il mio vecchio non è convinto. Impedirebbe il furto degli animali e terrebbe alla larga occupanti abusivi, ma c’è qualcosa di particolare negli spazi aperti che proprio non ti va di limitare.»

      Sullo sfondo apparve una grande casa a due piani, gli esterni di legno imbiancato in luminoso contrasto con il nuovo prato primaverile che cresceva intorno alla porzione principale. Alti pioppi circondavano la veranda panoramica, nonché l’edificio dei mandriani sulla destra. Accanto a un enorme granaio c’erano poi un ampio recinto per il bestiame ed uno più modesto con una dozzina di cavalli. E più a sud altri recinti e parecchi edifici in legno.

      Molly osservò il tutto, leggermente turbata da quella vista. Il ranch dei Ryan sembrava immenso e animato, con uomini a cavallo e a piedi che si davano da fare. Lei era solita stare con se stessa. Era abituata alla solitudine.

      Una brama improvvisa le gonfiò il petto. Voleva delle radici, una casa vera, sentirsi al sicuro. E da qualche parte, nei recessi più bui della mente e tra i desideri celati nel cuore, voleva anche una famiglia.

      Lanciò un’occhiata a Matt, la cui presenza lì di fianco era una distrazione, e comprese che non voleva più essere sola. Voleva dei figli. Ma per averli le sarebbe servito un marito, giusto?

      Quel pensiero la sorprese. Se ne avesse voluto uno non avrebbe dovuto far altro che pregare Corre Coi Bisonti di lasciarla restare con i Comanche e sposare Mangiaserpenti. Vero, lei non sapeva molto di quanto accadeva tra un uomo e una donna, ma di una cosa era certa: il mondo della moglie di Mangiaserpenti sarebbe stato più piccolo di quello che lei aveva già abitato. E poi, nonostante lo stuolo di ammiratrici che i bei lineamenti del suo viso avevano richiamato nel campo, il guerriero Comanche non aveva suscitato alcuna attrazione fisica in lei.

       Matt.

      Da piccola aveva accarezzato il pensiero di sposarlo. Fantasie semplici e innocenti nate tanto dall’affetto che provava per lui quanto dalle canzonature di sua sorella Mary. Ma essendo allora una bambina e lui quasi un uomo, aveva accettato l’impossibilità di quel destino.

      E adesso? Sebbene l’idea di sposarlo sembrasse del tutto improbabile, non poteva fare a meno di sperare che tornassero amici. Ma in tutti quegli anni lui l’aveva creduta morta e Molly non era tuttora sicura che fosse finalmente convinto della sua identità. Dubitava che le circostanze tra di loro sarebbero mai state le stesse di un tempo.

      D’improvviso le lacrime le bruciarono gli occhi. Nulla sarebbe mai stato uguale. Imponendosi di non piangere, sbatté decisa le palpebre.

      «Tutto bene?» s’informò Matt. Smontando dalla sella si era girato a guardarla e adesso camminava tenendo per le redini il cavallo di lei.

      Molly tossì e si guardò le mani. «Sì. Solo un po’ di polvere negli occhi.»

      Stava smontando a sua volta, imitata da Claire, quando un uomo tarchiato con barba e baffi grigi spuntò da dietro la casa.

      «Ehilà, Matt. Ci si chiedeva dove fossi finito ieri sera.»

      «Mi ha sorpreso la tempesta, Dawson. Mio padre?»

      L’uomo lanciò una sbirciatina alle due giovani e sorrise. «È andato a controllare la mandria sul pianoro a nord. Tua madre è in casa.»

      «Grazie. Molly e Claire, questo è Randall Dawson, il nostro caposquadra.»

      «Piacere d’incontrarvi, signorine. Chiamatemi pure Dawson.»

      Lieta per la distrazione, Molly sorrise.

      «Matthew?» Una donna uscì dalla porta d’ingresso. «Mi sembrava di aver sentito la tua voce…» Si fermò di scatto. «Non mi ero accorta avessi portato ospiti.» Un’espressione deliziata le attraversò fugace il viso.

      Non avendola vista che una manciata di volte, Molly aveva solo un vago ricordo della madre di Matthew.

      Alta, snella e sorprendentemente femminile per una donna che viveva in una terra tanto selvaggia, aveva gli stessi lineamenti del figlio: naso lungo e sottile, occhi leggermente a mandorla e capelli scuri, sebbene i suoi fossero spruzzati di argento e raccolti in un nodo sulla testa.

      «Te le presento subito» disse Matt, facendo segno a Molly e Claire di precederlo in casa. «Ma prima entriamo.»

      «C’è qualche problema?» chiese la madre.

      «No, ma forse è meglio che ti sieda.»

      Lei increspò lievemente la fronte, quindi si rivolse alle due giovani. «Nonostante lo strano comportamento di Matthew, siete entrambe le benvenute qui.»

      «Grazie, signora Ryan» rispose Molly.

      La donna le sorrise. «Mi ricordate qualcuno...»

      Entrarono in casa e Matt fece subito strada verso un’ampia zona salotto. Un divano con piedi a rocchetto in tappezzeria rosso cupo e un paio di poltrone imbottite di colore simile al precedente erano sistemati le une di fronte all’altro, mentre un largo camino in pietra dominava la parete opposta. L’arredamento era rustico e maschile, e a Molly piacque.

      Si tolse il cappello, come fece anche Claire, e d’un tratto fu conscia di quanto sudicia e stanca per la cavalcata dovesse apparire. Nonostante l’aspetto altrettanto sozzo e spossato, infatti, i capelli dell’amica erano ancora luminosi, pensò meravigliata. La sua chioma bionda, raccolta in un’unica treccia, scendeva lungo la schiena e splendeva nella luce dei due lumi a olio sulla mensola del camino, contro il cielo via via più scuro e ben visibile da una larga finestra che si apriva sulla veranda.

      Matthew lanciò il cappello su un tavolinetto e fece cenno a Claire di accomodarsi sul lungo divano. «Questa è Claire Waters.»

      «Piacere di fare la vostra conoscenza, signora» disse la giovane, con una buona dose d’imbarazzo.

      «Vi prego, chiamatemi entrambe Susanna. Come avete incontrato Matthew?»

      Molly andò a sedersi accanto all’amica che intanto chiedeva silenziosamente aiuto a Matt.

      «La risposta sarà un po’ difficile da accettare» rispose lui per loro.

      Incrociando il suo sguardo, Molly si sentì un fascio di nervi. Dopo dieci anni erano tutti cambiati, lei più degli altri, e questo ritorno si faceva ancor più imbarazzante di quanto avesse immaginato.

      «Ricordi quando gli Hart furono uccisi?» chiese Matt a sua madre.

      «Certo che lo ricordo.» Un’espressione addolorata attraversò il viso di Susanna Ryan.

      «E quando Cale trovò il corpo di Molly?»

      «Sì. Ma perché ne parli proprio adesso?»

      «Sembra che in tutti questi anni ci siamo sbagliati. Non era

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